L’occhio della cinepresa: Caravaggio nella luce del Giubileo
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
La telecamera, avvicinandosi fino a sfiorare la trama della pittura, riesce talvolta a rivelare ciò che lo sguardo in un museo non sempre coglie: minime variazioni di luce, vibrazioni del colore, passaggi che rivelano un’intenzione più profonda. In Caravaggio, questa lente illumina gli “spot” che scolpiscono corpi e volti, rendendoli ancora più intelleggibili. Su questa capacità di attraversare l’opera attraverso la lente d'ingrandimento della cinepresa si fonda "Caravaggio a Roma. Il viaggio del Giubileo". Si tratta di un docufilm che, attraverso immagini e testimonianze di studiosi, saggisti e dell’artista Jago, restituisce peso e presenza al linguaggio di Michelangelo Merisi. L'anteprima internazionale di questo documentario è stata presentata, lo scorso 26 novembre, nella Filmoteca Vaticana. Un'occasione per esplorare la dimensione spirituale e umana di questo straordinario artista attraverso i luoghi, le opere e le ombre della Roma del Giubileo del 1600 e di quella di oggi.
La soglia oltre il mistero
Prima della proiezione è intervenuto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, che ha richiamato le parole di Papa Leone XIV pronunciate durante l’Udienza ai rappresentanti del mondo del cinema dello scorso 15 novembre. In quella occasione, il Pontefice ha ricordato come entrare in una sala cinematografica significhi “attraversare una soglia”, luogo in cui “la luce perfora il buio e la parola incontra il silenzio”. Uno spazio dove lo sguardo si educa e perfino il dolore “può trovare un senso”. Parole che, ha osservato Ruffini, trovano risonanza nell’opera e nella vicenda del Merisi, maestro di luci e ombre che interrogano il mistero.
Caravaggio tra sentimento e Giubileo
Il film esplora la dimensione spirituale e umana del celeberrimo pittore italiano, collocandolo nel fervore della Roma del 1600 e nel nostro presente. Come ricorda Claudio Strinati, “Caravaggio è pittore del sentimento e il Giubileo è sentimento, non è ragionamento”. Quel periodo di inizio XVII secolo segnò la sua consacrazione: con la Vocazione e il Martirio di San Matteo, Caravaggio lasciò le scene quotidiane per immergersi nel sacro, spinto da un desiderio di redenzione che divenne più intenso negli anni dell’esilio.
Il volto dell’artista: una mappa interiore
Un asse centrale del docufilm è l’attenzione dedicata al volto dell’artista nei suoi autoritratti: una progressiva trasformazione che riflette un mutamento interiore. I tratti, dapprima definiti, si fanno più febbrili e scavati, fino a culminare nel Martirio di Sant’Orsola di Napoli: qui l’autoritratto appare attraversato da un’estrema lucidità. Si scorge uno sguardo estatico che sembra anticipare la morte e, insieme, aprirsi a una forma di abbandono sublime, quasi una soglia spirituale.
Speranza e perdono: la chiave del Giubileo
“È molto bello vedere come un progetto di questa natura possa nascere da una collaborazione così ampia come non se ne vedono più dopo il Covid”, osserva Didi Gnocchi, ideatrice e produttrice del progetto, riferendosi al lavoro condiviso tra 3D Produzioni, Nexo Studios, SKY, "Avvenire" e Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo. Una sinergia che ha permesso di leggere il Giubileo come una soglia di speranza e perdono, la stessa che guidò Caravaggio nel suo inquieto ritorno verso Roma. “Abbiamo pensato di raccontare il Giubileo con questo significato della ricerca della speranza del perdono e capire che cosa di questo incrocio rimane contemporaneo nelle nostre società così devastate”. Da questa visione condivisa nasce il film presentato nella Filmoteca Vaticana, ora in cammino per il pubblico italiano e internazionale.
Tra storici, studiosi e voci autorevoli
Tra le testimonianze che illuminano il percorso, spicca quella dello storico Franco Cardini. Il suo saggio sui Giubilei, apparso sulla rivista "Luoghi dell'infinito", ha offerto lo spunto originario del film. La presenza di storici dell’arte, legati anche alla dimensione religiosa, restituisce a Caravaggio una profondità spirituale che supera il mito del solo tormento. “Abbiamo cercato di raccontare - osserva Gnocchi - la parte più spirituale di Caravaggio al di là dell’uomo tormentato”,.
Un viaggio che continua
Girato tra Roma, Napoli e i luoghi estremi dell’ultimo viaggio dell’artista, il documentario segue strade contemporanee e antiche, pellegrini di oggi e tracce del Merisi. “Il Giubileo è un viaggio”, ricorda Gnocchi. E il titolo ne porta l’impronta: un cammino che unisce passato e presente, fede e inquietudine, storia e sguardo.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui