Il Mediterraneo dei “luoghi sacri condivisi”: un dialogo tra fedi a Villa Medici
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
In un tempo che invita a ripensare la convivenza e le sue radici, il Mediterraneo si offre come spazio di confronto e di conoscenza nella mostra Luoghi Sacri Condivisi. Viaggio tra le religioni, dove arte, storia e ricerca documentano secoli di dialogo tra culture e fedi.
Nel 150° anniversario dalla sua fondazione, l’École française de Rome rinnova il proprio impegno nella diffusione dei risultati della ricerca e nella valorizzazione del dialogo tra culture.
L’esposizione, a cura di Dionigi Albera, Raphaël Bories e Manoël Pénicaud, è visitabile a Villa Medici fino al 19 gennaio 2026.
Un progetto di ricerca lungo dieci anni
L’avventura di Lieux saints partagés comincia nel 2015 al Mucem di Marsiglia. Da allora, la mostra ha attraversato il Mediterraneo, trasformandosi ogni volta per rispondere ai luoghi e alle culture che la accoglievano. Nel 2022 una selezione fotografica è approdata a Roma, nella sede dell’École di Piazza Navona, con il titolo Luoghi sacri condivisi. Un pellegrinaggio fotografico nel Mediterraneo. Oggi il progetto torna nella capitale, in occasione del Giubileo 2025. “È una soddisfazione poterlo accogliere di nuovo a Roma”, ha dichiarato Brigitte Marin, direttrice dell’École française de Rome, ricordando il sostegno dell’Ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede, Florence Mangin, e la collaborazione del direttore dell’Accademia di Francia, Sam Stourdzé.
Conferenze e giornate di studio
Accanto alla mostra, l’École française de Rome dedica ai luoghi sacri condivisi la nona edizione del ciclo Letture mediterranee, curato da Dionigi Albera, antropologo e direttore emerito di ricerca al CNRS. Con il titolo Negli interstizi delle religioni. Devozioni condivise nel Mediterraneo, gli incontri esplorano le zone di contatto tra fedi e comunità, dove la devozione diventa dialogo. A completare il percorso espositivo, un calendario di tavole rotonde e giornate di studio invita a riflettere sul legame tra arte, storia e spiritualità. Iniziative che confermano la vocazione dell’École française de Rome a fare della ricerca un ponte tra culture e un modo di leggere il Mediterraneo contemporaneo.
Un percorso attraverso due millenni di arte e spiritualità
Luoghi Sacri Condivisi. Viaggio tra le religioni propone oltre cento opere che abbracciano circa duemila anni di storia. L’esposizione, realizzata con il consiglio scientifico dei Musei Vaticani e del Museo Ebraico di Roma, riunisce prestiti provenienti dal Louvre, dal Mucem e da istituzioni italiane. In un'epoca attraversata da tensioni culturali e identitarie, la mostra invita a riflettere sui luoghi della convivenza: spazi concreti e simbolici in cui cristiani, ebrei e musulmani hanno condiviso santuari, figure e pratiche di devozione. Dalle città sante alle montagne, dalle grotte ai giardini del Mediterraneo, il percorso restituisce la densità di questa esperienza comune.
Ripensata a dieci anni dalla prima edizione al Mucem di Marsiglia, la mostra assume oggi un significato rinnovato. A Villa Medici, opere d’arte, oggetti etnografici e testimonianze visive dialogano con la ricerca antropologica, componendo una trama di linguaggi e immagini che attraversano i secoli. Provenienti da collezioni prestigiose, queste opere delineano una geografia del sacro in movimento, dove la storia delle religioni si intreccia con quella degli uomini e dei loro incontri.
Lo sguardo del curatore
“Questa mostra – spiega il curatore Dionigi Albera – si propone di presentare i fenomeni religiosi spostando l’attenzione rispetto a idee ricorrenti, dimostrando che esistono interazioni tra universi che si pensano chiusi. La scommessa è mostrare che dei luoghi possono essere sacri ma anche condivisi, e di far percepire al visitatore la presenza di questi fenomeni nella storia e nel presente del Mediterraneo". Albera sottolinea come il dialogo tra le opere sia parte integrante del progetto: “Abbiamo opere che spaziano dall’antichità all’arte contemporanea, alcune create appositamente per la mostra, nel tentativo di creare risonanze tra periodi, tradizioni e culture diverse”. Il curatore ricorda come, accanto ai luoghi storici, la mostra documenti anche esperienze contemporanee di incontro: “Quando le religioni non sono strumentalizzate è possibile un’intesa che nasce spesso da persone umili, dalla ricerca di uno spiraglio di speranza”.
Lampedusa, Palermo e l’architettura del dialogo
Nel percorso dedicato al mare, l’isola di Lampedusa diventa simbolo di questa dimensione condivisa. Albera ricorda che “a partire dal Cinquecento vi nacque un santuario frequentato da cristiani e musulmani, luogo di neutralità in un mare segnato da conflitti". In mostra sono esposte anche le croci di Francesco Tuccio, realizzate con il legno dei relitti delle barche dei migranti, testimonianza di “una materia che parla di sofferenze e di tragedie”.
Un’altra sezione è dedicata alle architetture comuni, dal progetto di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, con il nome di “Casa della famiglia di Abramo" che riunisce sinagoga, moschea e chiesa, alle “esperienze di coabitazione religiosa” nate dopo il Concilio Vaticano II. Accanto a queste, la mostra presenta esempi di devozioni spontanee come quella di Palermo, dove “gli immigrati dello Sri Lanka hanno inserito Santa Rosalia nel proprio pantheon induista” e dove “famiglie rom-musulmane partecipano alle celebrazioni primaverili di Erdelezi”.
Il giardino e l’opera contemporanea
Nella sezione dedicata al giardino si trova l’opera dell’artista palestinese Rayan Yasmine, creata appositamente per l’esposizione. L’artista, di doppia origine – padre cristiano e madre musulmana sciita – ha realizzato un’Annunciazione che “riunisce doppie origini in una sintesi che dialoga con il primo Rinascimento italiano e con la tradizione sciita, attraverso tessuti e motivi che evocano la cultura mediterranea".
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