La tempesta Byron sferza la Striscia di Gaza, 850 mila sfollati a rischio
Silvia Giovanrosa - Città del Vaticano
Sono centinaia di migliaia i palestinesi sotto le tende nei campi profughi della Striscia, provate dall’emergenza umanitaria, che si trovano ora a fare i conti con le tempeste che stanno colpendo il territorio palestinese. Previste per i prossimi giorni inondazioni improvvise, forti venti e grandine in tutta la regione. Secondo alcune analisi, la maggior parte delle reti fognarie è andata distrutta negli attacchi dell’esercito israeliano, con il rischio che l'acqua delle inondazioni si possa mescolare con le acque reflue grezze, aumentando così la diffusione di malattie come colera e dissenteria. Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato un appello urgente a Israele, perché consenta l'ingresso di aiuti e materiali utili a fronteggiare la nuova imminente emergenza che potrebbe trasformarsi in tragedia. A subirne le maggiori conseguenze sono, come sempre, i più fragili. Save the Children ha reso noto che molti dei suoi spazi allestiti nella Striscia per la cura dei bambini sono stati chiusi a causa del maltempo negli scorsi giorni.
Nuovo appello dell'Onu
In questo contesto le Nazioni Unite chiedono che venga fornita la necessaria assistenza alla popolazione palestinese. ”Con l'arrivo di un'altra tempesta invernale nella Striscia - ha dichiarato il portavoce, Farhan Haq - le basse temperature e le piogge mettono particolarmente a rischio i gruppi vulnerabili. Tra questi figurano i neonati, per i quali l'ipotermia è estremamente pericolosa”. Le organizzazioni umanitarie ha proseguito il portavoce si sono preventivamente attivate, distribuendo, già negli scorsi giorni abiti invernali, in particolare nelle aree soggette ad inondazioni. L'Onu inoltre continua a denunciare sistematiche violazioni del cessate il fuoco. Dall’inizio della tregua si sono registrati 121 morti in 350 attacchi. Tra le vittime ci sono almeno sette donne e 13 bambini, e tutti gli attacchi sono avvenuti nelle vicinanze della cosiddetta "linea gialla", la linea di demarcazione dietro la quale le forze israeliane si sono ritirate, ha affermato il responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Le trattative
Il presidente israeliano Herzog, a seguito dell’incontro a Gerusalemme con l’ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu Waltz, ha fatto sapere di aspettarsi nei prossimi giorni dei nuovi annunci da parte della Casa Bianca sull’attuazione della Fase 2 della proposta di pace dell’amministrazione statunitense. Una svolta nelle trattative potrebbe avvenire dunque dall’incontro, in agenda il prossimo 29 dicembre, tra il premier israeliano Netanyahu e Donald Trump. I temi chiave delle discussioni sarebbero la messa in campo di un'autorità tecnocratica dei palestinesi per ottenere acqua, gas, fognature, per ripristinare i servizi di base", ha detto Waltz.
La Cisgiordania
Aumentano intanto le ostilità in Cisgiordania. L’Autorità nazionale palestinese ha condannato la decisione israeliana di costruire 764 nuove unità abitative definendola "un tentativo di sabotare gli sforzi internazionali volti a fermare la violenza e l'escalation e a realizzare la stabilità nella regione". Negli ultimi giorni nei territori palestinesi occupati inoltre si sono registrati nuovi raid dell’esercito israeliani che hanno portato all’arresto di 100 cittadini. Tra le persone fermate dall'Idf ci sono numerosi ex prigionieri rilasciati nelle scorse settimane.
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