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Il libro di Vittorino Andreoli "Mistero" Il libro di Vittorino Andreoli "Mistero"

Andreoli: “Il mistero è il limite che custodisce la nostra grandezza”

Il nuovo libro dello psichiatra e scrittore è una riflessione sul tema del mistero come elemento ineludibile di ogni esperienza umana

Mara Miceli – Città del Vaticano

C’è uno spazio prezioso, quasi sospeso, in cui la parola diventa ascolto. È lì che incontriamo Vittorino Andreoli, psichiatra, scrittore e osservatore instancabile dell’animo umano. Nel suo libro Mistero, Terra Santa Edizioni, attraversa le pieghe della fragilità, della mente, dell’amore e della follia, cercando con lo sguardo del medico e la pietà dell’uomo ciò che resiste dentro ogni enigma umano. “Il mistero - spiega - non è soltanto ciò che l’uomo scopre nel mondo, ma anche ciò che egli stesso genera”. 

Ascolta l'intervista a Vittorino Andreoli

La percezione del limite

Ma l'essere umano genera davvero il mistero? O rischia di dissolverne la sacralità quando tenta di spiegarlo? Andreoli sorride, e risponde precisando: “Creatore del mistero è una parola eccessiva”. La sua prospettiva parte sempre dall’uomo, dalla terra, dal comportamento.  “Ciò che mi colpisce dell’umano, dice, è la percezione del limite, che è fragilità ma anche forza. Perché è proprio il limite che ci spinge a riconoscere il bisogno dell’altro”. È un punto centrale del suo pensiero: il limite come bellezza, come misura della nostra condizione. Persino la scienza, sottolinea, ha dovuto rinunciare all’antico motto positivista “ignoramus sed non ignorabimus”. “Non sappiamo tutto - afferma -  e continueremo a non sapere. La conoscenza non può essere illimitata per i limiti stessi della nostra biologia, del nostro cervello”. Ed è proprio nel limite che il mistero si annida: non come oggetto da spiegare, ma come condizione costitutiva dell’umano, come un orizzonte verso cui si tende senza mai raggiungerlo. Anche Gesù, nel Vangelo di Marco (4,11), dice ai Dodici apostoli: "A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole".

Tempo, dolore e amore: plasmare l’invisibile

In Mistero Andreoli dedica pagine intense al rapporto tra tempo, dolore e amore. Il tempo come “contenitore umano”, come luogo in cui amore e sofferenza danno forma all’esserci. Ma cosa accade quando il dolore deforma il tempo, lo dilata o lo spezza? Come può l’amore riplasmarlo senza negarlo? “L’amore - risponde - è forse l’espressione più alta dell’umano”. È l’atto che porta fuori dal nostro io la piaga del tempo presente e ci consegna all’altro. L’amore, nella sua visione, è l’unione di due fragilità che insieme diventano forza, una reciprocità che dà certezza. “Quando lo passo dall’umano a qualcosa che sento, ma non so definire - aggiunge -, avverto che l’amore appartiene anche a una dimensione invisibile. Forse perché l’amore stesso è parte del mistero".

Il sacro, Dio e il bisogno di inginocchiarsi

Per chi crede, il mistero ha un nome: Dio. Ma quanto Dio entra nella sua ricerca di senso? Andreoli risponde parlando di sacro, una funzione della mente umana, un modo per riconoscere ciò che non comprendiamo e che pure ci serve per vivere. “Ho una gran voglia di inginocchiarmi - afferma -, ma non riesco a farlo, di fronte alla spiegazione della fisica, della scienza. Lì non c’è la parte che tocca l’umano”.

Il mistero e l’essenziale

Il punto, per lui, non è tanto capire, quanto accettare l’impossibilità di capire tutto. “Molte cose dell’uomo e del mondo non le puoi comprendere. Non per mancanza di metodo, ma perché sei limitato. E questo limite è la tua grandezza: ti fa aver bisogno dell’altro, e forse anche di Chi il mondo l’ha fatto”. Il mistero, allora, diventa la dimensione che ci forgia, ci rende unici; l’essenziale che custodisce la nostra umanità: invisibile, irriducibile, straordinariamente necessaria. Le parole di Andreoli sono uno sprone alla riflessione anche per i credenti. Nella dimensione cristiana il senso del mistero è centrale e si conferma ogni giorno sull'altare: "Il mistero della Messa - sottolineava Papa Giovanni XXIII nel messaggio Urbi et Orbi per il Natale del 1960 - è in qualche modo una rinnovazione del mistero di Betlemme, oltre che della Croce".

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04 dicembre 2025, 15:20