Sydney, per la strage antisemita si segue la pista della radicalizzazione
Federico Piana- Città del Vaticano
A Sydney, Naveed Akram si è risvegliato questa mattina dal coma profondo nel quale era piombato ormai da 48 ore dopo essere stato colpito da un agente di polizia. Il ragazzo ventiquattrenne, uno dei due autori della strage di Bondi Beach avvenuta durante la festa ebraica di Hanukkah di domenica scorsa, sta lentamente riprendendo conoscenza e gli inquirenti si sono detti pronti ad incriminarlo e, quando sarà possibile, anche interrogarlo. Il giovane ancora non sa che suo padre, che con lui ha aperto il fuoco contro decine di uomini, donne e bambini, è stato ucciso dalla reazione delle forze dell’ordine, intervenute una manciata di minuti dopo l’inizio della tragedia.
Lavoro d'indagine
Il lavoro investigativo degli inquirenti oggi ha messo in evidenza che il padre di Naveed, Sajid, era cittadino indiano trasferitosi in Australia con un visto studentesco nel 1998. La conferma è arrivata dalla stessa polizia indiana che ha spiegato come, all’epoca, non risultasse nessuna radicalizzazione con gruppi estremisti islamici. Cosa che, invece, sarebbe avvenuta successivamente e avrebbe coinvolto anche il figlio.
Motivazioni ideologiche
Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, dopo aver visitato il luogo dell’eccidio, ora meta di decine di persone che lasciano in terra lumini e fiori, ha spiegato che i due assassini sono stati «motivati dall’ideologia dell’Is» e ha ribadito che in Australia «la perversione radicale dell’Islam è assolutamente un problema». A sostegno delle dichiarazioni del primo ministro, la polizia ha fatto sapere di aver trovato, nell’auto degli attentatori, due bandiere con le insegne dello Stato islamico
Gravi condizioni
Negli ospedali della città, capitale dello Stato del Nuovo Galles del Sud, si sta tentando in tutti i modi di salvare la vita a 25 feriti ancora ricoverati, 10 dei quali versano in condizioni critiche. Tre sono bambini. Come Matilda, dieci anni, la cui morte nella sparatoria di Bondi Beach è stata ufficialmente confermata dalle autorità, insieme agli altri decessi: dal calciatore dilettante francese all’ottantasettenne sopravvissuto all’Olocausto, la vittima più anziana.
Altri eroi
E proprio in relazione alle vittime, stanno emergendo particolari finora inediti che raccontano la storia di altri eroi, oltre ad Ahmed al Ahmed, il fruttivendolo musulmano ferito nel tentativo di disarmare gli assalitori. Un video amatoriale, visionato anche dagli investigatori, ritrae una coppia di sposi sessantenni che tenta di bloccare uno degli attentatori prima di essere uccisa. Sofia e Boris, hanno raccontato i familiari, erano sposati da 34 anni e sarebbero morti uno accanto all’altra. Questa mattina, proprio a Bondi Beach, anche l’ambasciatore israeliano in Australia, Amir Maimon, ha voluto portare tutto il suo sgomento: «Non sono sicuro — ha detto — che il mio vocabolario sia abbastanza ricco per esprimere ciò che provo. Il mio cuore è spezzato perché la comunità ebraica, gli australiani di fede ebraica, è anche la mia comunità».
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