Ucraina, il dramma dei veterani amputati

Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano

Dopo aver parlato con Roman Maksymets, ci si sente più leggeri. Non è molto loquace, ma la sua spontaneità, unita a una grande forza di volontà e a una profonda generosità, non ha bisogno di molte parole. Ferito in azione nel 2016, Roman ha subito l’amputazione degli arti inferiori, di un braccio ed ha perso la vista da un occhio. L’ultimo mercoledì di ottobre al termine dell’udienza generale ha potuto salutare il Papa, che ha ringraziato per il sostegno all’Ucraina.

In Ucraina protesi all'avanguardia

“Sono nato nella regione di Leopoli - racconta Roman nell’intervista concessa ai media vaticani - e da quando nel 2017 sono stato dimesso dall'ospedale, ho sempre indossato delle protesi, che all’epoca erano state realizzate Italia, con le tecnologie più avanzate. Ora le protesi che indosso sono state fatte in Ucraina, perché adesso anche da noi disponiamo di tecnologie all’avanguardia e ai militari che restano feriti vengono applicate protesi moderne».

Testimone per aiutare gli altri

Oggi la sua missione consiste nel sostenere i militari che sono rimasti mutilati. «Vado a trovare i militari che hanno ferite o amputazioni agli arti superiori o inferiori. E posso condividere con loro la mia esperienza, perché sono passati nove anni dal mio ferimento e sono otto anni e mezzo che uso le protesi”, spiega. “All'inizio è sempre difficile, ma poi, col tempo, ci si abitua». A casa Roman ha una moglie e quattro figli che lo aspettano. Alla domanda su cosa desidera per i suoi figli, risponde: «Che possano vivere liberi nel proprio Paese e che non debbano combattere. Tutto il resto, credo, dipenda da loro».