Il Papa: la libertà religiosa non è un optional, ma la pietra miliare di una società giusta
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Una riconciliazione genuina non può prescindere dalla garanzia di poter professare in piena libertà la propria fede. Un diritto che non è un “privilegio” concesso dalle istituzioni, ma una condizione essenziale per la formazione di società giuste, in cui la coscienza umana abbia ampio respiro per formarsi ed esprimersi nel concreto. Su questo principio si fonda la riflessione che Papa Leone XIV offre alla delegazione della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, ricevuta in udienza questa mattina, 10 ottobre, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico vaticano.
LEGGI IL DISCORSO INTEGRALE (IN INGLESE) DI PAPA LEONE XIV
Non abbandonare i cristiani perseguitati
Il Pontefice apre il suo discorso ricordando le crescenti ostilità e violenze perpetrate contro le diverse comunità religiose, tra cui quelle cristiane. In linea con la missione della fondazione - nata nel 1947 per far fronte alle sofferenze del dopoguerra - il Papa ribadisce: "Non abbandoniamo i nostri fratelli e sorelle perseguitati". Riecheggiano, a tal proposito, le parole di San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:
Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui
Un bisogno di verità e significato
Il diritto alla libertà di culto parte da un assioma fondamentale: "Ogni essere umano porta nel suo cuore un bisogno profondo di verità, di significato, di comunione con gli altri e con Dio". Un’esigenza che nasce dalle profondità dell’animo umano e che rende la libera professione della fede non un “optional”, ma un elemento essenziale.
Radicata nella dignità della persona umana, creata a immagine di Dio e dotata di ragione e libero arbitrio, la libertà religiosa consente agli individui e alle comunità di cercare la verità, di viverla liberamente e di testimoniarla apertamente. È quindi una pietra miliare di ogni società giusta, poiché salvaguarda lo spazio morale in cui la coscienza può formarsi ed esercitarsi
Non c'è pace senza libertà religiosa
La libertà religiosa, prosegue Leone XIV, “non è solo un diritto legale o un privilegio concesso dai governi”. Ancor di più, essa costituisce “il pilastro di un’autentica riconciliazione”. La sua negazione priva l’essere umano della possibilità di rispondere alla “chiamata della verità” e conduce alla lenta disgregazione dei legami etici e spirituali che sostengono le comunità. "La fiducia lascia il posto alla paura, il sospetto sostituisce il dialogo e l’oppressione genera violenza", afferma il Pontefice che cita il suo predecessore, Francesco:
Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui
Promuovere la libertà di culto nel quotidiano
Il Papa ricorda inoltre la strenua difesa della libertà religiosa portata avanti dalla Chiesa nei secoli. La Dichiarazione Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II affermava il riconoscimento di tale diritto nell’ambito legale e istituzionale di ogni Paese.
La difesa della libertà religiosa, quindi, non può rimanere astratta; deve essere vissuta, protetta e promossa nella vita quotidiana degli individui e delle comunità
L'impegno di Aiuto alla Chiesa che soffre
In questa cornice si inserisce la missione di Aiuto alla Chiesa che Soffre: promuovere perdono e riconciliazione, accompagnare e “dare voce” alla Chiesa ovunque vi sia bisogno, ovunque essa sia minacciata o sofferente. Da oltre venticinque anni, prosegue il Pontefice, il Rapporto sulla libertà religiosa redatto dalla fondazione dà testimonianza e voce a chi non ne ha, rivelando le sofferenze spesso nascoste di molti. L’impegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre si estende anche a comunità troppo spesso isolate, marginalizzate o sotto pressione.
"Operatori di pace"
La ricostruzione di una cappella, il sostegno a una religiosa, la fornitura di una stazione radio o di un veicolo: sono tutte azioni che “rafforzano la vita della Chiesa” e il tessuto “spirituale e morale” della società. L’assistenza offerta, in special modo alle minoranze più vulnerabili, rende i membri della fondazione veri “operatori di pace”. Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Mozambico – ma anche la Diocesi di Chiclayo, in Perù, dove il Papa ha avuto il "privilegio" di operare – sono solo alcuni dei luoghi in cui la Chiesa locale, attraverso la fondazione pontificia, si fa “segno vivente” di armonia sociale e fraternità, mostrando al mondo che “un futuro diverso è possibile”.
"Non stancarsi di fare del bene"
Il Papa conclude il suo discorso esortando i presenti a “non stancarsi di fare del bene”, poiché i frutti del loro lavoro “si manifestano in innumerevoli vite e danno gloria al nostro Padre nei cieli”.
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