Sudan, allarme Onu per le gravi violazioni sui civili
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Quasi 82 mila persone sono fuggite da El Fasher e dalle aree circostanti dal 26 ottobre, dirigendosi verso Tawila, che ospita già centinaia di migliaia di sfollati a causa di precedenti attacchi. Lo ha detto il portavoce dell'Onu Haq, facendo il punto sulla crisi umanitaria aggravatasi dopo la "caduta" di El Fasher conquistata dopo mesi di assedio dalle Forze di supporto rapido (Rsf). Donne e ragazze, ha aggiunto Haq, hanno subito "stupri, rapimenti e altre forme di violenza estrema durante la fuga". Fonti locali pubblicate che circa 1.300 persone con ferite da arma da fuoco sono arrivate nella città dopo essere state attaccate mentre cercavano di fuggire.
Trump al lavoro per risolvere la crisi
Intanto Gli Stati Uniti continuano a portare avanti "interlocuzioni dirette" con gli attori presenti in Sudan con l'obiettivo di giungere ad una pace che possa garantire l'accesso agli "aiuti umanitari e alleviare la sofferenza della popolazione". Lo ha riferito un portavoce del Dipartimento di Stato Usa, sottolineando che l'amministrazione Trump è impegnata a "lavorare per risolvere la crisi" in corso nel Paese. "Una interlocuzione con tutti gli attori rilevanti è essenziale per raggiungere questo obiettivo: alla luce dell'urgenza di una de-escalation della violenza, continueremo a interagire con le parti coinvolte nel conflitto per porre fine alla guerra", ha concluso il portavoce.
La comunità internazionale non volti le spalle
Attiva sulla crisi in Sudan anche la società civile. L'ong Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale, in particolare agli Emirati Arabi Uniti, di interrompere immediatamente la fornitura di armi e assistenza militare alle Rsf, per evitare l'escalation di violenze. Amnesty ha sollecitato protezione per la popolazione civile della regione sudanese del Kordofan, sottoposta a un crescendo di attacchi da parte dei paramilitari delle Rsf. Dopo aver preso il controllo della città di Bara, infatti, le Rsf hanno preso di mira la città di El Obeid, dove il 3 novembre un attacco con un drone ha ucciso almeno 40 persone durante un funerale. Oltre a El Obeid, le Rsf stanno circondando Kadugli, nel Kordofan meridionale. "Il mondo non può continuare a girare le spalle alla popolazione civile del Sudan mentre i gravi pericoli che sta correndo sono del tutto evidenti. - ha spiegato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International in un comunicato, chiedendo la fine degli attacchi - È incomprensibile rimanere a guardare mentre i civili rischiano di essere uccisi dalle Rsf. Gli orribili bagni di sangue e le atrocità delle ultime settimane a El Fasher, nel Darfur settentrionale, non devono ripetersi".
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