Nuova protesta dei giovani in Perù per la crescente criminalità

Paola Simonetti - Città del Vaticano

La voce giovane del Perù si è fatta sentire ieri, venerdì 14 novembre, in piazza a Lima, sfidando lo stato di emergenza in vigore nella città. Una imponente folla di ragazzi e ragazze, la cosiddetta Generazione Z, giovani nati tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000, ha protestato di nuovo, dopo gli scontri dello scorso 15 ottobre quando si registrò una vittima e almeno 100 feriti, contro il clima di insicurezza che imperversa nel paese a causa della criminalità diffusa legata, stando a quanto denunciano, al narco traffico che attua azioni violente anche verso i cittadini.

L’incertezza del fronte governativo

Una quotidianità fatta di paura per i cittadini peruviani che si innesta in una situazione di persistente crisi politica, che ha visto l’impeachment e poi la destituzione della ex presidente peruviana, Dina Boluarte, alla quale è succeduto l’ex presidente del Parlamento, José Jeri. Un cambio sul fronte politico che, tuttavia, non sfugge alle contestazioni per l’incapacità dei nuovi vertici, giuducati dai manifestanti incapaci di fronteggiare con fermezza le urgenze del paese, ma anche di rinsaldare la democrazia. 

Il rischio erosione della democrazia

A impensierire la fetta di popolazione giovane anche il timore di una deriva autoritaria della politica, sulla scia delle azioni repressive messe in atto di recente durante le dimostrazioni di piazza. I giovani peruviani, ora  chiedono e sperano, di riacquisire rappresentanza nelle elezioni del prossimo aprile.