Carceri, la storia di Raffaele: la speranza dentro è una scelta quotidiana
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Quando mi sono ritrovato in quella stanzetta, in mezzo a tante persone, ho pensato che fosse solo un’altra perdita di tempo, e invece…”. Raffaele Pasquariello descrive così, ai media vaticani, l’incontro che in carcere ha rappresentato l’inizio della sua rinascita, quello con il team di La Bussola Ritrovata: “Ero consapevole di dover passare del tempo lì dentro, ho scelto di farlo in modo costruttivo, cercando di seminare qualcosa di buono anche nel posto più buio del mondo”.
Pinocchio e il Fato
Un altro punto di svolta per Raffaele è quando nell’istituto di pena dove stava scontando la sua condanna per reati finanziari, si decide di mettere in scena uno spettacolo tratto da Pinocchio di Collodi: “Eravamo tutti uomini, così quando si doveva decidere la parte della Fatina io, scherzando, ho detto: la faccio io, faccio il Fato…”. Su quel palco, infatti, inizia a compiersi il suo destino: “Ho capito che Pinocchio sbaglia, cade, ma ha sempre dentro il desiderio di cambiare per diventare umano – racconta – così ho capito che anch’io, come lui, potevo cambiare e trasformare il mio errore. Non si deve mai perdere la speranza, che in carcere non è un sogno, ma una scelta coltivata quotidianamente”.
“Sono un ragazzo fortunato e un sognatore”
Raffaele si definisce un ragazzo fortunato, che ha sempre avuto accanto una famiglia sana che gli ha trasmesso regole e insegnato valori. A 15 anni, però, perde all’improvviso la madre e la sorella: “Sono dovuto crescere in fretta, più velocemente dei miei coetanei – ricorda – costruivo e distruggevo quello che avevo costruito… eppure sono un sognatore, di quelli che in aereo si siedono dalla parte del finestrino per guardare il cielo”. Raffaele, una volta entrato in carcere, non si scoraggia, anzi, impara: “La detenzione mi ha insegnato il valore del tempo e della libertà - è la sua testimonianza - ma anche il rispetto, perché non è facile la condivisione forzata di spazi spesso troppo piccoli”.
Una nuova vita con lo sport
“Sono uno sportivo da sempre”, precisa Raffaele che oggi che è in affidamento al lavoro fino al gennaio 2027 - quando arriverà per lui il fine pena – si occupa di ragazzi con diverse problematiche, dei quali è personal trainer: “Allenare per me non è solo far muovere il corpo, ma aiutare le persone a ritrovarsi o a immaginarsi diverse, come vogliono essere”. Secondo lui, infatti, è l’immaginazione il potere più grande dell’essere umano, un potere che in carcere ha utilizzato e l’ha salvato tante volte.
Il messaggio di speranza agli ex “cellanti”
Oggi che è fuori dall’istituto, Raffaele mantiene comunque i contatti con alcuni suoi “cellanti” (in gergo, compagni di cella ndr.), in particolare con uno che, il giorno della sua uscita, l’ha abbracciato forte ed entrambi sono scoppiati a piangere: “Molti ragazzi stanno vivendo un’esperienza più dura della mia perché hanno condanne più lunghe – rivela – cerco di portare loro conforto, ma credo che sia soprattutto la mia vita a poter essere d’esempio, che possa portare loro coraggio e far capire che si può sempre cambiare. Il messaggio che voglio mandare ai miei compagni è questo: la libertà nasce da dentro, non da un cancello che si apre”.
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