Cerca

Il fiume Kan, a ovest di Teheran, è ormai quasi completamente prosciugato Il fiume Kan, a ovest di Teheran, è ormai quasi completamente prosciugato  (AFP or licensors)

Teheran a rischio razionamento d’acqua e evacuazioni

La capitale iraniana vive il sesto anno consecutivo di siccità. L'allarme lanciato dal presidente, Masoud Pezeshkian. I bacini idrici delle dighe della città sono scesi al livello più basso degli ultimi 60 anni: alcuni risultano al di sotto del 10% della loro capacità, come ad esempio quella di Latyan, nella parte orientale. Rilevati inoltre livelli altissimi di inquinamento atmosferico

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Una città di oltre 9 milioni di abitanti, che raggiungono i 14,5 milioni se si tengono presenti l’area metropolitana e la provincia circostante, fortemente dipendente dall’energia idroelettrica e alle prese con il sesto anno consecutivo di siccità. È l’immagine di Teheran che emerge dai rapporti citati dal presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa semi-ufficiale Snn.ir. «Se nella capitale non pioverà entro la fine di novembre, dovremo razionare l’acqua. E se continuerà a non piovere, dovremo evacuare Teheran», ha detto giovedì scorso Pezeshkian, descrivendo una situazione «estremamente critica», in cui i bacini idrici delle dighe della città sono scesi al livello più basso degli ultimi 60 anni: alcuni al di sotto del 10% della loro capacità, come ad esempio quello di Latyan, nella parte orientale di Teheran, come ha dichiarato recentemente il viceministro dell’Energia, Mohammad Javanbakht.

Fiumi e laghi prosciugati

Con il prosciugamento dei fiumi e delle zone umide — come il lago Urmia, nel nord-ovest, un tempo uno dei laghi salati più grandi del mondo, la cui acqua evaporando ha lasciato dietro di sé vaste distese salate e aggravato le tempeste di sabbia che minacciano le città vicine — la produzione di energia è drasticamente crollata, mettendo in allarme alcune centrali per carenza di acqua di raffreddamento. In un contesto in cui, secondo gli scienziati, il riscaldamento globale rende i fenomeni meteorologici sempre più estremi, l’Iran rimane fortemente dipendente dall’energia idroelettrica e dai combustibili fossili: l’energia solare e quella eolica rappresentano soltanto una piccola parte della capacità totale. Mentre l’agricoltura consuma circa l’80% dell’acqua dolce della Repubblica islamica, alcune delle industrie ad alto consumo idrico, tra cui la siderurgica e la petrolchimica, continuano ad essere localizzate nelle regioni più aride del Paese, tanto che l’organizzazione nazionale iraniana per l’acqua e la pianificazione territoriale, riporta l’agenzia Ap, ne sollecita ora il trasferimento in aree più costiere, al fine di utilizzare acqua desalinizzata.

L'inquinamento atmosferico

Ad aggravare il quadro, gli ultimi dati del rapporto annuale sulla qualità dell’aria, presentati oggi dal viceministro della Salute, Alireza Raisí: nel Paese l’inquinamento atmosferico ha ucciso quasi 60.000 persone tra il marzo 2024 e il marzo 2025 (anno iraniano), ossia 161 persone al giorno, 7 ogni ora. Tra le città più colpite proprio Teheran che, riferisce la Compagnia per il controllo della qualità dell’aria, dalla primavera ha avuto soltanto 6 giorni con aria propriamente pulita.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

10 novembre 2025, 12:46