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Giovanni Paolo II con i bambini di una scolaresca, durante la visita a Cuba del 1998 Giovanni Paolo II con i bambini di una scolaresca, durante la visita a Cuba del 1998

I Papi e la scuola, "porta della vita" e mondo da amare dove si forma la persona

Nel giorno dell’incontro di Papa Leone con gli studenti nell’ambito del Giubileo del mondo educativo, riproponiamo alcune riflessioni dei Pontefici sulla scuola

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sono loro una della speranza più luminosa in questo mondo e in questo tempo adombrati da tante ferite: sono le schiere di adolescenti, di ragazzi e di studenti. Papa Leone in questa giornata del 30 ottobre li incontra nell’ambito del Giubileo del mondo educativo.

Paolo VI: la scuola è una porta verso il futuro

Una occasione per rileggere anche le riflessioni dei pontefici su questo universo, la scuola, in cui l’umanità si impasta con il presente e il futuro. All’Angelus del 28 settembre 1969, Papa Paolo VI parla della scuola come di una “porta della vita”.

Paolo VI: a scuola l’uomo piccolo diventa grande

Ci incanta, ci commuove, ci fa sognare questa marcia della fanciullezza, dell’adolescenza, della gioventù verso questa scala ascendente, verso questa porta della vita, ch’è la scuola. Li guardiamo tutti questi figlioli; e come Gesù, un giorno, guardando un giovane, dice il Vangelo, cordialmente, divinamente lo amò (Mr 10, 21), così sentiamo di amarli, uno per uno, e tutti insieme questi alunni incamminati verso la scuola; e li vorremmo salutare, con i loro Genitori, durante quei loro passi che vanno verso la loro apertura al sapere, all’età adulta, al destino futuro. Perché che cosa è la Scuola? Vi è forse, con quello del focolare domestico e quello del tempio della preghiera, nome più alto, luogo più sacro? Dove l’uomo piccolo diventa grande, dove egli impara a conoscere, a pensare e a parlare; dove acquista il senso della verità e della bontà; dove il suo animo aprendo il libro vede l’universo, e dove l’universo sembra entrare nel cuore dell’alunno e farsi coscienza. Officina che forma l’uomo, la Scuola; onoriamola tutti, amiamola.

Giovanni Paolo I, Pinocchio e il gusto della scuola

Quasi dieci anni dopo rispetto a queste parole pronunciate da Paolo Vi arrivano all’Angelus del 17 settembre 1978 gli auguri di Giovanni Paolo I agli studenti dei vari ordini scolastici del sistema educativo. Rivolgendosi ai più piccoli Papa Luciani indica, innanzitutto, un personaggio immaginario, protagonista di un celebre romanzo per ragazzi.

Giovanni Paolo I e i problemi del post scuola

Agli alunni delle elementari vorrei ricordare il loro amico Pinocchio: non quello che un giorno marinò la scuola per andare a vedere i burattini; ma quell'altro, il Pinocchio che prese il gusto alla scuola, tanto che durante l'intero anno scolastico, ogni giorno, in classe, fu il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire. I miei auguri più affettuosi, però, vanno agli alunni delle scuole medie, specialmente superiori. Questi non hanno soltanto gli immediati problemi di scuola, ma c'è in distanza il loro dopo scuola. Sia in Italia, sia nelle altre nazioni del mondo, oggi: portoni spalancati per chi vuole entrare alle scuole medie e alle università; ma quando hanno il diploma o la laurea ed escono dalla scuola, ci sono soltanto piccoli, piccoli usciolini, e non trovano lavoro, e non possono sposarsi. Sono problemi che la società di oggi deve veramente studiare e cercare di risolvere.

Giovanni Paolo II e le interrogazioni

La scuola deve essere anche il tempo della crescita umana, della formazione integrale. Giovanni Paolo II, nel discorso a genitori, agli studenti e docenti delle scuole cattoliche il 23 novembre 1991 affronta un tema che scandisce l’agenda di alunni e insegnanti: quello delle interrogazioni.

Giovanni Paolo II: a scuola per diventare cercatori della verità

Consentitemi di tornare un poco al tempo in cui ero anch’io alunno come voi. Che cosa si teme di più nella scuola? Sono le interrogazioni. Vi auguro di non essere mai bocciati. Ma non lo sarete, se saprete rispondere alle interrogazioni. Gesù Maestro faceva molte domande e, interrogato, dava risposte sapienti. Ecco un traguardo che darà pienezza alla vostra personalità: saper interrogare, cioè andare a fondo delle cose, oltre le apparenze, e diventare onesti cercatori della verità, in particolare di quella religiosa; ed insieme saper ascoltare le risposte, quelle dei docenti e dei genitori. Dovete far sì che la vostra scuola sia attiva, aperta, in grado di curare la formazione integrale della vostra persona.

Benedetto XVI e il compito dell’insegnante

Il compito dell’insegnante non è solo quello “di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società”. È quanto sottolinea Benedetto XVI nel 2010, durante il viaggio apostolico negli Stati Uniti.

Benedetto XVI: si deve educare alla saggezza

L’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore perché “nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa” (Sap 7,16).

Francesco e l’amore per la scuola

Papa Francesco pone in particolare una domanda: perché amare la scuola? Nel discorso rivolto al mondo della scuola italiana, il 10 maggio del 2014, ha rievocato innanzitutto l’immagine del suo primo insegnante, una maestra.

Francesco: la scuola apre mente e cuore

Perché amo la scuola? Proverò a dirvelo. Ho un’immagine. Ho sentito qui che non si cresce da soli e che è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere. E ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra, che mi ha preso a 6 anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola. E poi io sono andato a trovarla durante tutta la sua vita fino al momento in cui è mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla. Questo è il primo motivo perché io amo la scuola. Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni.

Leone XIV e le sfide legate all’educazione

Sono molteplici le sfide da affrontare in campo educativo, nel mondo della formazione. Papa Leone XIV nel discorso rivolto ai fratelli delle scuole cristiane, ispirate da San Giovanni Battista La Salle, si sofferma su alcune di queste sfide.

Leone XIV: i giovani sono un vulcano di vita

I giovani del nostro tempo, come quelli di ogni epoca, sono un vulcano di vita, di energie, di sentimenti, di idee. Lo si vede dalle cose meravigliose che sanno fare, in tanti campi. Hanno però anche loro bisogno di aiuto, per far crescere in armonia tanta ricchezza e per superare ciò che, pur in modo diverso rispetto al passato, ne può ancora impedire il sano sviluppo. Se, ad esempio, nel diciassettesimo secolo l’uso della lingua latina era per molti una barriera comunicativa insuperabile, oggi ci sono altri ostacoli da affrontare. Pensiamo all’isolamento che provocano dilaganti modelli relazionali sempre più improntati a superficialità, individualismo e instabilità affettiva; alla diffusione di schemi di pensiero indeboliti dal relativismo; al prevalere di ritmi e stili di vita in cui non c’è abbastanza posto per l’ascolto, la riflessione e il dialogo, a scuola, in famiglia, a volte tra gli stessi coetanei, con la solitudine che ne deriva.

Quello del mondo educativo è una missione in ogni tempo, in ogni luogo. L'istruzione può portare speranza e pace. L’incontro degli studenti con Papa Leone porta questa luce nel mondo, nonostante tutto.

 

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30 ottobre 2025, 08:50