A Ravenna in scena tre capolavori di Haendel
Giampaolo Morelli - Città del Vaticano
Una parte centrale di novembre con protagonista Georg Frederik Haendel è quella che si è appena conclusa al Teatro Alighieri di Ravenna, nell’ambito del Ravenna Festival, durante la quale, in una sorta di tour de force musicale sono stati rappresentati tre capolavori hendeliani, che rientrano nel progetto “Trilogia d’autunno”, pensato dalla Direzione artistica dello stesso teatro, eseguiti di seguito e senza soluzioni di continuità.
Abbiamo iniziato con l’Orlando, il 12 e 14 scorsi, opera per certi versi rivoluzionaria all’epoca e basata sul poema dell’Ariosto. È proseguito con Alcina, nei giorni 13 e 15, e si è concluso con il monumentale oratorio Messiah il 16. Protagonisti, oltre a cast di cantanti specializzati nel repertorio barocco, come il controtenore Filippo Mineccia, l’Accademia Bizantina, uno degli ensemble leader nell’esecuzione storicamente informata e senz’altro uno dei più longevi nel panorama internazionale dell’esecuzione filologica su strumenti antichi, che come sempre è diretto da Ottavio Dantone, cembalista, organista e direttore tra i più apprezzati del momento.
Le opere hanno preso vita grazie alla regia di un regista lirico di lungo corso come Pier Luigi Pizzi, e hanno visto un Teatro Alighieri gremito, a riprova del fatto che il barocco e le sue opere continuano a esercitare un richiamo fascinoso sul pubblico, veicolato probabilmente dall’estrema umanizzazione dei personaggi, tramite la messa a nudo dei loro sentimenti più autentici.
L’Accademia Bizantina è stata affiancata nell’oratorio Messiah anche dal Coro della Cattedrale di Siena Guido Chigi Saracini, diretto da Lorenzo Donati, uno degli ensemble vocali più interessanti del momento, che svolge attività sia liturgica che concertistica. Attendiamo ora il prossimo progetto che vedrà l’Accademia bizantina e Ottavio Dantone cimentarsi con Johann Sebastian Bach e i suoi Concerti Brandeburghesi.
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