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I bambini Rohingya rifiugati nell’insediamento bengalese Kutupalong I bambini Rohingya rifiugati nell’insediamento bengalese Kutupalong

Bangladesh, emergenza Rohingya: in fuga dal più grande campo di rifugiati

La riduzione del sostegno economico destinato alla minoranza etnica nell’insediamento Kutupalong ha costretto oltre mille persone, inclusi quasi cento bambini, a scappare via mare per sopravvivere. Il numero della partenze è triplicato

Pietro Piga – Città del Vaticano

Su imbarcazioni di fortuna, impauriti e insicuri, i Rohingya prendono il largo e si lasciano alle spalle Kutupalong, il più ampio e popolato insediamento di rifugiati sulla terra: 24 chilometri occupati da 33 campi a Cox’s Bazar, in Bangladesh. Tra i 1.088 che hanno atteso la fine della stagione delle piogge per fuggire, dopo esserci giunti nel 2017 scappando dalla guerra civile in Myanmar, ci sono 87 bambini, secondo Save the Children. Nei primi sei mesi dell’anno, il numero delle partenze è triplicato rispetto al 2024, quando erano state 364, calcola l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Abeda Sultana, Senior project officer per la Povertà infantile dell’organizzazione internazionale che salvaguardia i più piccoli, ha affermato che “le limitate opzioni di sostentamento e la crescente insicurezza nei campi sono le ragioni principali per le quali molti giovani Rohingya si assumono il rischio di migrare irregolarmente. La pressione economica e la necessità di sostenere le loro famiglie spingono anche i giovani a correre rischi così elevati”.

Le condizioni di vita nell’insediamento

Nel Kutupalong, che ha accolto l’esodo della minoranza etnica otto anni fa, risiedono oltre un milione di persone. Ogni giorno che passa, la loro quotidianità si aggrava perché i servizi essenziali diminuiscono in seguito al taglio dei finanziamenti. L’accesso all’acqua, alle cure, all’igiene e all’istruzione sono compromesse. Questo “precipizio dei finanziamenti”, come lo definisce l’Unicef, ha tagliato fuori dall’assistenza sanitaria 300.000 rifugiati Rohingya, peggiorando il supporto alla salute mentale, sessuale e riproduttiva e ai malati cronici, come i diabetici, che sono il 15% della popolazione. Così, prolifera il colera, la malnutrizione infantile è all’apice dal 2017 e aumentano i tassi di mortalità sia infantile, sia materna. In più, riporta Norwegian Refugee Council, 230.000 minori sono stati privati del diritto allo studio perché il 65% dei centri di apprendimento sono stati chiusi e oltre 1.100 docenti sono stati licenziati. L’insicurezza trasforma i più piccoli in vittime del reclutamento, 685 sono i casi quest’anno per l’Unicef, dello sfruttamento e dell’abuso.

I racconti dei rifugiati Rohingya

Scappare via mare dal Kutupalong, dove gli sfratti e gli omicidi sono quotidiani, è la prima alternativa per sopravvivere. C’è chi giunge nell’isola bengalese Bhasan Char e chi, come il ventenne Rahim, vorrebbe riabbracciare gli amici in Malesia perché “la vita nel campo sta diventando più difficile ogni giorno – sono le sue parole a Save the Children – Non c’è lavoro adeguato, nessuna possibilità di studiare. Non vedi speranza qui, è difficile non sognare di partire”. Ma, conclude, “alcune persone sono state catturate, picchiate o non sono mai tornate. Ho paura”.

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15 ottobre 2025, 12:32