Ridistribuire il cibo per sconfiggere la fame nel mondo
Sara Costantini - Città del Vaticano
Il mondo non ha mai prodotto tanto cibo quanto oggi. Eppure, quasi ottocento milioni di persone vivono ancora in una condizione di insicurezza alimentare. Ogni anno, secondo le stime della Fao, oltre un miliardo di tonnellate di alimenti vengono sprecate e un altro miliardo e mezzo si perde lungo le filiere agroalimentari. È l'immagine di un mondo che produce in abbondanza, ma che non riesce ancora a garantire il diritto universale al nutrimento. Di fronte a questo paradosso, in occasione della Giornata internazionale dell’alimentazione, Carmelo Troccoli, direttore della Fondazione Campagna Amica, invita a guardare oltre la quantità e a interrogarsi sulla qualità delle relazioni che sostengono il cibo: “Non serve produrre di più, ma ridistribuire meglio ciò che abbiamo”. Parole che rimandano al cuore della missione della Fao, cioè sconfiggere la fama nel mondo e alla necessità di una cooperazione internazionale capace di restituire dignità a chi lavora la terra e di valorizzare il ruolo dei piccoli agricoltori nelle economie locali.
Impegno globale dei mercati contadini
Nel solco di questa visione si unisce l'impegno della World Farmers Market Coalition, nata su iniziativa di Coldiretti e Campagna Amica all'interno della Food Coalition della Fao. La rete, che oggi condivisione comunità rurali di ottanta Paesi, rappresenta un modello concreto di collaborazione globale: un'alleanza che promuove sistemi alimentari basati sulla prossimità, la giustizia e la sostenibilità, con l'obiettivo di nutrire tutti senza lasciare indietro nessuno.
Libertà e giustizia agricola
"Il mercato contadino - spiega Troccoli - restituisce libertà, dignità e reddito agli agricoltori. Nella maggior parte dei Paesi del mondo chi produce non può vendere direttamente: deve passare per intermediari. Invece, poter portare i propri prodotti in città, incontrare i consumatori, raccontare la terra e il lavoro che c'è dietro, è un gesto di libertà". Una libertà che si traduce anche in giustizia economica: il prezzo pagato dal consumatore arriva direttamente all'azienda agricola familiare, rafforzando le economie rurali e interrompendo la catena della marginalità. I mercati contadini, diffusi ormai dal Kenya all'Australia, dall'Egitto al Perù, diventano così luoghi di incontro, ponti tra città e campagna, tra Nord e Sud del mondo. “La World Farmers Market Coalition lavora proprio per sostenere i piccoli produttori del Sud globale, sostenendoli a superare le barriere, spesso culturali oltre che burocratiche, che ancora impediscono la vendita diretta” spiega Troccoli.
L'importanza della biodiversità
Grande attenzione viene riservata alla biodiversità alimentare, testimone silenziosa della ricchezza agricola e culturale del pianeta. In diverse esposizioni e progetti legati alla rete dei mercati contadini, emergono oltre duecento prodotti provenienti da comunità rurali di ogni continente. "Negli ultimi cento anni - ricorda Troccoli - abbiamo perso il 75% della biodiversità contadina. Non basta proteggerla, bisogna ripopolare il pianeta di biodiversità. E questo può avvenire solo se la biodiversità diventa fonte di reddito per gli agricoltori". È in questa prospettiva che il mercato contadino si rivela uno strumento prezioso perché attribuendo valore economico alla diversità, consente di trasformare un ciclo vizioso - la perdita delle varietà - in un ciclo virtuoso, in cui la cura della terra genera reddito e futuro.
Il manifesto dei giovani agricoltori
Tra le esperienze più significative di questo percorso emerge anche il manifesto dei giovani agricoltori, elaborato da cinque giovani rappresentanti di diversi continenti. Il documento mette al centro la necessità di ricucire il legame tra città e campagna, superando le barriere che separano chi produce da chi consuma. Secondo Troccoli, si tratta delle richieste più coraggiose e insieme più necessarie: politiche che consentono agli agricoltori di portare nelle città il frutto del proprio lavoro, rafforzando così filiere locali sostenibili e comunità più giuste in ogni parte del mondo.
Riconoscimento e legame comunitario
Resta tuttavia un nodo cruciale, spiega il direttore di Campagna Amica: il riconoscimento giuridico dei mercati contadini. "In molti Paesi non esiste ancora una norma che li riconosca. Serve una cornice che autorizza la vendita diretta e rende questi canali accessibili ai piccoli produttori". Per Troccoli, la parola chiave che riassume il senso di questo percorso è: comunità. “Ricostruire un legame tra agricoltura e società, tra aree rurali e città, è questo il cuore della nostra missione”.
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