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La nave Bella Speranza è al porto di Napoli, pronta per salpare verso Roma e Marsiglia. La nave Bella Speranza è al porto di Napoli, pronta per salpare verso Roma e Marsiglia.  

La nave-scuola Bel Espoir attracca a Napoli per portare il suo messaggio di pace

L’imbarcazione a tre alberi è giunta nella città partenopea dopo un viaggio iniziato lo scorso 1 marzo che ha toccato le principali capitali del Mediterraneo. L’equipaggio è composto da circa 20 giovani dai 20 ai 35 anni: “A bordo impariamo la collaborazione e la convivenza”

Delphine Allaire – Napoli

“Mi piacerebbe tanto studiare qui!”. Di fronte alla vista mozzafiato dalla Pontificia Facoltà di Teologia dell'Italia Meridionale sul Golfo di Napoli e sul Vesuvio, alcuni rimangono senza parole. I circa venti giovani dell'equipaggio della Bel Espoir (Bella Speranzasono arrivati a Napoli e hanno appena trascorso la loro prima notte a bordo della nave a tre alberi ormeggiata al porto, pronta a ripartire per l’ultima volta. La tappa da Napoli a Marsiglia si svolge dall’11 al 26 ottobre ed è l’ottava ed ultima prevista dal programma di viaggio.

Vista panoramica sul Golfo di Napoli.
Vista panoramica sul Golfo di Napoli.

Una nave di pace

La Bel Espoir - una nave-scuola per la pace lunga 29 metri - sta attraversando, infatti, a partire dallo scorso 1 marzo, il Mar Mediterraneo, fermandosi in città che il Mare Nostro lambisce, promuovendo dialogo, comprensione e umanità. Il viaggio si concluderà il 26 ottobre a Marsiglia, dopo aver toccato città come Barcellona, Palermo, La Valletta, Istanbul, Trieste e Atene. L’equipaggio è formato da giovani dai 20 ai 35 anni provenienti da Palestina, Libano, Siria, Egitto, Marocco, Tunisia, Giordania, Spagna, Francia, Grecia, Italia e altri Paesi del Mediterraneo. Ad ognuna delle otto tappe, cambia l'equipaggio: i giovani messaggeri di pace potevano candidarsi a partecipare ad una sola tappa.

A Napoli per l'ultima tappa

Dopo aver visitato la città partenopea, le sue chiese, i suoi musei e conosciuto diverse iniziative sociali, la mattinata è dedicata allo studio, sulla collina di Posillipo. Proprio qui, sei anni fa, Papa Francesco ha tenuto un discorso fondamentale sulla teologia del Mediterraneo che ha ampiamente ispirato questo progetto, “MED 25”.

I giovani dell’equipaggio, selezionati per rappresentare le cinque sponde del Mediterraneo e diverse religioni, ieri, lunedì 13 ottobre, hanno partecipato ad un convegno sulla pace. In questa ultima tappa Napoli-Marsiglia i giovani dell'equipaggio vengono, in particolare, da Albania, Spagna, Francia, Italia, Bosnia, Palestina, Egitto, Libia e Algeria. “Ci sono tante differenze tra noi, ma abbiamo l'impressione di conoscerci già, è una cosa davvero speciale. Cantiamo e parliamo di tutto. Abbiamo tutti l'impressione di aver già vissuto su questa nave con queste stesse persone”, osserva Bouchra, una giovane algerina che ora esercita la professione di medico in Spagna. Sulla nave è una delle poche persone ad aver già partecipato anche agli incontri mediterranei MED23 di Marsiglia che hanno preceduto la visita di Papa Francesco. Già allora, l'idea di una nave di pace stava prendendo piede tra i giovani. Si è concretizzata in questo Anno Giubilare, e il suo viaggio è stato concepito come un pellegrinaggio.

I giovani della nave Bel Espoir partecipano ad un convegno sulla pace.
I giovani della nave Bel Espoir partecipano ad un convegno sulla pace.

