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Personale della Croce Rossa alla ricerca dei resti degli ostaggi tra le macerie di Gaza Personale della Croce Rossa alla ricerca dei resti degli ostaggi tra le macerie di Gaza  (ANSA)

Gaza, incertezza per la "Fase 2" dell'intesa. Ancora raid israeliani sull'enclave

La tregua a Gaza rimane fragile. La seconda fase dell'accordo è piena di insidie, a cominciare dalla questione relativa al controllo della sicurezza nella Striscia e dal disarmo di Hamas. Nella notte restituito dagli islamisti il corpo di un altro ostaggio. Nell'enclave situazione umanitaria sempre drammatica: l'Oms denuncia un aumento nella diffusione delle malattie infettive

Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

Nonostante il cessate-il-fuoco e mentre ancora rimangono le incognite sull'avvio e la gestione della fase 2 dell’accordo di pace, accettato da Israele e Hamas, non si fermano i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. Undici membri di una famiglia sono stati uccisi dopo che l’Idf ha attaccato un minibus a Zeitoun, a Gaza City, con l’accusa di aver attraversato la cosiddetta “linea gialla”, che delimita le aree sotto il controllo dell’esercito di Tel Aviv. Lo scrive Al Jazeera, secondo la quale Israele avrebbe ucciso 28 persone dall’entrata in vigore della tregua venerdì 10 ottobre. Ieri sera, invece, riporta «The Times of Israel», l’Idf ha fatto sapere di aver effettuato un raid aereo contro un gruppo di terroristi emersi da un tunnel e avvicinatisi alle truppe a Khan Younis.

Hamas: non intendiamo disarmare

A pregiudicare il fragile equilibrio rimangono poi le questioni relative alla gestione della sicurezza del territorio. Se l’Autorità nazionale palestinese si dice pronta a governare Gaza, afferma la ministra degli Esteri dello Stato di Palestina, Varsen Aghabekian, Hamas intende mantenere il controllo per un periodo ad interim, senza fornire alcun impegno circa il disarmo richiesto dall’intesa: a dichiararlo in un’intervista pubblicata sul sito della Reuters il dirigente di Hamas, Mohammed Nazzal.

Netanyahu: disarmo senza se e senza ma, il tempo stringe

Posizioni che riflettono le difficoltà degli Usa nel portare avanti il piano per la fine della guerra in via definitiva, e contrastano con quanto ribadito dall’ufficio del premier, Benjamin Netanyahu: «Hamas sarà disarmato, senza se e senza ma». Il gruppo, si aggiunge, «deve attenersi al piano in 20 punti», avvertendo che «il tempo sta per scadere» e la consegna delle armi resta «condizione non negoziabile».

Consegnato nella notte il corpo dell'ostaggio Eliyahu Margalit

Nella notte Hamas ha consegnato la salma di un altro degli ostaggi rapiti il 7 ottobre: si tratta di Eliyahu Margalit, 75 anni. Per localizzare i resti dei sequestrati — il movimento islamista ha garantito l’«impegno» a restituire tutti i corpi che ancora mancano all’appello — è scesa in campo anche Ankara, che ha autorizzato una missione di 81 membri dell’Afad, agenzia turca per la gestione delle catastrofi.

Gli Usa spingono per l'avvio della fase 2 dell'accordo di pace

Nel frattempo, Hamas starebbe premendo su Qatar, Egitto e Turchia affinché «si dia seguito» all’attuazione delle disposizioni sull’ingresso di aiuti nella Striscia nelle quantità richieste, l’apertura del valico di Rafah in entrambe le direzioni (decisione attesa per domani), e l’inizio della ricostruzione. Per parte sua, Netanyahu, incalzato dalle famiglie degli ostaggi a non proseguire nei passi dell’accordo prima della consegna di tutte le altre salme, subisce il pressing di Washington, che vorrebbe avviare velocemente la fase 2 dell’intesa: domenica l’inviato Steve Witkoff dovrebbe atterrare in Medio Oriente.

Oms: nella Striscia in aumento le malattie infettive

Tutto questo mentre resta drammatica la situazione della popolazione di Gaza. Le malattie infettive «stanno sfuggendo al controllo», è l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): i contagi colpiscono soprattutto tra i bambini, stremati da due anni di conflitto, spesso senza cibo e acqua a sufficienza e privi dei vaccini che potrebbero proteggerli.

La Cpi respinge il ricorso di Israele contro i mandati di arresto per Netanyahu e Gallant

La Corte penale internazionale (Cpi), intanto, ha respinto il ricorso presentato da Israele contro i mandati di arresto emessi nei confronti di Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Lo scorso novembre la Cpi aveva ritenuto che esistessero "motivi ragionevoli" per ritenere che Netanyahu e Gallant fossero "penalmente responsabili" di presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità legati alla guerra di Gaza. Questi mandati di arresto hanno suscitato indignazione in Israele e negli Stati Uniti, che da allora hanno imposto sanzioni ad alti funzionari della Cpi. Il premier israeliano aveva definito questa decisione "antisemita" e l'allora presidente Usa, Joe Biden, l'aveva giudicata "scandalosa". A maggio Israele aveva chiesto alla Cpi di respingere questi mandati.

 

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18 ottobre 2025, 11:57