Onu: a Gaza emergenza alimentare per 1,5 milioni di persone
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
Nonostante la fragile tregua, raggiunta in ottobre; nonostante i tentativi negoziali per arrivare presto alla “Fase 2” dell’accordo per Gaza, nella Striscia persiste il dramma di una situazione umanitaria caratterizzata da sfollamenti, fame, freddo e maltempo, oltre che assenza di medicinali, acqua potabile ed elettricità.
Onu: a Gaza emergenza alimentare per più di 1,5 milioni di persone
Soprattutto, più di un 1,5 milioni di palestinesi è alle prese con "livelli estremi di insicurezza alimentare", ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric. Si tratta, ha chiarito, "di più del 75% della popolazione: affrontano livelli estremi di insicurezza alimentare acuta e malnutrizione critica". A ciò si aggiungono "le brutali tempeste invernali" che "stanno peggiorando questi numeri, con infrastrutture vitali, dagli ospedali alle panetterie, fino ai servizi idrici e igienico sanitari, che faticano a funzionare".
L'allarme dell'Ipc: con una ripresa delle ostitlità torna il rischio carestia
Un allarme lanciato ieri anche dall’Integrated food security phase classification initiative (Ipc), una coalizione di organismi di monitoraggio incaricata dall’Onu di segnalare il rischio di crisi umanitarie imminenti. La carestia dichiarata lo scorso agosto, spiega l’Ipc, sarebbe ora superata, "tuttavia, la situazione rimane critica: l’intera Striscia è classificata ora in stato di 'emergenza' dal 1° dicembre 2025 ad aprile 2026". Si tratta del quarto livello più alto su cinque (quello di 'catastrofe' o 'carestia' appunto, accertato in precedenza) di insicurezza alimentare. E anzi, si dice, "nello scenario peggiore, che includerebbe una ripresa delle ostilità e l’interruzione degli afflussi umanitari e commerciali, l’intero territorio è a rischio carestia" fino a quel periodo.
Lo scenario contestato dal Cogat israeliano
Un quadro contestato dal coordinatore israeliano delle attività governative nei Territori palestinesi (Cogat), che ha respinto le conclusioni del rapporto: questo "ancora una volta dipinge un quadro distorto, parziale e infondato della situazione umanitaria", ha dichiarato, perché "quasi 30.000 camion di cibo con oltre 500.000 tonnellate di cibo" sarebbero già "entrati nella Striscia durante il cessate-il-fuoco".
Per Save the children 4 bambini su 5 con livelli di fame critici
Ma la denuncia arriva anche da altre organizzazioni umanitarie. "Quattro bambini su cinque a Gaza inizieranno il nuovo anno con livelli di fame critici", dice in una nota Save the children, secondo cui "la mancanza di cibo regolare e nutriente può causare danni a lungo termine allo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini": "la distribuzione rimane irregolare e significativamente inferiore agli impegni presi", è la conclusione.
Ancora raid dell'Idf: 6 morti a Gaza City
Intanto, nell’enclave continuano i raid dell’Idf. Fonti della protezione civile a Gaza hanno riferito ad Al Jazeera che sei palestinesi sarebbero stati uccisi e molti altri, tra cui bambini, feriti in un attacco israeliano contro una scuola-rifugio nel quartiere di Tuffah, zona est di Gaza City. L’esercito si è difeso sostenendo di aver aperto il fuoco su alcuni «sospetti» e di aver avviato un’indagine sull’accaduto.
Rubio: nessuna pace senza disarmo di Hamas
In una confenrenza stampa con i giornalisti, il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha infine ribadito la condizione degli Usa per procedere con le varie fasi dell’accordo stilato dalla Casa Bianca: "Non può esserci pace a Gaza finché Hamas non viene disarmata e non costituisce più una minaccia per Israele", ha dichiarato, dicendosi poi "molto fiducioso" sulla Forza di stabilizzazione internazionale (Isf).
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