Saranno santi Carlo Acutis e il fondatore dei Missionari della Consolata
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Sarà un concistoro a stabilire la canonizzazione dei beati Carlo Acutis e Giuseppe Allamano, ma anche di Marie-Léonie Paradis ed Elena Guerra. Lo ha deciso il Papa che stamattina ha ricevuto il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, firmando i Decreti riguardanti il giovane sepolto ad Assisi e il fondatore dei Missionari della Consolata. La nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana precisa inoltre che Francesco "ha approvato i voti favorevoli della Sessione ordinaria" dei cardinali e vescovi "per la canonizzazione dei Beati Emanuele Ruiz e sette compagni, dell’Ordine dei Frati Minori, e Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki, Fedeli Laici, uccisi in odio alla Fede a Damasco (Siria) tra il 9 e il 10 luglio 1860".
Carlo, mai "fotocopia"
La sua storia la conoscono ormai moltissimi. Giovanissimo, un talento della prima era di Internet assieme al talento di un cuore grande verso chiunque, fin da bambino e specie verso i suoi coetanei, che aiuta come può. Un adolescente precoce d’intelligenza e anima, come si addice a chi è nato originale ma non sarà destinato a morire in fotocopia. Nel 2006 a 15 anni Carlo Acutis ha già bruciato le tappe di cosa voglia dire avere fede, amare la Chiesa e i poveri e trafficare la sua creatività sul web per lasciare un messaggio - con la sua mostra sui miracoli eucaristici - che non brucia perdendosi come tanti algoritmi. A ottobre una leucemia fulminante lo porta via, ma non quello che ha costruito. Papa Francesco lo beatifica nel 2020 ad Assisi dove ora riposa nel Santuario della Spogliazione, meta di infiniti pellegrinaggi.
Una lettera per una vita
Ed è qui che parte la storia straordinaria del miracolo che porterà alla canonizzazione di Carlo. Tra i tanti pellegrini sulla tomba, l’8 luglio 2022, un venerdì, c’è anche una donna, Liliana, della Costarica. Si inginocchia, prega e lascia una lettera, parole di speranza che avvolgono l’angoscia peggiore per una madre. Sei giorni prima, il 2 luglio, sua figlia è caduta nella notte dalla bici mentre tornava a casa nel centro di Firenze, dove dal 2018 la ragazza si trova per studiare. La notizia che arriva dall’ospedale Careggi è di quelle che schiantano. Trauma cranico molto grave, intervento di craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro per diminuire la pressione, speranze di sopravvivere quasi nulle.
Quel 2 luglio, la segretaria di Liliana comincia a pregare il beato Carlo Acutis e l’8 Liliana stessa va ad Assisi. Quello stesso giorno l’ospedale informa: Valeria ha ripreso a respirare spontaneamente, il giorno dopo riprende a muoversi e parzialmente a parlare. Di lì in avanti è uno di quei casi in cui i protocolli medici si fanno da parte. Il 18 luglio la Tac mostra la scomparsa dell’emorragia e l’11 agosto la ragazza viene trasferita per la terapia riabilitativa, ma dopo solo una settimana è chiaro che la guarigione completa è ormai a un passo. E il 2 settembre madre e figlia sono di nuovo ad Assisi sulla tomba di Carlo a dire il loro infinito grazie.
Dramma nella giungla
C’è una storia in qualche aspetto non troppo dissimile che porterà alla canonizzazione il beato piemontese Giuseppe Allamano, vissuto tra il 1851 e il 1926. Da ragazzino Giuseppe cresce fra i salesiani, a 22 anni è sacerdote col sogno di partire in missione, ma la salute non è di ferro e deve occuparsi d’altro. A 29 anni lo mandano a dirigere il più grande santuario mariano di Torino dedicato alla Madonna Consolata. Lo riporta agli splendori di un tempo e il sogno delle missioni si trasforma in una grande opera, l’Istituto Missioni Consolata, che fonda nel 1901 e su richiesta di Pio X ne costituisce anche un ramo femminile con le Suore Missionarie della Consolata. Giovanni Paolo II lo beatifica nel’90.
