A Roma la prima conferenza internazionale dell'Italofonia
Rosario Tronnolone - Città del Vaticano
La solenne bellezza di Villa Madama, resa più austera dal cielo plumbeo, ha fatto da cornice alla Prima Conferenza Internazionale dell’Italofonia. La lingua italiana ha fornito storicamente un contributo inestimabile al patrimonio letterario, artistico e musicale mondiale, nonché al progresso scientifico, e l’interesse per l’italofonia può contribuire a promuovere relazioni culturali ed educative tra i popoli, e farsi presupposto per il dialogo tra culture diverse, inteso alla costruzione e al mantenimento della pace.
Ponti di dialogo
Aprendo la conferenza, il ministro Antonio Tajani ha immediatamente chiarito lo scopo principale della comunità, quello di costruire ponti di dialogo per promuovere la conoscenza reciproca, in un mondo più propenso a erigere muri, e di rafforzare i rapporti economici tra gli Stati per favorire uno sviluppo condiviso, alimentando le relazioni commerciali e favorendo la valorizzazione dei territori e delle imprese. Ha ricordato inoltre che spesso la diffusione della lingua italiana avviene attraverso le arti (sono molti coloro che ricordano di essersi accostati all’italiano attraverso la musica lirica, ad esempio), e che il primo testo in difesa del mondo e della natura è il cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi.
Con la protezione dei Patroni d'Italia
Alla protezione di San Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena, patroni d’Italia, ha affidato il lavoro della Comunità dell’Italofonia il Santo Padre Leone XIV, in un messaggio del cardinale Pietro Parolin che è stato letto durante la conferenza. “Sua Santità”, dice il messaggio, “auspica che tale momento di incontro, volto a valorizzare e a diffondere all’estero la lingua, la cultura e le imprese italiane, possa favorire la cooperazione e lo scambio formativo tra società civili, rinsaldando i perenni valori cristiani della solidarietà e dell’impegno umanitario, divenendo operatori di pace e di fraternità tra i popoli. Papa Leone XIV incoraggia a perseverare nella promozione di una cultura saggia e coraggiosa, che rafforzi mente e cuore di ciascuno”.
Uno spazio di bellezza
Secondo Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri che, ha detto, ha nei suoi cromosomi la difesa della lingua italiana, la diffusione dell’italiano va oltre i confini geografici della penisola, e ha una profondità che attira anche coloro che non hanno legami storici con l’Italia: si tratta piuttosto di un tessuto di persone che scelgono la nostra lingua perché vi si trovano a loro agio, come in uno spazio di bellezza e di creatività. Se è vero, ha aggiunto, che l’italiano ha alle spalle radici forti, belle e meditate, sarebbe tuttavia un errore circoscriverlo al passato, e considerarlo solo un museo da ammirare. Siamo stati uniti non da un burocrate, ma da uno scrittore come Alessandro Manzoni, che ha fatto del suo capolavoro la Bibbia del nuovo italiano.
Strumento di conoscenza
Ignazio Cassis, capo del Dipartimento Federale degli Affari Esteri della Svizzera, ha parlato dell’esigenza di una bellezza suprema, quella che ci rimanda a cose più grandi dell’uomo, che l’italianità ha nei suoi geni: abbiamo bisogno di radici, e l’italiano è una radice imprescindibile del continente europeo. Ha voluto poi mettere in guardia contro il pericolo che le lingue possano diventare invece armi: molti conflitti esistono e trovano la loro giustificazione nella difesa di una identità nazionale e linguistica, mentre è necessario che vengano usate come strumento di conoscenza reciproca e dialogo.
Difesa della dignità
Nel corso della conferenza è stato inoltre messo in evidenza quanto fondamentale sia la tutela della lingua italiana nei territori in cui è minoritaria, favorendo gli scambi culturali, accademici e scientifici, istituendo borse di studio, incentivando le traduzioni da e verso l’italiano, favorendo la nascita di biblioteche e librerie: la promozione della lingua è un passo verso la difesa della dignità umana, e verso un dialogo che rafforza la pace.
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