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Il respiro di Roma nei suoi giardini storici

A Palazzo Braschi la mostra “Ville e Giardini di Roma: una Corona di Delizie” - visitabile fino al 12 aprile 2026 - esplora come i giardini storici abbiano orientato la forma stessa della città, influenzandone poteri, linguaggi e trasformazioni. Un’indagine che riporta al centro un patrimonio fragile, capace di rivelare ciò che la metropoli definita "Caput mundi" ha perduto, quello che ha conservato e ciò che continua a mutare

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Varcato l'ingresso, a Palazzo Braschi, un arco effimero accoglie il visitatore della mostra Ville e Giardini di Roma: una Corona di Delizie. È un allestimento scenico realizzato ad hoc per evocare i tradizionali accessi ai giardini romani. Chi arriva entra in un percorso articolato in sei sezioni cromatiche, ognuna associata a un diverso clima storico. Il rosso richiama la stagione rinascimentale dei Papi, il celeste la teatralità secentesca, il verde la misura settecentesca, il viola le lacerazioni ottocentesche, il bianco le visioni del Novecento, mentre un arancio caldo introduce il tema della vita in villa. È un codice cromatico che non solo orienta lo sguardo, ma suscita emozioni.

Riproduzione di un arco di giardino all'ingresso della mostra a Palazzo Braschi
Riproduzione di un arco di giardino all'ingresso della mostra a Palazzo Braschi

Un patrimonio che svela la città

L'esposizione Ville e Giardini di Roma è promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con organizzazione di Zètema Progetto Cultura ed è curata da Alberta Campitelli, Alessandro Cremona, Federica Pirani e Sandro Santolini. Riunisce quasi duecento opere provenienti da importanti istituzioni italiane e internazionali. Tra queste, spiccano i prestiti dei Musei Vaticani e della Biblioteca Apostolica Vaticana, che confermano il valore scientifico del progetto, sorretto da un prestigioso comitato scientifico internazionale.

Allestimento della mostra
Allestimento della mostra
Ascolta l'intervista ad Alberta Campitelli

Dal Rinascimento alla magnificenza barocca

Il percorso si apre con il Cinquecento, quando le antiche vigne urbane si trasformano in residenze di delizia capaci di ripensare l’eredità dell’antico. Tra le opere spicca la rara veduta di Joseph Heintz il Giovane dedicata alla Villa Mattei al Celio, accostata alle rappresentazioni di Villa Madama, Villa Giulia, la Farnesina e Villa Medici.
Il catalogo della mostra ricorda come, già allora, “il giardino è, per sua natura, mutevole, perpetuarlo significa accettarne la sua evoluzione”, una consapevolezza che attraversa secoli e linguaggi.

Allestimento della mostra, sezione “Le ville del Cinquecento, tra nostalgia dell’antico e nuovi modelli”
Allestimento della mostra, sezione “Le ville del Cinquecento, tra nostalgia dell’antico e nuovi modelli”

Il Seicento rinnova la scena con una teatralità più intensa: grazie alla riattivazione degli acquedotti, l’acqua diventa strumento architettonico. Villa Borghese, raccontata nel dipinto firmato da Heintz nel 1625, restituisce il fasto di un’epoca in cui il giardino comunica potere e meraviglia.

Allestimento della sezione  “Le ville del Seicento: fasto e rappresentazione del potere”]
Allestimento della sezione “Le ville del Seicento: fasto e rappresentazione del potere”]

Settecento: gusto, sperimentazione, misura

Nel Settecento, Roma sperimenta nuovi equilibri stilistici: i modelli francesi dialogano con le suggestioni inglesi. La protagonista è Villa Albani, celebrata nell’incisione colorata di Francesco Panini (1770), ma anche nel dipinto di Christoffer Wilhelm Eckersberg, che immortalò il Casino del Bigliardo, icona di un gusto capace di mutuare antichità, collezionismo e natura.

Giuseppe Valadier (Roma 1762 – 1839) Planimetria di Villa Lante, 1807 circa china e matita su carta, cm 76 Σ 110 Roma, Accademia Nazionale di San Luca,
Giuseppe Valadier (Roma 1762 – 1839) Planimetria di Villa Lante, 1807 circa china e matita su carta, cm 76 Σ 110 Roma, Accademia Nazionale di San Luca,

Ottocento: distruzioni, aperture, nuove visioni

Il secolo delle rivoluzioni e della modernizzazione colpisce i giardini più dei palazzi. Ville straordinarie - Ludovisi, Montalto - vengono sacrificate ai nuovi assetti urbani. Campitelli lo sottolinea: “Il giardino, il parco sono più fragili, basta poca disattenzione per ritrovarci ad avere distrutto un patrimonio”. Eppure lo stesso Ottocento introduce un diverso modo di abitare il verde: la passeggiata pubblica, il Pincio, il Gianicolo diventano scenari condivisi, luoghi che trasformano il rapporto tra cittadini e paesaggio. È, nelle parole della studiosa, “un elemento di cambiamento”.

Guglielmo Mangiarelli, Abbattimento degli alberi di Villa Ludovisi, 1885 olio su tavola, cm 21,4 Σ 56,5 Roma, Museo di Roma
Guglielmo Mangiarelli, Abbattimento degli alberi di Villa Ludovisi, 1885 olio su tavola, cm 21,4 Σ 56,5 Roma, Museo di Roma

Novecento: progettisti, città, responsabilità

Il Novecento segna l’affermazione della professionalità del paesaggista: Raffaele de Vico, Pietro Porcinai e Maria Teresa Parpagliolo modellano nuovi parchi, mentre le opere di Carlo Montani raccontano una città che si apre al verde come infrastruttura culturale. Ma gli equilibri naturali cambiano: Campitelli ricorda che alcune specie storiche, come “gli abeti di Villa Borghese, soffrono”, strette tra smog e aumento delle temperature. Il giardino diventa così spazio di responsabilità collettiva.

Allestimento della sezione "L’Ottocento tra distruzioni e nuovi giardini per l’urbanistica di Roma capitale"
Allestimento della sezione "L’Ottocento tra distruzioni e nuovi giardini per l’urbanistica di Roma capitale"

Il giardino come simbolo e memoria

Il catalogo della mostra - edito da L’Erma di Bretschneider, monumentale, con le sue 384 pagine - si apre con i versi dedicati da Rousseau a Ermenonville, a ricordare il giardino come luogo universale, oltre le mode e le epoche. Nella cultura europea il giardino è simbolo duplice: memoria dell’Eden e promessa di armonia futura. Una dimensione che la mostra restituisce con equilibrio, senza idealizzazioni ma con la consapevolezza di una lunga storia di trasformazioni.

Un corridoio allestito come passaggio immersivo tra suoni, luci e suggestioni
Un corridoio allestito come passaggio immersivo tra suoni, luci e suggestioni

Uno sguardo che diventa cura

“Un giardino è bene comune, contribuisce alla biodiversità, al benessere di tutti”, afferma Campitelli. L’esposizione rende palpabile questa verità: invita a leggere Roma attraverso ciò che rimane, ciò che è scomparso e ciò che continua a cambiare. La mostra Ville e Giardini di Roma: una Corona di Delizie diventa così un archivio vivente, un racconto stratificato in cui il verde non è sfondo, ma sostanza della città.

Mappatura interattiva dei giardini di Roma
Mappatura interattiva dei giardini di Roma

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25 novembre 2025, 11:25