Da Gaza all’Italia, l'arrivo di 70 palestinesi, la maggior parte studenti e ricercatori
Sara Costantini - Città del Vaticano
Ogni partenza porta con sé una promessa. Per i ragazzi palestinesi in fuga da Gaza, quella promessa ha il volto di un futuro che fino a poco tempo fa sembrava impossibile. Due aerei atterreranno negli aeroporti a Roma Ciampino e Milano Linate con 70 persone evacuate da Gaza, via Giordania, circa 40 di loro sono studenti e ricercatori che inizieranno percorsi di studio negli atenei italiani grazie alle borse messe a disposizione dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui).
Dalla sofferenza alla speranza
«Vorrei farti vedere i loro occhi. Ieri e oggi, quando li ho incontrati per la prima volta in quegli sguardi ho letto la gioia, ma anche tutta la sofferenza che hanno vissuto. Non riescono ancora a credere a questa opportunità» – racconta Maurizio Oliviero, rettore dell’Università di Perugia e delegato della Crui che è andato in Giordania a prenderli.«Non conta in quale ateneo andranno – spiega Oliviero –. Tutti sono pronti ad accoglierli con generosità. Conta da dove li stiamo portando via: da un luogo di incredibile sofferenza. Questa è la più importante evacuazione per il diritto allo studio mai realizzata negli ultimi anni».
Opportunità di futuro
Il programma delle borse di studio è nato un anno fa grazie alla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, in collaborazione con il consolato italiano a Gerusalemme. Inizialmente i posti disponibili erano 97, oggi sono diventati 150. Ogni ragazzo ha scelto liberamente il proprio corso di laurea e l’università di destinazione, senza limitazioni. «Sono giovani come i nostri – racconta Oliviero – c’è chi ha scelto ingegneria, chi le discipline umanistiche. La differenza è che per loro questa possibilità significa letteralmente accendere una speranza che fino a poco tempo fa era spenta».Le borse di studio garantiscono ai ragazzi la copertura di tasse universitarie, vitto, alloggio e assistenza sanitaria, offrendo condizioni minime di vita dignitose durante il percorso accademico. Inoltre, gli atenei italiani hanno messo a disposizione servizi aggiuntivi, come la mobilità gratuita e altri benefici.
Solidarietà che non si ferma
Il rettore ricorda anche un incontro personale che lo ha segnato: «Una volta ho avuto il privilegio di incontrare Papa Francesco. Guardandoci negli occhi disse: ‘Mi raccomando, di fronte ai bisogni non voltate lo sguardo dall’altra parte’. Questo è quello che stiamo facendo oggi, con le università in collaborazione con i ministri, la Farnesina, il consolato di Gerusalemme e l’ambasciata ad Amman. L’Italia ha dimostrato, in questa occasione, di non voltarsi dall’altra parte. Di questo sono orgoglioso».Prima di partire, gli studenti hanno lanciato un messaggio: “Non dimenticatevi dei nostri amici”. Un centinaio di loro attende ancora di poter lasciare Gaza. «Da domani – conclude Oliviero – ricominceremo a lavorare per far partire anche gli altri. Non ci fermeremo qui».
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