Violenza sulla donne, nel mondo 50 mila uccise in un anno
Beatrice Guarrera - Città del Vaticano
«Le donne che ci parlano da El Fasher, il cuore dell’ultima catastrofe sudanese, ci raccontano di aver sopportato la fame, sfollamenti, stupri e bombardamenti». Così ha dichiarato solo pochi giorni fa ai giornalisti Ginevra Anna Mutavati, direttrice regionale per l’Africa Orientale e Meridionale di Un women, l’ente delle Nazioni Unite dedicato all’uguaglianza di genere e all’empowerment delle donne. Nella capitale dello stato del Darfur settentrionale, infatti, dopo oltre 500 giorni di assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) a fine ottobre, sono state documentate violenze diffuse, tra cui esecuzioni sommarie e stupri. Il prezzo più grave lo pagano ancora le donne che sono esposte a atrocità indicibili, anche nella fuga per raggiungere località più sicure. Il pericolo non è corso, purtroppo, solo dalle donne che vivono in contesti di guerra. Su scala mondiale, infatti, si stima che 840 milioni di donne — quasi una su tre — abbiano subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner, violenza sessuale da parte di persone diverse dal partner, o entrambe almeno una volta nella vita (il 30% delle donne dai 15 anni in su). I dati, riportati dall’Onu, parlano da soli dell’importanza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra oggi, martedì 25 novembre.
Una donna uccisa ogni 10 minuti
Il rapporto delle Nazioni Unite, diffuso in occasione della Giornata, mette in luce le conseguenze più devastanti della violenza di genere: ogni 10 minuti lo scorso anno una donna da qualche parte nel mondo è stata uccisa. In totale sono circa cinquantamila le vittime di femminicidio in dodici mesi, il 60 per cento delle quali, secondo l’indagine, è stato vittima di partner o parenti come padri, zii, madri e fratelli. Solo l’11 percento delle vittime maschili di omicidio, invece, è stato ucciso da un familiare. A contribuire direttamente alla violenza anche la disuguaglianza di genere e la misoginia. Sono dunque, in media, 137 le donne assassinate al giorno: una cifra leggermente inferiore al 2023, a fronte di una minore disponibilità dei dati da Paese a Paese. Mentre nessuna regione del mondo è rimasta immune da casi di femminicidio, l’Africa ha registrato ancora una volta il numero più alto, lo scorso anno, con circa 22.000 vittime.
Aumentano gli abusi in rete
Il rapporto dell’Onu sottolinea inoltre che lo sviluppo tecnologico ha aggravato alcuni tipi di violenza contro donne e ragazze e ne ha creati altri, come la condivisione non consensuale di immagini e informazioni, il doxxing e i video deepfake, realizzati con intelligenza artificiale. Sul web, molestie automatizzate e campagne coordinate di odio colpiscono persone di ogni età. Si stima che più del 38% delle donne abbia subito una forma di violenza online e l’85% abbia assistito ad abusi contro altre donne sulle piattaforme digitali.
L'impegno di Talitha Kum per le donne
«È molto importante per noi fare sensibilizzazione, soprattutto in questa Giornata». A parlare è suor Abby Avelino, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la rete globale anti tratta gestita da religiose. In questo momento, spiega la suora, è tanta la violenza digitale. Dunque è proprio nel mondo digitale che bisogna agire per contrastare il traffico di esseri umani e in particolare delle donne. «Oggi la nostra rete si è incontrata online per parlare dell’impatto della guerra e dei conflitti nella violenza di genere, concentrandoci in particolare sulle persone più vulnerabili, ovunque ci troviamo: in Ucraina, nel Sud del mondo, nelle nazioni africane e anche in Asia». Anche in Europa sono molte le donne sopravvissute alla tratta, che vengono costrette a spostarsi dai trafficanti.
47.000 persone raggiunte
Tra le più recenti storie di successo, la coordinatrice internazionale di Talitha Kum racconta, per esempio, la storia di una donna del Sud Sudan che aveva chiesto aiuto. «Non sapevamo dove fosse, ma grazie alla nostra rete siamo riusciti a localizzarla — spiega —. Era stata trasferita in Ciad, ma grazie alla nostra collaborazione dall’Italia, è riuscita a entrare in contatto con sua madre, anch’ella vittima di tratta, e a ricongiungersi a lei». In base al più recente rapporto dell’organizzazione nel 2024 sono state raggiunte 47.000 persone tra vittime e sopravvissute. «Il mio pensiero in questa Giornata — conclude suor Avelino — va alle donne e alle ragazze afflitte dalla tratta. Come Thalita Kum rinnoviamo il nostro impegno a stare a contatto con chi soffre con ascolto, protezione e tenerezza, perché ogni ragazza possa ritrovare la speranza, la sicurezza e la forza di ricominciare. Insieme, “Talitha Kum”, “Fanciulla, alzati”». (beatrice guarrera)
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui