Fungo atomico Fungo atomico  (©lukszczepanski - stock.adobe.com)

Trump ordina test sulle armi nucleari dopo oltre trent'anni

Il presidente Usa annuncia la volontà di procedere immediatamente con nuovi esperimenti, ma apre anche alla possibilità di un nuovo regolamento sugli arsenali che coinvolga la Cina. Panero del Ce.S.I.: i test sui vettori che trasportano armi atomiche sono eseguiti regolarmente da diverse potenze ma esperimenti di bombe nucleari veri e propri sono messi al bando dal Trattato del 1996

Marco Guerra – Città del Vaticano

L’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sull’avvio immediato di test di nuove armi nucleari, in risposta a quanto stanno facendo altri Paesi, fa riemergere lo spettro della proliferazione di armi atomiche e di una corsa al riarmo da parte delle principali potenze mondiali.

Seul accelera sui sottomarini nucleari

"Dal momento che altri Paesi hanno programmi per testare (le armi), ho dato istruzioni al dipartimento della Guerra perché testino le nostre armi nucleari su eguali basi.  Questo processo inizierà immediatamente", ha scritto su Truth l’inquilino della Casa Bianca prima dell’atteso incontro con il presidente cinese Xi Jinping, avvenuto a Busan, in Corea del Sud nella giornata di ieri, mercoledì 30 ottobre. Le dichiarazioni di Trump seguono la notizia per cui la Russia ha testato "con successo" un drone sottomarino, Poseidon, e appena tre giorni prima ha eseguito il test di un missile da crociera a propulsione atomica. Finora, tuttavia, Putin si è astenuto dal testare un'arma o dall'effettuare una detonazione nucleare, come annunciato dal capo del Cremlino stesso. Anche Seul ha deciso di accelerare sulla questione nucleare. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa "Yonhap", il presidente Sud Coreano, Lee Jae Myung, ha chiesto a Trump di autorizzare il Paese ad acquisire combustibile per sottomarini a propulsione nucleare, sottolineando i limiti delle attuali tecnologie utilizzate, richiesta che ha trovato il parere positivo del presidente Usa. Gli echi di questo riarmo si propagano proprio nei giorni precedenti all’anniversario dell’operazione Ivy Mike, primo esperimento nucleare statunitense con una bomba all'idrogeno (bomba H). L’ordigno, fatto esplodere sull'atollo di Enewetak, nelle Isole Marshall, il 1º novembre 1952 alle 7.15. L’ordigno sprigionò una potenza di oltre 10 megatoni, quasi mille volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima.

Panero (Ce.S.I): testi sui vettori eseguiti da diversi Paesi

Per comprendere se l’annuncio di Trump è frutto di una strategia politica volta a fare pressioni sulla Russia e sulla Cina o se esplicita una reale volontà di ammodernare l’arsenale nucleare degli Stati Uniti, i media vaticani hanno intervistato Emanuele Panero del desk sicurezza e difesa del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), il quale ha messo in risalto tre aspetti. Il primo riguarda il fatto che non è chiaro attualmente cosa intenda Trump per una ripresa dei test nucleari, dal momento che fa riferimento anche a test eseguiti dai competitors degli Stati Uniti. Quindi, Panero sottolinea che un conto è effettuare test dei vettori d'attacco, cioè dei vettori che sono in grado di trasportare potenzialmente testate nucleari e questi sono stati condotti e vengono condotti periodicamente da diversi Paesi e anche da parte statunitense per garantire la capacità di cosiddetto delivery di un eventuale trattato nucleare,  “tutt'altra cosa - prosegue il ricercatore del Cesi - sono invece i test delle testate nucleari veri e propri”.

Ascolta l'intervista con Emanuele Panero

Il trattato del 1996

Il secondo aspetto evidenziato da Panero è “di natura normativa”, perché nel 1996 è stato introdotto il Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty (CTBT) che, va ricordato, è stato sottoscritto dalla Casa Bianca ma non ratificato dal Senato Usa, quindi gli Stati Uniti hanno uno “spazio normativo aperto” sotto questo punto di vista. “Il terzo tema – spiega ancora Panero - è quello invece delle strutture per effettuare effettivamente uno di questi test che,  essendo dal 1992 gli Stati Uniti non conducono più questo tipo di attività, richiedono un adeguamento stimato in addirittura 36 mesi per arrivare ad effettuare nuovamente dei test di questo tipo”.

Retorica nucleare rilanciata con la guerra all’Ucraina

“Una retorica disinvolta per quanto riguarda le armi nucleari è stata più volte ventilata e impiegata dal Cremlino, dopo la guerra d'aggressione di Mosca all'Ucraina e quindi il tema è stato più volte ripreso da altre potenze”, ricorda poi Panero, secondo il quale l'arma nucleare, per definizione, è lo strumento principe di deterrenza fin dai tempi della guerra fredda, ma in questa ottica una rinnovata  corsa all’aggiornamento e all’incremento degli arsenali. In questa cornice, Panero sostiene che si registra “un peggioramento di quella che era l'architettura di controllo degli armamenti nucleari e dell'obiettivo originale di riduzione dei rispettivi arsenali”, in particolare per quanto attiene le due superpotenze della guerra fredda quindi la Federazione russa che è discesa dall'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Infine Panero ricorda che Trump in più occasioni ha fatto riferimento all'opportunità di costituire un nuovo meccanismo di regolamentazione degli arsenali, specificando che l'incremento dell'arsenale della Repubblica Popolare Cinese è considerato da Washington il principale rischio e che quindi un eventuale nuovo quadro normativo deve essere condiviso anche dal governo di Pechino.

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30 ottobre 2025, 13:51