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Il santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa (Beirut) Il santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa (Beirut) 

Libano, il vicario latino di Beirut: Leone XIV porterà speranza a tutta la regione

Monsignor Essayan commenta l'annuncio ufficiale del viaggio di Leone XIV nel Paese dei Cedri del 30 novembre - 2 dicembre prossimi. Le parole del Pontefice saranno attese da milioni di libanesi: “Ci aspettiamo una ventata di pace e di rinnovamento per tutti noi”

Olivier Bonnel - Città del Vaticano

I libanesi se lo aspettavano già, ma l'annuncio ufficiale da parte della Santa Sede ieri, martedì 7 ottobre, del viaggio di Leone XIV in Libano dal 30 novembre al 2 dicembre ha suscitato ugualmente grande gioia nel Paese. Come molti dei suoi predecessori, il Papa toccherà quindi il suolo di questo Paese che da sempre incarna un messaggio di pacifica convivenza tra i popoli, mezzo secolo dopo l'inizio della guerra civile, in uno stato di sofferenza a causa delle le tensioni regionali, in particolare al confine meridionale, dove permangono gli attriti con Israele.

“In questo periodo, in questa situazione molto instabile che sta vivendo la regione, la visita di Papa Leone è un segno di grande speranza durante il Giubileo”, dice ai media vaticani monsignor Cesar Essayan, vicario apostolico dei latini di Beirut. “Una speranza che stiamo vivendo per il Libano e, credo, per tutta la regione. Papa Leone aveva già annunciato la necessità di un ‘tempo di pace’ e speriamo davvero che la sua visita possa portare una ventata di pace ed essere un momento di rinnovamento per tutti noi. Che ci aiuti a considerare che non c'è altra strada per l'umanità se non quella della pace attraverso il dialogo, la giustizia e il rispetto della dignità di ogni persona”.

Monsignor Cesar Essayan, vicario apostolico dei latini di Beirut.
Monsignor Cesar Essayan, vicario apostolico dei latini di Beirut.

Come si stanno preparando i cattolici e i libanesi in generale a questa visita?

Se ne parlava già, dietro le quinte, ma anche sui social network, sui mass media. Ci sono già molti comitati che si stanno preparando. I giovani, in particolare, hanno grandi aspettative. Settecento ragazzi e ragazze libanesi hanno partecipato al Giubileo dei giovani (nel luglio e agosto scorsi a Roma, ndr). Si sono davvero rimboccati le maniche per preparare l'incontro che dovrebbero avere con lui. C’è un desiderio di incontro da parte dei cristiani e dei musulmani, un desiderio di sentirlo soprattutto dirci parole che non si sentono più altrove, quelle di una figura che è quella di un pastore, di un papà che desidera che gli esseri umani si ritrovino come fratelli e sorelle, che ci sia, insomma, un altro linguaggio oltre a quello della guerra.

Cosa rappresenta la visita del Pontefice per il vostro Paese, dove si pone la questione dell'unità e dove la guerra è sempre alle porte?

Speriamo che il Papa confermi ciò che i suoi predecessori hanno fatto per il Libano e che, ancora una volta, presenti il Paese come il modello per il mondo, il Medio Oriente e i Paesi confinanti. Papa Francesco, anche se non è venuto, non ha esitato a riportare il Libano sulla scena internazionale. Era come se qualcuno dicesse: “Non si tocca”. Ossia non si tocca il Libano, non si tocca questa società della convivenza. Per noi è molto importante. Penso che Papa Leone verrà con lo stesso atteggiamento e cioè di ravvivare questa fiamma di comunione e di unità tra di noi. Ne va della sopravvivenza non solo del Libano, ma di tutto il Medio Oriente e dell'intera regione. Per noi è davvero fondamentale.

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08 ottobre 2025, 12:45