Giubileo dei migranti, la storia di Mor fuggito dalla Mauritania per restare vivo
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
“Noi tutti abbiamo il diritto di viaggiare, il diritto di essere migranti, di andare in un altro Paese. Prima di partire, però, si devono conoscere gli ostacoli, i problemi. Sapendo tutto questo, si possono avere tutte le informazioni per compiere una scelta”. È questo, solitamente, uno degli snodi centrali della testimonianza offerta da Mor Amar nelle scuole a gruppi di studenti in Italia e in Senegal nell’ambito del suo impegno nella cooperativa “Sophia”, una impresa sociale fondata nel 2013 e sostenuta dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. La finalità è quella di promuovere percorsi di integrazione rivolti a giovani italiani e migranti.
Popoli e famiglie in fuga
Ogni famiglia ha una storia di emigrazione da raccontare, anche lontana, legata alla scelta o alla necessità di lasciare la propria patria. Anche Gesù, Giuseppe e Maria sono fuggiti in Egitto per sottrarsi alla persecuzione di Erode. Il popolo dei migranti attraversa confini, mari e monti per aprire nuove rotte verso il futuro, anche per fuggire da minacce di morte. La storia della cooperativa Sophia, al servizio dei migranti, si intreccia con la vita di Mor, nato in Mauritania e fuggito da questo Paese dove rischiava di essere ucciso per motivi politici.
Andare avanti con coraggio e pazienza
Mor è stato costretto a fuggire: “se fossi rimasto in Mauritania può darsi che oggi non sarei qui”. Dopo la fuga dall’Africa, l’arrivo in Italia, in un centro di accoglienza per richiedenti asilo, si è inizialmente rivelato un salto in un mondo ignoto: “sono stato costretto ad arrivare in un Paese che non conoscevo; non sapevo la lingua, la cultura. Mi ha aiutato tanto la voglia di andare avanti con coraggio e pazienza”. Questo coraggio Mor, uno dei fondatori della cooperativa Sophia, cerca di infonderlo anche ai ragazzi che incontra nelle scuole. Nell’intervista rilasciata a Radio Vaticana - Vatican News per il podcast "Specchi" in occasione del Giubileo dei migranti in programma il 4 e il 5 ottobre, ricorda il senso del suo impegno quotidiano in Africa e in Italia.
Conoscere la situazione del proprio Paese
Alla volontà di emigrare, spesso, non corrisponde una conoscenza delle problematiche che si possono incontrare: “in una ricerca da noi curata abbiamo visto che su dieci studenti senegalesi, nove hanno voglia di partire. Non conoscono bene, però, la realtà del Paese di destinazione. Hanno questa voglia perché hanno una percezione”. La visione dei ragazzi a volte non è fedele alla realtà anche sulla situazione del proprio Stato. “Abbiamo chiesto ai ragazzi senegalesi - ha detto Mor - di indicare il tasso di disoccupazione del loro Paese. Tanti hanno attribuito una percentuale molto alta, per esempio del 40%. In realtà, in Senegal il tasso di disoccupazione è del 24%. È un dato alto, però non riflette la realtà”.
La realtà è la base di ogni cammino
È dunque necessario avere una “cultura della realtà”: “aprirsi gli occhi con la realtà del mondo per fare, domani, una scelta giusta”. E prima di ogni differenza bisogna partire dal fatto “che siamo persone, siamo esseri umani”. La condivisione e la fraternità sono connesse, nelle riflessioni di Mor, anche alle speranze legate a questo Anno Santo: “ai giovani, anche ai miei figli, dico sempre che dobbiamo vivere la realtà; quando vivi la realtà puoi avere una speranza molto bella, puoi avere anche un futuro. La realtà è la base del cammino”.
Tutti fratelli
Mor è musulmano e parla della cooperativa Sophia come di una impresa capace anche di anche avere uno sguardo interreligioso: “è un esempio anche su questo; io sono musulmano e vivo e lavoro con ragazzi cristiani. Con loro siamo fratelli, non siamo solo colleghi di lavoro. Io vado in chiesa con loro. Quando facciamo delle cose che mi riguardano, loro pensano sempre a me: c'è questo sguardo anche verso di me e questo è molto importante”. Le parole di Mor sono un inno alla fraternità: “a volte si pensa che se non si è della stessa religione, si è nemici. Deve essere il contrario”. L'amicizia per Mor è un ponte che unisce vite, storie diverse.
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