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Lo scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai a Salisburgo nel giugno 2021 in occasione della presentazione dell'Austrian State Prize per la letteratura europea (foto AFP) Lo scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai a Salisburgo nel giugno 2021 in occasione della presentazione dell'Austrian State Prize per la letteratura europea (foto AFP)

László Krasznahorkai, il Nobel che trasforma il caos in speranza

Il Premio Nobel per la Letteratura 2025 è stato assegnato a László Krasznahorkai, autore e sceneggiatore ungherese. L’Accademia di Svezia lo premia «per un’opera visionaria e avvincente che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte». Dalla provincia magiara alle collaborazioni con Béla Tarr, la sua narrativa esplora il caos e la redenzione, la colpa e la grazia. Nei suoi romanzi, la scrittura diventa ricerca etica e spirituale dentro il disordine del mondo

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Con la motivazione "per un’opera visionaria e avvincente che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte", l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per la Letteratura a László Krasznahorkai, 71 anni. La sua voce, erede di Kafka e di Bernhard, ha saputo fondere il pessimismo dell’Europa centrale con l’ascesi orientale, dando vita a romanzi che interrogano il destino dell’uomo, la fine del mondo e la possibilità del bene.

Biografia e formazione

Nato nel 1954 a Gyula, nel sud-est dell’Ungheria, Krasznahorkai ha studiato diritto e letteratura all’Università di Szeged e a Budapest. Considerato uno degli scrittori più importanti e riconosciuti della letteratura contemporanea europea, dopo gli studi si è dedicato alla scrittura con un approccio intellettualmente rigoroso e fortemente impegnato. Dopo gli esordi negli anni Ottanta, ha viaggiato in Asia — in particolare in Giappone e in Cina — esperienze che hanno impresso alla sua scrittura una dimensione contemplativa e cosmologica. Legato al regista Béla Tarr, ha firmato con lui capolavori del cinema europeo come Sátántangó e The Turin Horse, dove il bianco e nero diventa metafora di una fede messa alla prova.

Poetica: la parola come atto di resistenza

La prosa di Krasznahorkai si riconosce subito: frasi interminabili, ritmo ipnotico, tono profetico. Nei suoi libri — veri fiumi di coscienza — il linguaggio cerca di contenere un mondo in rovina. Le sue opere sono spesso caratterizzate da trame intricate, atmosfere malinconiche e personaggi ai margini della società, immersi in situazioni di profonda crisi spirituale ed esistenziale. Attraverso i suoi personaggi, che oscillano tra il nichilismo e una ricerca quasi mistica, l'autore ci conduce in una meditazione sul senso del male. La realtà che descrive è apocalittica, ma non priva di speranza: nel caos emergono gesti minimi, compassione, un bisogno di redenzione che ha tratti profondamente spirituali. È una letteratura dell’attesa, del dubbio, della responsabilità morale.

Alcune opere dello scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai, vincitore del Nobel per la Letteratura 2025, esposte all'Accademia Svedese a Stoccolma
Alcune opere dello scrittore ungherese Laszlo Krasznahorkai, vincitore del Nobel per la Letteratura 2025, esposte all'Accademia Svedese a Stoccolma   (AFP or licensors)

Krasznahorkai non scrive romanzi religiosi, ma i suoi personaggi vivono sempre davanti a un mistero. Nel declino e nella disperazione, il lettore percepisce la tensione verso un senso altro: una ricerca del sacro che non trova dogmi, ma domande. L’universo dei suoi romanzi è un teatro spirituale dove il male, la colpa, la pietà e la salvezza si confrontano. Il suo è, in fondo, un umanesimo tragico che invita a non cedere al cinismo, a credere che la parola possa ancora salvare.

Opere e riconoscimenti

Autore di numerosi romanzi e raccolte di racconti tradotti in varie lingue, tra i libri più celebri di Krasznahorkai ci sono: Sátántangó (1985), la parabola di un villaggio in decadenza; La malinconia della resistenza (1989), allegoria del collasso morale dell’Europa e Guerra e guerra (1999), meditazione sull’eternità della scrittura. Nel 2015 ha vinto il Man Booker International Prize per l’insieme della sua opera e sei anni dopo il Premio di Stato austriaco per la letteratura europea. Con il Nobel, la sua voce riceve oggi il riconoscimento più alto: un autore che, attraverso l’apocalisse, ci ricorda che l’arte resta un atto di fede nel futuro.

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09 ottobre 2025, 14:10