Bolivia, la crisi economica pesa sulle presidenziali. È sfida tra Paz e Ramírez
Pietro Piga – Città del Vaticano
Per la Bolivia lo scenario sarà inedito. Qualunque sarà l’esito del ballottaggio, che si terrà domenica 19 ottobre, il Paese sudamericano, per la prima volta da 19 anni a questa parte, non sarà più governato dal Movimento per il Socialismo (MAS), il partito della sinistra che ha espresso gli ultimi tre capi di Stato, incluso l’uscente, Luis Arce, ma, soprattutto, il primo indigeno, Evo Morales. Un ribaltamento determinato dal risultato del voto del 17 agosto scorso che visto uscire vittoriosi, pur senza il necessario quorum, Rodrigo Paz, alla guida del Partito Democratico Cristiano della Bolivia (PDC) , e Jorge Quiroga Ramírez, il numero uno del Libre – Libertà e Democrazia, già capo da Stato dal 2001 al 2002.
Il punto di partenza e i programmi
Così come il giorno del primo turno, Paz e Ramírez saranno sulla scheda elettorale ma, questa volta, senza gli altri avversari. Il primo, 58 anni ed è figlio dell’ex presidente Jaime Paz Zamora, si presenta alle urne col vantaggio conquistato due mesi fa, il 32,06% dei voti. Pur non avendo vinto la tornata elettorale, il suo risultato è stato la sorpresa per aver smentito i sondaggi. Il secondo, 65 anni, è alla sua quarta candidatura a capo di Stato, arrivato alle spalle dell'avversario, separato da lui da circa 286 mila voti. Chi vincerà avrà il compito, fin da subito, di occuparsi dell’economia della Bolivia. Il Paese da decenni vive una drammatica inflazione, il crollo delle esportazioni di gas naturale, la carenza di carburante e di dollari statunitensi. A questo, si aggiunge la difficoltà di far fruttare le riserve, tra le più ampie al mondo, di litio e terre rare.
La posizione dei vescovi
A poche ore dall’apertura delle urne, che saranno monitorate da 19 missioni di osservazione elettorale nazionali e internazionali, la Conferenza episcopale boliviana ha rilasciato un comunicato stampa intitolato “Verso il secondo turno elettorale 2025 in Bolivia”, accompagnato da un videomessaggio in cui sono presenti il Segretario generale della Ceb, monsignor Giovani Arana, e il Segretario generale aggiunto, padre Diego Plá Aranda. “Il momento storico ci invita alla riflessione e alla speranza. – si legge nella nota – Tutti siamo impegnati e chiamati a esercitare il nostro diritto al voto con coscienza e impegno, pensando sempre al bene comune di tutti, essendo consapevoli che ogni decisione si ripercuote sul futuro delle nostre famiglie, comunità e di tutta la nazione”. Inoltre, i vescovi esortano “la popolazione boliviana, che eserciterà il proprio diritto" a partecipare pacificamente alla elezione, "facendo di ogni voto un atto responsabile che ci aiuti a guardare con speranza”. Nel comunicato si sottolinea, inoltre, che “la democrazia richiede, anche, rispettare la volontà del popolo e mantenere il dialogo, promuovendo la riconciliazione”. La raccomandazione dei presuli è che quindi che, conclude la dichiarazione, “Dio, fonte di pace e giustizia, illumini il nostro cammino, ispiri la coscienza di tutti coloro che parteciperanno a questo processo elettorale".
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