La nave, un Mondo in piccolo

Aurore, responsabile del team per questa tappa, sottolinea: “Non si tratta di un incontro interreligioso, ma interpersonale. L'incontro con l'altro, pur nelle differenze”. Dopo tre giorni si sono creati già legami profondi. La navigazione favorisce l’avvicinamento delle persone. “Quando ci si ritrova in un equipaggio che non si conosce, c'è un breve periodo di adattamento per trovare il proprio posto, che non è necessariamente lo stesso sulla barca e sulla terraferma. Ogni cosa al suo posto. Ci sono equipaggi che sistemano il cibo, ci sono diversi modi di funzionare. È un apprendimento interiore, uscire da sé stessi per trovare il proprio posto", continua la giovane francese. “Sia sulla barca, in mare con il vento, che dentro di sé, usciamo dalla nostra zona di comfort, dalle nostre abitudini e scopriamo un'altra parte di noi stessi che ci permette di andare incontro agli altri”. “Un caos creativo”, riassume Dorotea, albanese di 22 anni, scherzando sulle condizioni di vita a bordo, piuttosto spartane: solo tre bagni per 30 persone.

Su una nave tutti hanno un compito preciso.
Su una nave tutti hanno un compito preciso.

Un libro per il Papa

Nonostante i numerosi momenti informali che consentono di creare relazioni, qui non si tratta di una colonia estiva. L'esperienza in mare è pensata e interiorizzata. In piccoli gruppi di sei o sette persone, ognuno è sottoposto a domande su vari temi che poi serviranno per un resoconto del viaggio. Lo stesso deve avvenire a livello più personale, sotto forma di testimonianza. Da questi frammenti di vita verrà composto un libro bianco sul Mediterraneo che sarà consegnato a Papa Leone XIV. Quitterie, marsigliese già capogruppo dei giovani ai tempi del MED23, conta molto su questo aspetto: “Il mare apre il cuore. Sulla barca si crea qualcosa di comune, un luogo di servizio condiviso. Questa domenica – racconta la ragazza francese - abbiamo potuto servire i poveri alla Caritas di Napoli: distribuiscono 300 pasti al giorno! Non vedo l'ora che sulla nave tutti si facciano carico di compiti precisi come preparare da mangiare, riordinare e pulire».

Sentirsi a casa

Amara, ivoriano residente a Napoli da 10 anni, conosce bene gli spazi ristretti delle imbarcazioni. Durante la pandemia di Covid, aveva già trascorso tre mesi in mare sulle navi di quarantena della Croce Rossa al servizio dei migranti. Il giovane musulmano – che lavora oggi come guida poliglotta alle catacombe napoletane - è entusiasta di questo gruppo in cui “tutti hanno lo stesso spirito di apertura e accoglienza con un'unica visione”, quella della pace. “Il mare è per tutti, Dio ha creato questo ambiente per unirci”, ricorda, ringraziando i napoletani per la loro accoglienza. “Napoli è una città in cui ci si sente subito a casa”.

Il suo traffico ricorda Il Cairo a Jihad, giovane studentessa dell'Università di Al-Azar e dell'Idéo dei Domenicani, anche lei in cerca di avventura, con tanta voglia di condividere poi la sua esperienza con gli altri studenti, al suo ritorno.

Napoli ricorda Marsiglia al trio marsigliese dell’equipaggio. Tra loro, Remy lavora in un cantiere navale di inserimento sociale nel Porto Vecchio. Ha mandato diversi operai dei cantieri a partecipare alle altre tappe della Bel Espoir: “Sono tornati tutti con tanta gioia nel cuore», dice con allegria.

Imparare la pace

La gioia e l'amore sono diventati un atto militante di resistenza per questo gruppo. È uno dei motivi che ha spinto Cristina, una giovane cristiana palestinese di Ramallah, ad accettare la proposta del viaggio. Una decisione difficile, dato che il suo Paese era ancora in guerra e la sua gente aveva sofferto molto negli ultimi anni. Alla fine ha risposto alla chiamata di una suora del suo villaggio, dove è responsabile della pastorale giovanile. E ha detto sì, non senza lacrime, all'avventura. “La pace si costruisce con il rispetto e l’accettazione dell'altro”, spiega Cristina. Questa navigazione di pace, che presto farà rotta verso la tappa intermedia di Roma, è decisamente una scuola di vita, una scuola di teologia all'aperto.

Lo stesso metodo di Gesù

Il padre Alexis Leproux, promotore del progetto, è convinto del carattere missionario del progetto: “Mi sembra essenziale ritrovare il metodo di Gesù, che consiste nel mettere i discepoli su una barca e dire loro di andare di città in città, di villaggio in villaggio. Questa scuola di vita è più eloquente di molti libri che studiamo nelle università e nei seminari”.

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14 ottobre 2025, 14:57