Rifugiati interni sudanesi ad Al-Dabbah Rifugiati interni sudanesi ad Al-Dabbah  (AFP or licensors)

Sudan, l'Onu apre un'indagine sulle violenze a El-Fasher

Le Nazioni Unite hanno adottato ieri, venerdì 14 novembre, una risoluzione per indagare sulle violazioni del diritto internazionale commesse a El-Fasher, in Sudan. Egitto, Stati Uniti e Arabia Saudita sono tornati a chiedere il cessate il fuoco nel Paese africano, mentre si cercano decine di migliaia di persone disperse nel tentativo di fuggire dalla città

Silvia Giovanrosa  - Città del Vaticano

Le atrocità che si stanno verificando in Sudan a El Fasher "erano previste e prevenibili". Lo ha denunciato ieri, venerdì 14 novembre, a Ginevra l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Türk, aprendo la Sessione speciale del Consiglio dei diritti umani. La risoluzione adotta dall’Agenzia ordina alla Missione d'inchiesta internazionale di aprire con urgenza un’indagine per "identificare, i presunti autori e garantire che "rispondano delle loro azioni". L’Alto Commissario Onu è quindi tornato ad accusare la comunità internazionale per non aver ascoltato i numerosi appelli per riportare la pace nel Paese. "Le macchie di sangue sul terreno di Al-Fasher sono state fotografate dallo spazio" e se la "macchia sulla comunità internazionale è meno visibile, ma non meno incriminante", ha dichiarato Türk.

L'allarme per i civili

Da quasi due anni e mezzo, il conflitto tra esercito regolare e paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) nel Paese africano ha causato la più grave crisi umanitaria al mondo. Nelle ultime settimane, da quando le Rsf hanno preso il controllo di El Fasher, si stanno verificando indicibili violenze, tra cui uccisioni di massa, esecuzioni per motivi etnici, abusi sessuali. L'agenzia delle Nazioni Unite ha denunciato inoltre, che circa 100.000 persone sono fuggite dalla città sudanese dopo la presa del potere, ma solo circa 10.000 di queste sono state contate nei centri di arrivo come Tawila. “Un numero significativo di persone in movimento sono bloccate da qualche parte, impossibilitate a proseguire, a causa del pericolo, o perché rischiano di essere rimandate ad al-Fasher, o perché ci sono persone molto vulnerabili nel gruppo", ha dichiarato in conferenza stampa a Ginevra, Jacqueline Wilma Parlevliet, responsabile della filiale dell'UNHCR di Port Sudan. Sempre stando a quanto riferito dall’Onu non si riesce ad avere un conto preciso di quante persone siano ancora intrappolate nella città, fonti locali hanno reso noto che migliaia di queste non possono andarsene o non hanno i mezzi o la forza per fuggire.

Gli appelli per il cessate il fuoco

Egitto e Arabia Saudita hanno chiesto l’avvio di un processo politico globale "che preservi l'unità, la sovranità e la stabilità del Sudan. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, a colloquio con il vice primo ministro e ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah bin Zayed, ha discusso di un piano guidato dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra in Sudan, per cui gli Emirati Arabi Uniti sono stati accusati di sostenere il principale gruppo ribelle.

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15 novembre 2025, 08:46