Il 7 febbraio del ’96 una femmina di giaguaro si avventa contro Sorino Yanomami, un indio della foresta amazzonica. La zampata gli mette a nudo una parte del cranio e per otto ore l’uomo resta senza cure adeguate, finché un aereo non lo porta all’ospedale di Boa Vista. La scena per i medici è terribile, l’indigeno viene operato e poi ricoverato in terapia intensiva. Accanto a lui, oltre alla moglie, ci sono sei suore della Consolata, un sacerdote e un fratello missionario sempre della Consolata. Tutti invocarono il beato Allamano e mettono una sua reliquia al capezzale di Sorino. Quel giorno è lo stesso in cui inizia la novena del beato e le religiose la recitano per richiedere al loro fondatore la guarigione dell’uomo. Sorino si risveglia dieci giorni dopo l’intervento senza alcun problema di tipo neurologico. Il 4 marzo venne trasferito presso una casa di cura e già l’8 maggio rientra al suo villaggio completamente guarito, riprendendo la sua vita di abitante della foresta.
Perseguitati a Damasco
E' un dramma di odio anticristiano risalente a un oltre un secolo e mezzo fa quello che porterà alla canonizzazione dei beati Emanuele Ruiz e sette compagni, dell’Ordine dei Frati Minori, e di Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki e altri laic. La vicenda si svolge in Siria, a Damasco, tra il 9 e il 10 luglio 1860. Nella. notte un gruppo di miliziani drusi provenienti dal Libano e diretti in Siria, mettono a ferro e fuoco Damasco. Il loro obiettivo principale è la comunità cristiana che vive in città e in particolare il convento e la chiesa francescana di San Paolo. E' qui che otto frati minori, sette spagnoli e un austriaco, vengono trucidati assieme a tre fratelli, cristiani maroniti, presenti in quel frangente nel convento.
Preghiera che guarisce
Nei Decreti firmati dal Papa spicca un’altra storia di guarigione miracolosa che porterà alla beatificazione del venerabile Giovanni Merlini, sacerdote umbro originario di Spoleto, dove nasce nel 1795 morendo poi a Roma nel 1873. Nel 1820 era entrato nella Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, che servirà fino alla morte con ogni energia, divenendone moderatore generale nel 1847. Sarà molto stimato da Pio IX che lo vuole come consigliere spirituale.
La storia del miracolo riguarda il signor C. Cefalo, beneventano del 1946, che tra settembre e ottobre del 2013 viene ricoverato per angiodisplasia, una malformazione vascolare a livello di intestino. Il quadro clinico peggiora, ricoveri e trasfusioni di sangue non sortiscono effetti. Il 10 gennaio 2015 è di nuovo in ospedale in condizioni critiche in stato di semincoscienza. Una nipote che frequentava la Parrocchia di Sant’Anna a Benevento, retta dai Missionari del Preziosissimo Sangue, comincia a chiedere con i familiari l’intercessione del venerabile Giovanni Merlini. Una sua immaginetta con una reliquia viene apposta nel letto del malato e dal 16 gennaio si registra un improvviso e inspiegabile cambiamento in meglio del decorso clinico che lo porta a una guarigione rapida, completa e duratura, non spiegabile scientificamente.
Senza paura
Tra i beati dei decreti di oggi non mancano storie di martirio. La prima riguarda un sacerdote polacco, Stanislao Kostka Streich, classe 1902, che dopo l’ordinazione svolge il ministro di parroco e si distingue per la dedizione con cui si spende creando gruppi di catechesi e di preghiera per bambini, giovani e adulti, aiutando operai, disoccupati, famiglie in difficoltà. La sua azione pastorale dà fastidio alla frangia comunista che si è stabilita a Luboń e che considera la vicinanza di don Stanislao agli operai un modo della Chiesa di asservire le classi povere. Il sacerdote riceve lettere anonime piene di offese e con minacce di morte, ignoti profanano il tabernacolo e buttano all’aria le vesti liturgiche ma don Stanislao tira diritto con coraggio, finché il 27 febbraio 1938, durante la Messa mentre si sta avvicinando all’ambone per l’omelia, Wawrzyniec Nowak, comunista dichiarato, lo uccide sparandogli quattro colpi di pistola. Il sacerdote molto probabilmente nota Nowak e ne intuisce le intenzioni, giacché pochi istanti prima di morire fa allontanare dal pulpito i bambini. Catturato dalla folla, l’assassino sarà poi processato e condannato a morte.
