Cerca

Un elicottero d'attacco americano Apache AH-64 si prepara a colpire in Siria Un elicottero d'attacco americano Apache AH-64 si prepara a colpire in Siria  (Public Domain)

Gli Usa attaccano le basi dell'Is in Siria

Iniziata nella notte l’operazione Hawkeye Strike: colpiti 70 obiettivi, almeno 5 morti. Trump: i raid sono "una fortissima rappresaglia contro i terroristi". Washington risponderà con durezza a ogni attacco contro cittadini o militari statunitensi perché "chi colpisce gli americani sarà colpito più duramente che mai"

Guglielmo Gallone - Città del Vaticano

È iniziata questa notte l’operazione Hawkeye Strike. Obiettivo: eliminare le infrastrutture e le cellule del sedicente Stato islamico (Is) ancora attive in Siria. A darne notizia è stato il segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, spiegando che l’azione militare è stata avviata in risposta diretta all’attacco del 13 dicembre scorso nei pressi di Palmira, nel quale hanno perso la vita due militari americani e un interprete civile.

L'annuncio del Pentagono

Secondo quanto riferito da Hegseth in un messaggio pubblicato su X, le forze statunitensi hanno colpito combattenti dell’Is, infrastrutture operative e depositi di armi del gruppo jihadista. L’operazione, ha sottolineato il Pentagono, rientra nel quadro delle attività condotte dagli Stati Uniti per contrastare la minaccia terroristica nella regione e prevenire nuovi attacchi contro il personale americano schierato sul terreno. A confermare la portata dell’azione è stato anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che in un post sul social media Truth ha definito i raid una «fortissima rappresaglia» contro l’Is. Trump ha ribadito che Washington risponderà con durezza a ogni attacco contro cittadini o militari statunitensi, avvertendo che chi colpisce gli americani «sarà colpito più duramente che mai».

L'operazione Hawkeye Strike

Nel dettaglio, il Comando centrale americano, Centcom, ha reso noto di aver colpito oltre 70 obiettivi dell’Is in diverse località della Siria centrale. L’operazione ha impiegato caccia, elicotteri d’attacco e artiglieria, con più di cento munizioni di precisione contro infrastrutture e siti di stoccaggio delle armi del gruppo jihadista. Alle operazioni avrebbero partecipato anche le Forze armate giordane, con un jet da combattimento usato in funzione di supporto, ha riferito il comandante del Centcom, Brad Cooper. Fonti di sicurezza citate dai media riferiscono inoltre che gli Usa hanno informato preventivamente Israele. Sul terreno, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno cinque membri del sedicente Stato islamico sono stati uccisi, tra cui un responsabile dell’utilizzo di droni nell’area orientale del Paese.

L'impegno di Damasco contro l'Is

Da Damasco, senza commentare direttamente i raid statunitensi, il ministero degli Esteri siriano ha ribadito in una nota il «fermo impegno» a combattere lo Stato islamico e a impedire che il gruppo possa disporre di rifugi sicuri sul territorio nazionale. Le autorità siriane hanno invitato gli Stati Uniti e i membri della coalizione internazionale a sostenere gli sforzi nella lotta al terrorismo, con l’obiettivo di proteggere i civili e ristabilire sicurezza e stabilità nella regione.

Il ruolo degli Usa nella regione

Nell’ambito della missione in corso contro lo Stato islamico, gli Stati Uniti mantengono circa mille soldati nel nord-est della Siria, dove operano insieme alle Forze democratiche siriane a guida curda, e presso la base di Al Tanf, nel sud-est del Paese. L’operazione segna uno dei più significativi interventi militari statunitensi in Siria degli ultimi mesi e s’inserisce in una fase in cui, pur riducendo la propria presenza sul terreno dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad, Washington continua a condurre azioni mirate contro l’Is, ancora attivo soprattutto nelle aree desertiche del Paese.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

20 dicembre 2025, 10:31