Gli insegnanti del mondo dal Papa: "Riattiviamo il patto tra educatori, famiglia e ragazzi"
Daniele Piccini - Città del Vaticano
"Dopotutto anche Gesù era un insegnante come noi". Olga Bonagura, docente a Tropea alla Scuola per Stranieri, è venuta questa mattina, 31 ottobre, all’udienza del Papa in Piazza San Pietro con circa quindicimila partecipanti al Giubileo del mondo educativo. "Lui sì che sapeva insegnare il pensiero critico", dice subito dopo aver ascolato il discorso in cui il Pontefice ha nominato i quattro "aspetti fondamentali" dell’educazione cristiana: incontro, unità, amore, gioia. "Ecco, Gesù, come Maestro sapeva davvero incontrare chi aveva davanti e sapeva dargli spazio", afferma Olga.
Genitori educatori
All’udienza non ci sono solo insegnanti, perché non sono solo loro gli unici esponenti del mondo educativo. "Sono operaio, ma come genitore di tre figli, sono anche io un educatore a tutti gli effetti e anche io voglio celebrare questo Giubileo", spiega Roberto Fucci, giunto a Roma con il gruppo della parrocchia Santa Maria del Sabato Santo, arcidiocesi di Chieti-Vasto. "Oggi il nemico principale dell’educazione in famiglia è l’intrattenimento da dispositivi elettronici, cellulare o videogame: allontana l’amore e la cura delle famiglie dai ragazzi", aggiunge con serietà. Il Papa ha nominato oggi la parola "gioia" e Roberto coglie subito l’assist: "Cerco di insegnare ai miei figli che l’elettronica può dare loro piacere, ma solo la famiglia può regalare gioia, momenti che poi rimangono dentro".
Non un mestiere, ma una vocazione
Molti dei presenti in Piazza sono rimasti colpiti dalle parole di Papa Leone sul fatto che è la verità, da dentro, a insegnare. "Questo vale anche per i docenti", commenta Armando Fumagalli, professore di Semiotica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, giunto a Roma con un gruppo di oltre 2 mila persone insieme alle quali ha poi varcato la Porta Santa della Basilica vaticana. "I docenti devono prendere coscienza che il lavoro educativo è interiore, è una vocazione, non può essere svolto freddamente. So per esperienza - conclude il professore - che gli studenti percepiscono subito questa differenza di approccio".
Un patto tra scuola, famiglia e ragazzi
La quarta parola, colonna dell’educazione, secondo quanto affermato da Leone XIV, è "unità". "È importante proporre ai ragazzi cose appassionanti, noi insegnanti dobbiamo essere più interessanti dei cellulari e dei social media", dice Livia Manfredi, originaria di Napoli, ma insegnante di Scienze umane al Liceo Bertacchi di Lecco. "Il cellulare non è di per sé il nemico. Il punto è che dobbiamo insegnare ai ragazzi a usarlo in modo intelligente. Oggi, la legge ci aiuta a limitare l’uso degli smartphone in classe, ma questo non basta. Il Papa parla di unità: ecco - conclude la docente - credo che si debba riattivare l’unità di quel patto educativo tra insegnanti, famiglie e ragazzi".
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