Cerca

2025.10.28 Udienza Generale

Dal Papa per un dialogo interreligioso sincero e attento

In Piazza San Pietro l’udienza generale dedicata alla Nostra aetate, alla presenza di numerosi leader religiosi che nel documento conciliare trovano ancora oggi spunti importanti per continuare a camminare sulla strada del dialogo

Fabrizio Peloni – Città del Vaticano

“Sessanta anni fa sono stati piantati dei semi e oggi questa piazza gremita mostra che l’albero del dialogo tra le diverse religioni è cresciuto, le sue fronde sono rigogliose. Ma va continuamente nutrito perché la strada da fare è ancora lunga”. Padre Paulin Batairwa Kubuya, sottosegretario del Dicastero per il Dialogo interreligioso, commenta così l’immagine di piazza San Pietro “colorata” da esponenti di tradizioni religiosi dei cinque continenti, convenuti per l’udienza generale dedicata stamani al 60° anniversario della Nostra aetate, la Dichiarazione conciliare sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane.

Un passo importante

Molto è stato fatto in questi decenni in questo campo, ma è sempre necessario aprirsi gli uni con gli altri “con sincerità, ascolto attento e arricchimento reciproco”, aggiunge il missionario saveriano ripetendo l’invito rivolto poco prima da Leone XIV ai rappresentanti di diverse confessioni religiose: ebraismo, islam, buddismo, induismo, jainismo, sikkhismo e zoroastrismo. “È stato toccante ascoltare le parole del Papa, che ha ricordato le origini, le motivazioni e le riflessioni ebraiche che hanno contribuito alla nascita di Nostra aetate e continuano a plasmare il rapporto fraterno tra ebrei e cattolici”, riflette Viktor Eichner del World Jewish Congress (WJC), in rappresentanza delle 103 comunità ebraiche di tutto il mondo. Ripensando all’udienza appena vissuta, parla di “passo importante per rendere omaggio a un documento di straordinaria rilevanza” che ha portato una “trasformazione storica nei rapporti tra cattolici ed ebrei”.  Citando Jules Isaac, Nahum Goldmann, Gerhart Riegner, che collaborarono alla stesura del documento con i loro interlocutori cattolici — in particolare il cardinale Augustin Bea e san Paolo VI — Eichner ne ricorda “il coraggio e la visione” di aprire “un dialogo nuovo e fraterno”.

Foto di gruppo
Foto di gruppo   (@Vatican Media)

Una grande opportunità

L’imam Yahya Pallavicini, presidente dell’European Muslim Leaders Council, che ha accompagnato altri religiosi e mufti islamici europei, definisce l’esperienza odierna una “grande opportunità per l’intelligenza della fede”, insieme alla necessità di un aggiornamento alla luce delle sfide a problemi che sembrano atavici, “ma si articolano in forme nuove” e richiedono “maggior impegno e coscienza”. Somdet Phra Ariyavongsagatayana, patriarca supremo dei buddisti di Thailandia, definisce Leone XIV un “pilastro spirituale della pace”, e spiega che “cristianesimo e buddismo condividono molti principi morali e il valore della relazione tra religiosi e laici”. Cenap Aydin, direttore dell’“Istituto Tevere - Centro per il dialogo”, menziona il paragrafo tre della Nostra aetate, “dove si invita ‘a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà’, valori fondanti della dottrina sociale della Chiesa che permettono occasioni d’incontro fra persone con diversi retroterra culturali e religiosi”.

Nessuna paura del prossimo

La vicepresidente dell’Unione Induista italiana, Suamini Shuddhananda,  pone l’attenzione sulla doppia importanza del “non perdere la propria identità e non aver paura del prossimo, sforzandosi di capire il linguaggio altrui aprendosi all’ascolto”.
Bhai Sahib, leader sikh,  dona al Pontefice un opuscolo dal titolo “Carta della pace per il perdono e la riconciliazione”, in cui sostiene che il perdono è elemento fondante per permettere la guarigione e la riconciliazione, attuabile “grazie ai nostri sforzi collettivi per cercare giustizia, armonia e pace”. Mehool Sanghrajka, rappresentante del jainismo nel Regno Unito, ringrazia il Papa per “aver constatato come la non violenza sia un tema presente tanto in Nostra aetate quanto tra tutti i rappresentanti delle varie religioni incontrati in questi giorni a Roma”. Ruzbeh Hodiwala, rappresentante della fede zoroastriana, apprezza particolarmente la possibilità “di sedere alla stessa tavola dei leader di altre religioni e confrontarsi sul tema dell’ecologia, con l’idea particolarmente cara allo zoroastrismo di rendere fertili terre improduttive”.

L’unità nella danza

Dall’Indonesia arriva il “Kebaya menari”, un colorato corpo di ballo composto da oltre trenta danzatrici, tra le quali induiste da Bali, musulmane da Sumatra e cattoliche da Java, che la sera precedente in Aula Paolo VI si erano esibite dinanzi al Pontefice. “Fondono insieme le tradizioni delle tre religioni più importanti presenti in Indonesia, mostrando una coesione di grande esempio per chi vuole percorrere la strada del dialogo», dichiara in proposito il verbita Markus Solo, officiale del Dicastero per il Dialogo interreligioso e vicepresidente della fondazione Nostra aetate, che le ha accompagnate in piazza San Pietro.

Un convegno sulla Nostra aetate

Presenti anche i partecipanti al convegno internazionale “Rivolti al futuro. Ripensare Nostra aetate oggi” — organizzato dal Centro Studi Interreligiosi e dal Centro Cardinal Bea della Gregoriana, con il sostegno dei Dicasteri per il Dialogo Interreligioso e per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo) che salutano il Pontefice al termine dell’udienza. A 60 anni dalla sua promulgazione, l’obiettivo — commentano alcuni partecipanti guidati, da Ambrogio Bongiovanni, direttore del Centro Studi della Pontificia Università promotrice dell’appuntamento — è pensare il documento alla luce degli sviluppi teologici, degli incontri interreligiosi di questi sei decenni, dei mutati scenari mondiali e delle pluralità religiose, molte delle quali un tempo considerate minori, e oggi molto più rilevanti.

Il Papa saluta diversi leader religiosi
Il Papa saluta diversi leader religiosi   (@Vatican Media)

In pensione

All’incontro internazionale, che si conclude oggi pomeriggio, sono intervenuti i cardinali Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’Unità dei Cristiani e presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, e George Jacob Koovakad, prefetto per il Dialogo interreligioso. Tra gli altri porporati presenti all’udienza, Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, che accompagnava la delegazione di monaci buddisti. Al termine il Papa saluta anche Luigi Stefano Soldini, dipendente del Dicastero per la comunicazione che va in pensione dopo 42 anni di lavoro presso “L’Osservatore Romano” e la Tipografia Vaticana.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

29 ottobre 2025, 16:26