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"Pentimento e Speranza", la mostra di Yona a Sant'Ignazio di Loyola

L'artista affronta il tema dei grandi stermini procurati con la fame nel Novecento in Ucraina. Le opere, esposte nella cappella dell'Immacolata della chiesa romana, sono dedicate ai martiri delle carestie artificiali. L'esposizione sarà visitabile fino al 10 gennaio 2026

Svitlana Dukhovych e Eugenio Murrali - Città del Vaticano 

Il grido della materia ferita, l'ombra, la linfa riarsa da cui l'arte sa liberare il bagliore della speranza, il seme della rinascita. La mostra dell'artista bulgaro-ucraina Yona Tukuser è una potentissima confessione visiva. È urlo e carezza. Repentance and Hope - Pentimento e Speranza. Testimonianze di Pietro Geometra sulla fame racconta la vicenda di un uomo reale, il geometra ucraino di origine bulgara Petar, qui trasfigurato come "Pietro Geometra". L'uomo nel 2018, nel villaggio di Golitsa, in Ucraina, ha condiviso con Yona i suoi ricordi dello "sterminio per fame" del 1946-47. Pietro aveva partecipato, a fianco delle autorità sovietiche, alle requisizioni del grano che portavano povertà e morte. Il suo pentimento dà voce alla sua memoria e respiro a una storia di redenzione. "Pietro era un 'falco', - ci racconta Yona - come venivano chiamati dal popolo i membri delle forze di sicurezza sovietiche che confiscavano il cibo ai contadini. Tuttavia, cercava di avvertire la gente in anticipo della confisca del grano, permettendo loro di nascondere qualcosa per non morire di fame". "Uno dei quadri - prosegue l'artista -  lo raffigura su un carro trainato da un cavallo, sul quale ogni giorno portava a seppellire 40-50 morti di fame".  La vicenda di Pietro Geometra rivela una Speranza che "prende forma - come scrive padre Vincenzo D'Adamo, rettore della chiesa di Sant'Ignazio di Loyola - nella nascita di un nuovo significato, inatteso, dell'esistenza. Come il chicco di grano - simbolo per eccellenza della terra d'Ucraina che Yona pone al centro dell'esposizione - che caduto in terra, nella dura e oscura zolla della storia, muore e rinasce moltiplicandosi". 

Ascolta l'intervista al curatore Claudio Strinati

Un dialogo tra passato e presente

Nella cappella dell'Immacolata, non lontano dai magnifici affreschi barocchi di Andrea Pozzo, le otto tele monumentali di Yona, portate dal fronte della guerra in Ucraina, irrompono con la loro forza, i loro contrasti, materia dolente e bellezza: quadri feriti dai proiettili, cornici carbonizzate, cenere e dolore, insieme a preghiera e speranza di pace. Una narrazione eloquente, un colloquio insistito tra i fedeli che accendono un cero all'Immacolata, affidano a un pezzo di carta le loro intime sofferenze, i desideri, e quella storia feroce raccontata da Yona con le sue immagini capaci di colpire e commuovere. Pietro, il capo soffuso di chiarore, con le sue mani nodose apre un lucchetto, il suo cuore, il suo silenzio che diventa voce, il suono che si trasforma in arte, per dire il pentimento, per rivelare la verità. "L'abbiamo definita - spiega il curatore Claudio Strinati - una specie di confessione visiva, una nuova formula del cammino della speranza, riferita a quei fatti tragici, ma vista alla luce del Vangelo". 

Il manifesto della mostra
Il manifesto della mostra

Le carestie

La mostra è anche il frutto di una ricerca indipendente che Yona dal 2007 porta avanti sulle tre grandi carestie artificiali occorse in Ucraina ai tempi dell'Unione Sovietica nel 1921-23, 1932-33 e nel 1946-47. Proprio in questi giorni ricorre la memoria del secondo terribile sterminio per fame, conosciuto come Holodomor, compiuto in Ucraina per volere di Stalin negli anni Trenta. Al centro del ciclo pittorico di Yona è però soprattutto la carestia degli anni Quaranta, indagata attraverso la confessione di "Pietro Geometra" e di altri testimoni e e di altre fonti. La fame del 1946-1947 ha colpito molte aree, in particolare la Bessarabia, una regione storica nel sud del Paese. La carestia è stata il risultato di una combinazione di fattori naturali e politici. Nel 1946, il territorio è stato colpito da una terribile siccità che ha distrutto il raccolto. I campi, che di solito fornivano pane e ortaggi, sono rimasti vuoti. Ma la siccità è stata solo l'inizio dei guai. Il governo sovietico, concentrato sul raggiungimento degli obiettivi di raccolta del grano, non tenne conto delle reali esigenze della popolazione. Anche il raccolto minimo doveva essere consegnato, lasciando i contadini senza pane e altri prodotti alimentari. 

L'artista Yona spiega la sua opera
L'artista Yona spiega la sua opera

Una fame feroce

Nei suoi quadri Yona rappresenta anche testimonianze di altre persone che hanno vissuto la carestia.  "Una donna - riporta Yona - raccontava come sua madre cuocesse scarpe di cuoio, che poi mangiavano e che croccavano come patatine". Le cornici dei quadri realizzate con il legno raccolto dalle rovine delle case bruciate durante i bombardamenti richiamano invece l'attuale guerra in Ucraina. "La mostra - continua l'artista - comprende anche un'installazione realizzata con legno bruciato e grano germogliato, che simboleggia la speranza e la resurrezione. Questo grano è diventato l'immagine centrale della mostra, incarnando il concetto di Gesù Cristo: la vita che nasce anche dal dolore e dalla sofferenza”.

"La confessione di Pietro"
"La confessione di Pietro"

Uno slancio spirituale

Le atroci vicende di quegli stermini, durante i quali, per la fame, si arrivò persino ad atti di cannibalismo, sono rese dall'artista anche tramite la forte dimensione materica delle sue creazioni. "L'esaltazione della dimensione materica - spiega Strinati -, che è una caratteristica di questa ragguardevole artista, è proprio la metafora della spiritualità dell'arte: la potenza della materia con cui le opere sono composte è veicolo verso questa spiritualità, che poi corrisponde al senso delle nostre vite, perché noi siamo fatti di sostanza spirituale, ma possiamo manifestarla soltanto attraverso la materia e la sofferenza della materia".  

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Pentimento e Speranza. Testimonianze di Pietro Geometra sulla fame
18 novembre 2025, 16:40