Le visite dei Papi al Quirinale all’insegna della pace e del dialogo
Edoardo Giribaldi e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
L’odierna visita ufficiale di Papa Leone XIV al Quirinale segna la dodicesima di un Pontefice. Prima di lui, erano stati altri sei i Successori di Pietro a fare visita al capo di Stato italiano.
Pio XII dal re Vittorio Emanuele III
Nel 1929 la Conciliazione tra la Santa Sede e l’allora Regno d’Italia rese possibile, dieci anni dopo, la visita di Pio XII al re Vittorio Emanuele III e alla regina Elena di Savoia. Era il 28 dicembre 1939 e Papa Pacelli volle così ricambiare la visita che i sovrani gli avevano reso il 21 dicembre, pochi mesi dopo la sua elezione al pontificato, avvenuta il 2 marzo dello stesso anno. Già dieci anni prima, il 7 giugno 1929, dopo la firma dei Patti Lateranensi, gli stessi sovrani si erano recati in Vaticano per incontrare Pio XI, quasi a suggellare, con questo atto, l’avvenuta normalizzazione dei rapporti tra Stato e Chiesa, giunta a cinquantanove anni dalla presa di Porta Pia.
Pio XII, in quell’occasione, intendeva anche scongiurare l’entrata in guerra dell’Italia. Alla visita non partecipò Benito Mussolini. Papa Pacelli concluse il suo discorso con un forte richiamo alla pace che - disse - “fa grande, forte e rispettata l'Italia in faccia al mondo”, di fronte ai popoli che “oggi, quasi fratelli fattisi nemici, si combattono attraverso le terre, i cieli e i mari”. Purtroppo l’Italia sarebbe entrata in guerra nel giugno dell’anno successivo.
Giovanni XXIII e la pace come "dono divino preziosissimo"
L’11 maggio 1963, Giovanni XXIII si recò al Quirinale: fu il primo Papa a rendere visita alla più alta carica repubblicana, incontrando il presidente Antonio Segni. Nel suo discorso si soffermò sul ruolo della Chiesa cattolica che è “artefice e maestra di pace”. Richiamando l'enciclica Pacem in terris, definì la pace come “un dono divino preziosissimo, senza il quale non si può aspirare ad un costruttivo progresso, a duraturo benessere, all'avvenire sicuro delle giovani generazioni, delle famiglie, delle Nazioni”.
Paolo VI e la sensibilità del popolo italiano
L'11 gennaio 1964, fu il successore di Roncalli, Paolo VI, a recarsi dallo stesso Segni esprimendo la fiducia della Chiesa nel popolo italiano, base della “stabilità delle buone e vicendevolmente soddisfacenti relazioni fra la Santa Sede e l'Italia”. Una fiducia, aveva ricordato il Pontefice, legata al “meraviglioso patrimonio del suo umanesimo cristiano”, alla forza dei valori morali e alla missione di Pietro, “alla quale la Provvidenza assegnò l'Urbe per sede”, “sicuro di scoprire in questo semplice fatto una destinazione storica, una grandezza incomparabile, una esaltante responsabilità, una imperitura missione”.
Una seconda visita avvenne il 21 marzo 1966, il presidente di allora era Giuseppe Saragat. Un incontro seguito alla fine del Concilio Vaticano II, 8 dicembre 1965, e che al grande evento ecclesiale faceva più volte riferimento. Papa Paolo VI sottolineò l’impegno dell’Italia nella riuscita dell’“avvenimento memorabile, singolare e ordinato”, che “ha impegnato la Gerarchia della Chiesa ai più grandi problemi interessanti la salute del mondo: la fede religiosa, l’essenza e la missione della Chiesa, la promozione ecumenica e pacifica dei rapporti umani, l’atteggiamento del cattolicesimo verso il mondo moderno”. Temi ai quali “l’anima del popolo italiano” si è mostrata sensibile.
Giovanni Paolo II e l'amicizia con Pertini
Il 2 giugno 1984, in occasione della festa della Repubblica, Giovanni Paolo II si recò in visita dall’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. I due erano legati da un profondo rapporto di amicizia, che diede vita anche a incontri di carattere informale. Nel suo discorso, Papa Wojtyła menzionò lo spirito che animò l’Italia nel dopoguerra e nella stesura della Costituzione: “Ricordarlo è bene – affermò – come l’esperienza di una famiglia si costruisce sulle grandi prove della vita felicemente superate, così per i popoli assumono validità perenne le testimonianze morali di cui si sostanzia l’esistenza umana, e ne scaturisce incoraggiamento per l’avvenire”.
Il 18 gennaio 1986, Giovanni Paolo II tornò al Quirinale per incontrare Francesco Cossiga, esprimendo nel suo discorso un auspicio “di libertà, di giustizia, di solidarietà, di quei valori, cioè, sui quali poggiano le fondamenta dello Stato e che costituiscono, al tempo stesso, il contributo che dall’Italia si attendono le altre nazioni, particolarmente quelle che da minor tempo si sono affacciate, con pari dignità e con legittima speranza, alla ribalta del consorzio internazionale”. Successivamente, il 20 ottobre 1998, fece visita al presidente Oscar Luigi Scalfaro. Nel suo discorso, fece cenno alla concordia "operosa" tra l'Italia e la Chiesa cattolica, auspicando una sua conferma ed intensificazione "nella preparazione del Grande Giubileo dell'anno 2000".
Benedetto XVI e la lode della "cultura italiana"
Benedetto XVI fu poi il quinto Pontefice a recarsi al Quirinale. Lo fece per la prima volta il 24 giugno 2005, poco dopo l’elezione al Pontificato, durante la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi, ormai al termine del suo mandato. In quell’occasione Papa Ratzinger sottolineò come la “cultura italiana” fosse “intimamente permeata di valori cristiani, come appare dagli splendidi capolavori che la Nazione ha prodotto in tutti i campi del pensiero e dell’arte”, auspicando che l’Italia continuasse la sua “missione civilizzatrice nella quale si è tanto distinta nel corso dei secoli”.
Nella visita al presidente Giorgio Napolitano, il 4 ottobre 2008, Benedetto XVI ricordò la commemorazione del 60.mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ribadendo che "non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale".
Papa Francesco e il ricordo delle sue radici italiane
Papa Francesco si è recato due volte al Quirinale. Il 14 novembre 2013, la visita al presidente Giorgio Napolitano si inseriva in un periodo segnato dalla crisi economica e dalla disoccupazione. “Il compito primario che spetta alla Chiesa - disse - è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano”.
Nella seconda visita al presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, il 10 giugno 2017, Papa Bergoglio dichiarò di guardare “all’Italia con speranza”, ricordando come le radici della sua famiglia affondassero proprio in questo Paese. Al tempo stesso, richiamò l’attenzione sul delicato contesto internazionale, segnato dal “terrorismo internazionale”, dal “fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo”. La sua "speranza" si fece concreta nel successivo incontro con alcuni bambini provenienti da zone terremotate d’Italia, accolti nei giardini del Quirinale, ai quali disse a braccio: “Andate avanti con coraggio, sempre su, sempre su! È un’arte salire sempre”.
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