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La sfida della malnutrizione nel sud del Senegal  La sfida della malnutrizione nel sud del Senegal  

Senegal, un "ponte per la vita" nelle periferie del sud

Nella regione di Sédhiou, dove circa il 12 per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta, l’organizzazione umanitaria Balouo Salo sta costruendo un centro per alleviare le loro sofferenze. Durante i lavori hanno spontaneamente contribuito oltre 800 residenti, dando vita a un modello unico di resilienza e sviluppo sostenibile

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

Più di un bambino su dieci, nella fascia d’età tra i zero e i cinque anni, soffre di malnutrizione acuta nella regione di Sédhiou, nel sud del Senegal. E’ in queste terre periferiche - quasi isolate dal resto del Paese, anche geograficamente per via della lingua di territorio di 11.000 chilometri quadrati costituita dal Gambia - che l’organizzazione umanitaria indipendente Balouo Salo ha avviato la costruzione di un Centro medico per il contrasto alla malnutrizione infantile. Una struttura che dovrebbe essere pronta entro la fine dell’anno per aiutare gli oltre 7.000 bambini che soffrono di malnutrizione acuta, secondo i dati dell’Agenzia nazionale di statistica di Dakar, in un contesto segnato da carenza di infrastrutture, difficile accesso alle risorse alimentari e povertà diffusa.

Aiutare nelle aree più isolate del Paese

«Circa l’80/90 per cento delle organizzazioni umanitarie opera nel nord del Senegal», spiega ai media vaticani il presidente e fondatore di Balouo Salo, Raoul Vecchio. Ingegnere catanese, classe 1985, Vecchio vive da più di dieci anni in queste terre. Sédhiou fa parte della regione geografica del Casamance, segnata per decenni, soprattutto tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila, da un conflitto che sembra aver condannato gli abitanti di queste aree a un destino di isolamento. «Dopo gli accordi di pace il fenomeno è quasi del tutto esaurito, ma rimangono delle aree poco attenzionate dal governo – racconta -. Ancora oggi se chiedi a un wolof (l’etnia maggioritaria) del nord ha quasi paura di parlare del Casamance».

Ascolta l'intervista con Raoul Vecchio

Balouo Salo, che in lingua mandinga significa “Ponte per la vita”, punta a rompere le catene di questo sistema. I lavori di costruzione del Centro per il contrasto alla malnutrizione infantile vanno avanti nel comune di Baghere, in una posizione strategica lungo la strada Nazione 6, così da diventare punto di riferimento sanitario per oltre 7.000 bambini fino a cinque anni e per altri 15.000 che beneficeranno indirettamente dei servizi di prevenzione e assistenza. Il Centro offrirà spazi dedicati a visite mediche, dormitori per bambini a rischio, sale per formazione degli operatori sanitari e aree ludico-ricreative, creando un ambiente sicuro in cui promuovere la consapevolezza sui temi della salute, dell’igiene e dell’alimentazione. «Con questo progetto vogliamo costruire un luogo di speranza», dichiara il presidente, che ha fondato questa organizzazione insieme all’amico Jali Diebate, mediatore culturale originario di queste terre. «Abbiamo preso l’impegno di cambiare le cose: c’è un estremo bisogno, non solo di nutrizione, ma anche di acqua, istruzione e tanto altro».

Il legame con queste terre

Raoul Vecchio è fortemente legato a queste terre e ricorda con passione una delle prime esperienze vissute nel sud del Senegal. «Arrivati nel villaggio di Sanoufily, c’erano oltre 1.000 persone ad aspettarci cantando una canzone in lingua mandinga che diceva "noi tutti vogliamo l’acqua dolce". Mi chiedevo quale fosse il senso dato che ci trovavamo vicino ad un fiume. Facciamo una riunione con i capi villaggi, gli anziani e i mastri spirituali del luogo. La riunione dura diverse ore ed era incentrata su un demone: “il sale”. I cambiamenti climatici avevano devastato l’ecosistema e l’acqua del fiume era diventata salata, contaminando i pozzi e distruggendo i raccolti». Tornato in Italia per completare la tesi di laurea, il giovane attivista si concentra sullo studio di questo “demone” scoprendo che si tratta in realtà di un fenomeno noto come “intrusione salina”. «Così – racconta - progetto un’infrastruttura molto complessa: una diga che protegge e ristora 10.000 ettari di risiere, dando la possibilità di salvare la vita a 80.000 persone».

Bambini nelle aree rurali del Senegal meridionale (©Balou Salo)
Bambini nelle aree rurali del Senegal meridionale (©Balou Salo)

Coinvolgere le comunità

Oggi la sfida è legata alla malnutrizione infantile. Il nuovo centro – che sarà dedicato alla memoria di Simona Diebate, una bambina della regione scomparsa per malnutrizione – garantirà assistenza sanitaria continua e formerà una squadra di infermiere comunitarie. Tra le attività principali previste, anche la programmazione di corsi e seminari per sensibilizzare le famiglie sulle buone pratiche alimentari e un programma radio educativo, pensato per raggiungere anche i villaggi più isolati e diffondere conoscenze fondamentali per la salute dei bambini. Costruito con il contributo di oltre 800 volontari e collaboratori locali, insieme alla partecipazione della comunità beneficiaria, il centro è fondato sulla partecipazione attiva degli abitanti del posto. «Quello che ci distingue, è che puntiamo su un processo dal basso – spiega -. Tutti i nostri progetti non sono mai realizzati con soggetti esterni all'area di intervento: ad esempio abbiamo formato negli anni un team di 12 operatori di cantiere, che sono tutte persone residenti dei villaggi limitrofi. Questo crea un processo di coinvolgimento della comunità con ricadute positive in diversi ambiti».

Al fianco dei più vulnerabili

L’iniziativa si inserisce in un più ampio programma di sviluppo comunitario che Balouo Salo porta avanti nel sud del Senegal. Ad aprile è stata inaugurata la casa dell’acqua di Baghere, un’infrastruttura innovativa con impianti di depurazione in grado di fornire acqua potabile a oltre 16.000 persone ogni giorno. Mentre il Centro polivalente culturale e Museo delle tradizioni di Tanaff, alla cui costruzione hanno partecipato circa 1200 collaboratori locali, verrà inaugurato tra pochi giorni in collaborazione con il ministero della Cultura senegalese. Entro la fine dell’anno sarà avviata, inoltre, la costruzione di un Centro di formazione per le donne della regione, come luogo di riferimento per le associazioni del territorio.«Ad oggi – sottolinea il fondatore – ci sono più di 2.500 collaboratori locali che prendono attivamente parte a tutte le fasi dei progetti di Balouo Salo. Il nostro obiettivo – conclude – è quello di andare oltre il mero concetto di assistenza e beneficenza. Puntiamo piuttosto sull’ascolto e sul diretto coinvolgimento delle comunità, senza imporre soluzioni dall’esterno, elaborando insieme le migliori soluzioni dando vita a processi di consapevolezza e autodeterminazione. Ogni progetto nasce dal territorio e con il territorio, con l’obiettivo di stimolare la popolazione a credere nelle proprie capacità, a diventare autonome, resilienti e indipendenti».

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20 novembre 2025, 12:05