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La giornata conclusiva del Festival della Missione con il panel "L'arte di sperare" La giornata conclusiva del Festival della Missione con il panel "L'arte di sperare" 

Basel Adra: è tempo di rispettare la dignità del popolo palestinese

È il tema della speranza, legato all’arte e alla cultura, a dominare la testimonianza di Basel Adra, attivista, giornalista e regista palestinese, originario di un villaggio della Cisgiordania, Massafer Yatta. Proprio questo villaggio della sua terra è al centro del docufilm “No Other Land”, con cui ha vinto il Premio Oscar nel 2024

Andrea De Angelis e Francesco De Remigis - Torino

È un’opera di drammatica attualità, quella con cui il regista palestinese Basel Adra ha vinto il Premio Oscar nel 2024. Ma se in "No Other Land" ha raccontato del clima di violenze quotidiane nel suo villaggio nell’area di Masafer Yatta, nelle colline a sud di Hebron, aggiunge considerazioni dalla sua viva voce, su quanto accade nella Striscia di Gaza, commentando dal Festival della Missione svoltosi a Torino dal 9 al 12 ottobre i passi in avanti fatti dalla diplomazia, impegnata a giungere a una pace duratura in Medio Oriente: “Certamente questi sono giorni di speranza, soprattutto per noi che assistiamo a questa tragedia”, dice il regista, “ma sono anche giorni di rabbia per il popolo palestinese che sta subendo da due anni un genocidio, perché questa tragedia avrebbe potuto essere fermata ben prima”. 

L'augurio che il cessate il fuoco funzioni

Dopo la Seconda guerra mondiale, denuncia Adra, “sono continuate le guerre in tutto il mondo, in particolare nella mia terra. Ma non avrei mai creduto di assistere a questa violenza perpetrata contro il mio popolo, e non siamo poi così sicuri che questi stessi governi che hanno permesso per questi due anni l’uccisione di almeno un centinaio di palestinesi al giorno, nelle case, nelle scuole e negli ospedali siano quelli che portano la pace”. Adra esprime soprattutto un auspicio: “Mi auguro fortemente che questo cessate il fuoco funzioni e che porti i suoi frutti, ma non è ancora un accordo di pace, perché la pace può essere realizzata solo quando avrà fine l’occupazione dei Territori palestinesi”. Dobbiamo inoltre ricordare, sostiene il regista, che “dal 1° gennaio 2023 al 6 ottobre 2023 è stato un periodo tragico per i bambini palestinesi a Gaza, in cui sono morti in tantissimi, ed era una cosa risaputa e non riportata correttamente dalla stampa. Abbiamo bisogno del continuo sostegno per la causa palestinese”.

Dalla storia del suo villaggio all'attualità

Per quanto riguarda la Cisgiordania, dove nella sola area di Massafer Yatta sono sorti nove nuovi insediamenti negli ultimi due anni, Adra ricorda che dopo il 7 ottobre 2023 “sono stati uccisi più di un migliaio di palestinesi in una zona dove non è presente Hamas e dove non c’era il pericolo che proviene da questa organizzazione, tuttavia questo aspetto del conflitto non è stato riportato, eppure è una tragedia che continua ad essere in corso”. Il suo docufilm, attraverso la storia del suo villaggio, intende sensibilizzare proprio su questa terra, in cui israeliani e palestinesi riusciranno vivere in pace se e solo quando verrà “rispettata la dignità della persona umana e del popolo palestinese” a prescindere da tutto il resto.

L'idea di un Nobel per la Speranza

Alle considerazioni di Adra, si è legata una riflessione di Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che ha moderato il panel “L’arte di sperare”, a cui ha preso parte il regista assieme alla scrittrice Evelina Santangelo e a Leonardo Di Costanzo, regista e documentarista. “Questi - ha detto Gisotti - sono giorni in cui si è tanto discusso sull’assegnazione del Nobel per la Pace, a chi sarebbe dovuto andare e a chi no”, spiega: “Purtroppo non esiste un Nobel per la Speranza, perché altrimenti dovrebbe sicuramente andare al popolo palestinese e lo dico anche per questo – insiste Gisotti, rivolgendosi ad Adra – tu sei un giovane padre e forse non c’è nulla di più legato alla speranza di far nascere figli. Mi chiedo, riflette il vice direttore dei media vaticani, se in una situazione come quella che vive il tuo popolo avrei la forza e la speranza di mettere al mondo figli”. E ha concluso: “Il popolo palestinese questa forza ce l’ha, nonostante abbia visto e continui a vedere morire tanti suoi figli”.

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15 ottobre 2025, 13:59