Gaza, liberati 20 ostaggi israeliani. In Egitto la firma dell'accordo per la tregua
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
Una notizia attesa per 738 giorni. Una speranza rincorsa che sembrava irrangiungibile e che, invece, si è concretizzata nella mattinata odierna. Frutto dell’intesa per il cessate-il-fuoco a Gaza, raggiunta tra Israele e Hamas nella notte tra l’8 e il 9 ottobre sulla base del piano formulato dagli Usa, poi ratificata anche dal governo di Benjamin Netanyahu.
La liberazione degli ostaggi israeliani
Poco dopo le 7 ora italiana sono stati rilasciati nel nord del territorio palestinese, nell’area di Deir el-Balah, i primi sette ostaggi israeliani che erano dal 7 ottobre 2023 nelle mani di Hamas, quando il gruppo islamista lanciò un attacco terroristico contro diversi villaggi e kibbutz israeliani nei pressi del confine con la Striscia. Si tratta di Guy Gilboa-Dalal, Alon Ohel, Omri Miran, Gali e Ziv Berman, Matan Angrest ed Eitan Mor. Al momento del rilascio una folla di oltre 100.000 persone, radunatasi per sostenere le famiglie degli ostaggi a Tel Aviv, è esplosa in festeggiamenti alla notizia. "Siamo emozionati e felici, stiamo aspettando che arrivi. Lasciamolo tornare a casa, lo abbracceremo e gli diremo che il suo incubo è finalmente finito", ha esultato il papà di uno dei primi sequestrati liberati, consegnati poi nelle mani dell’Idf e, quindi, trasferiti subito in un punto di accoglienza nel sud di Israele per le visite mediche. Pochi minuti prima delle 10 è stata la volta degli altri 13 — i loro nomi: Bar Kuperstein, Eviatar David, Yosef Haim Ohana, Segev Kalfon, Avitan Or, Elkana Buchbot, Maxim Harkin, Nimrod Cohen, Matan Tsengauker, David Cuneo, Eitan Horn, Rom Breslavsky e Ariel Cune —, rilasciati nell’area di Khan Yunis. I corpi degli altri ostaggi morti (28) dovrebbero essere consegnati nel corso del pomeriggio.
Il presidente degli Usa in Israele
Negli stessi momenti della liberazione del secondo gruppo è atterrato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv il presidente degli Usa, Donald Trump, atteso ai piedi della scaletta dell’Air Force One dal presidente israeliano, Isaac Herzog, dal premier, Benjamin Netanyahu, nonché dai suoi due emissari artefici dell’accordo, Steve Witkoff e Jared Kushner. "La guerra è finita", è un giorno "molto speciale", le parole di soddisfazione espresse dall’inquilino della Casa Bianca ai giornalisti poco prima della partenza da Washington e poco prima di aggiungere che "mi piacerebbe visitare Gaza". E alla domanda se il cessate-il-fuoco avrebbe retto, ha aggiunto: "Penso che durerà. Credo che la gente sia stanca. Sono passati secoli". Allo stesso modo Trump si è detto certo che gli islamisti procederanno al disarmo, anche se questo rimane un punto critico dell’accordo, tanto che nel fine settimana alcuni esponenti di Hamas hanno dichiarato l’indisponibilità alla cessione delle armi e al trasferimento all’estero dei loro leader.
Il discorso di Trump alla Knesset
Quindi, accompagnato da Netanyahu, Trump si è recato alla Knesset, il parlamento israeliano, dove è stato accolto da una standing ovation da parte dei deputati, molti dei quali indossavano cappellini rossi con la scritta “Trump presidente della pace”. Un paio di parlamentari lo hanno però contestato. «Questo è un mio grande onore. Un grande e bel giorno. Un nuovo inizio», ha scritto Trump nel libro degli ospiti firmato alla Knesset. Nel corso dell’intervento in aula, dopo aver ringraziato i Paesi arabi e musulmani per il supporto e parlato di "giorno di gioia e speranza, la fine dell'era del terrorismo e l'alba storica di un nuovo Medio Oriente", il presidente degli Usa ha ammonito a "non dimenticare il 7 ottobre" per "assicurarci che non accada mai più", aggiungendo che "il lungo incubo per israeliani e palestinesi è finito". Infine, rivendicando di aver fermato l'Iran "sponsor numero uno del terrorismo", ha affermato ha messo l'accento sugli Accordi di Abramo, firmati nel 2020 tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco. "Spero che coloro che vogliono aderire, si uniscano al più presto", ha affermato.
Il vertice per la firma dell'accordo di pace a Sharm el-Sheik
Nel pomeriggio è previsto il suo arrivo a Sharm el-Sheik, in Egitto, per la cerimonia della firma ufficiale dell’accordo. Al vertice parteciperà anche il presidente palestinese, Mahmoud Abbas. Ad annunciarlo su Facebook il portavoce della presidenza dello Stato di Palestina, Mohamed Ibrahim Abdel Khaleq El-Shennawy. A presiedere saranno il presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, e lo stesso Trump; invitati anche i leader di Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan e Indonesia.
Rilasciati quasi duemila prigionieri palestinesi
Secondo quanto previsto dall’intesa, poi, nell’ambito del previsto scambio tra ostaggi e detenuti, Israele ha rilasciato 1.966 prigionieri palestinesi. Molti sono saliti a bordo di autobus all’esterno dalle carceri israeliane, dove molti erano in “detenzione amministrativa”, e sono stati trasferiti a Ramallah e a Gaza. Tra loro, ci sono 1.716 palestinesi della Striscia che saranno trasferiti all’ospedale Nasser. I 250 condannati all’ergastolo in Israele saranno trasferiti in Cisgiordania, a Gerusalemme e all’estero.
Le reazioni della comunità internazionale
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha accolto «con grande favore» la liberazione degli ostaggi israeliani. "Sono profondamente sollevato che abbiano riconquistato la libertà, dopo le immense sofferenze che hanno dovuto sopportare", ha scritto su X, esortando poi tutte le parti "a consolidare questo slancio e a rispettare i propri impegni previsti dal cessate-il-fuoco, per porre fine all’incubo di Gaza". Le Nazioni Unite, ha assicurato, "stanno lavorando per sostenere tutti gli sforzi volti a porre fine al conflitto nella Striscia e ad alleviare le sofferenze dei civili». «"Il ritorno degli ostaggi israeliani è momento di sollievo per il mondo intero. Un nuovo capitolo può iniziare", ha detto, per parte sua, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. "Siamo pronti a contribuire al successo" del piano di pace per Gaza "con tutti gli strumenti a nostra disposizione. In particolare, fornendo sostegno alla governance e alla riforma dell’Anp. Saremo una forza attiva all’interno del gruppo dei donatori palestinesi. E forniremo finanziamenti per la ricostruzione di Gaza", ha aggiunto. Soddisfazione è stata espressa anche da numerose altre cancellerie. Il presidente francese, Emmanel Macron, ha detto che "ora la pace è possibile", mentre il premier britannico Keir Starmer, ha dichiarato che "oggi si chiude la prima fase cruciale per porre fine a guerra". Di "giornata storica" ha parlato la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni.
(Ultimo aggiornamento ore 15.47)
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