Come Maria Goretti
L’altra vicenda di martirio riguarda una laica ungherese, Maria Maddalena Bódi. Nata nel 1921 a Szigliget, la donna è figlia di braccianti agricoli ma considerata illegittima perché il padre era sprovvisto di documenti. Ed è anche un uomo ruvido, alcolista e ateo. Maria Maddalena tuttavia, su influsso della madre, cresce nella fede, riceve i sacramenti, e si mette a servizio di bambini, poveri, anziani trascurati o abbandonati. Vorrebbe consacrarsi ma nessun istituto religioso può accoglierla per via della situazione irregolare dei genitori. Si consacra allora a Cristo Re, facendo voto privato di castità perpetua. Nel 1939 comincia a lavorare in fabbrica e dà supporto morale e spirituale all’Associazione delle ragazze lavoratrici. La solidarietà si moltiplica allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, Maria Maddalena aiuta anziani e mamme con bimbi piccoli e assiste i feriti del vicino ospedale. Quando le truppe sovietiche raggiungono il suo villaggio il 23 marzo 1945 un soldato sovietico la nota insieme ad altre donne fuori da un rifugio e gli intima di seguirla in una parte nascosta. La giovane sa cosa sta per capitargli, lo segue e inizialmente ma riesce a ferirlo con un colpo di pistola, di divincola ed esce dal rifugio per dire alle altre donne di scappare, ma il soldato sale sul tetto e le spara alle spalle uccidendola.
I tre nuovi venerabili
Tre sono le personalità del Novecento per le quali i Decreti di Francesco riconoscono l’eroicità delle virtù e dunque attribuendo loto il titolo di “venerabili”. Padre Guglielmo Gattiani (1914-1999) è un frate minore che si distingue durante il secondo conflitto mondiale assistendo feriti e sfollati. Dopo la guerra cerca di vivere una vita di ritiro e povertà, incoraggiato anche da Padre Pio che incontra alcune volte a Pietrelcina. Trascorre lunghi anni a Faenza al Santuario del SS. Crocifisso, dedicandosi a catechesi e pastorale sempre col tratto umile che sempre lo distingueva.
È una vicenda che si snoda in Spagna quella di Ismael Molinero Novillo, che ancora adolescente inizia a lavorare per sostenere la numerosa famiglia e contemporaneamente frequenta con assiduità la parrocchia. Si impegna in Azione cattolica e spende il tempo libero specie con gli anziani soli, ospitati nel suo paese. lA guerra civile che scoppia nel ’36 gli fa assistere alla violenza delle persecuzioni anticristiane. Viene arrestato perché cattolico e poi arruolato a forza nell’esercito repubblicano che dominava nella sua regione, dove per la sua fede è spesso deriso e vittima di affronti. Catturato nel ’38 non rivela la sua identità di cattolico per condividere la sorte dei suoi compagni di prigionia, con cui spesso condivide il poco cibo, e durante l’internamento si ammala di tubercolosi. Muore a Saragozza il 5 maggio 1938.
Enrico Medi è un laico marchigiano, nasce a Porto Recanati nel 1911. Nel 1920 la famiglia si trasferisce a Roma e il giovane Enrico completa gli studi al Collegio Massimo dei Gesuiti. Fonda la “Lega missionaria studenti”, di cui è presidente per dieci anni e poi presidente onorario a vita. Studente brillante in tutte le materie, si iscrive alla facoltà di Fisica ed è allievo dello scienziato e premio Nobel Enrico Fermi. Nel periodo universitario frequenta la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), dove entra in contatto con Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, e dove conosce Enrica Zanini che sposa nel 1938 e con cui avrà sei figlie. Dopo la guerra viene eletto all’Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana e due anni dopo deputato al Parlamento, diventando anche responsabile dell’Ufficio organizzativo centrale della Democrazia Cristiana. Lascia la politica attiva quando ottiene la cattedra di Fisica terrestre all’Università di Roma. Si impegna per lo sfruttamento pacifico dell’energia atomica, diventa un conferenziere noto anche al pubblico televisivo come conduttore di un programma di divulgazione scientifica. Il tutto sempre vivendo una vita di fede intessuta di preghiera e sacramenti quotidiani. Nel ‘68 Papa Montini lo chiama a far parte della Consulta di Stato della Città del Vaticano e nel ‘71 diventa consigliere comunale a Roma e, l’anno dopo, parlamentare, sostenitore della battaglia referendaria per l’abrogazione della legge sul divorzio.
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