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Il Papa: la gente in Ucraina continua a morire. Cessi il fuoco e si cominci a dialogare

Leone XIV risponde alle domande dei giornalisti a Castel Gandolfo. Denuncia le uccisioni di cristiani e musulmani in Nigeria ed esorta governo e popoli a promuovere “un’autentica libertà religiosa”. Sui provvedimenti contro i migranti negli Usa, invita a trattare le persone “con umanità e dignità”. Parla poi di possibili viaggi in America Latina il prossimo anno e spiega come trascorre le sue giornate a Villa Barberini tra lettura, sport e lavoro

Vatican News

Dalla pace in Ucraina, ai provvedimenti contro i migranti negli Usa e il terrorismo in Nigeria, fino ai suoi possibili viaggi nel 2026 e alle giornate trascorse a Castel Gandolfo. Temi internazionali e personali al centro del colloquio di questa sera, 18 novembre, tra Papa Leone XIV e il gruppo di giornalisti di differenti lingue e testate presenti nel borgo laziale, dove il Pontefice è tornato ieri sera per il giorno di pausa settimanale.

Pace in Ucraina

Fuori dalla residenza di Villa Barberini, salutato dagli applausi e dai cori della gente assiepata per strada, il Papa, come ormai consuetudine, ha risposto alle domande dei cronisti, a cominciare da quella sull’Ucraina ancora colpita da massicci raid russi. Alla vigilia del tentativo di riavviare le trattative domani in Turchia, al Papa viene sottoposta la questione della cessione dei territori alla Russia per porre fine alla guerra. Una ipotesi recentemente paventata anche dal presidente statunitense Donald Trump. “Questo devono deciderlo loro, la costituzione dell’Ucraina è molto chiara”, ha affermato Leone XIV. “Il problema è che non c’è un cessate il fuoco, non arrivano a qualche punto per dialogare e vedere come risolvere questo problema… Purtroppo tutti i giorni stanno morendo le persone. Bisogna, penso io, insistere per la pace, cominciando con questo cessate il fuoco e poi dialogare”.

Il Papa fuori da Villa Barberini durante il colloquio con i giornalisti
Il Papa fuori da Villa Barberini durante il colloquio con i giornalisti

I provvedimenti contro i migranti negli Usa

Dal Pontefice un commento anche sulla dichiarazione dello scorso 13 novembre della Conferenza Episcopale Usa su migranti e richiedenti asilo, pubblicata da Baltimora dove si è svolta la plenaria della Usccb. Per la prima volta dopo anni, i presuli statunitensi hanno pubblicato una lettera pastorale per dire “no” alle espulsioni di massa, esprimendo preoccupazione per la situazione nel Paese e ribadendo che sicurezza nazionale e tutela della dignità umana non sono incompatibili. In merito il Papa ha espresso apprezzamento per lo statement dei vescovi definendolo “molto importante”. “Vorrei invitare, soprattutto tutti i cattolici, ma anche le persone di buona volontà, ad ascoltare attentamente ciò che hanno detto. Credo che dobbiamo cercare modi per trattare le persone con umanità, trattandole con la dignità che hanno”.

“Se qualcuno si trova negli Stati Uniti illegalmente, ci sono modi per farlo. Ci sono i tribunali. C'è un sistema giudiziario. Credo che ci siano molti problemi nel sistema. Nessuno ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero avere frontiere aperte”, ha sottolineato il Pontefice. “Penso che ogni Paese abbia il diritto di determinare chi, come e quando le persone entrano”. Tuttavia, ha aggiunto, “quando le persone vivono una buona vita, e molte di loro da 10-15-20 anni, trattarle in un modo che è a dir poco estremamente irrispettoso, e c’è stata qualche violenza... Allora i vescovi sono stati molto chiari in quello che hanno detto. Vorrei solo invitare tutti gli americani ad ascoltarli”, ha affermato Papa Leone.

Papa Leone affacciato dal balcone della sua residenza a Castel Gandolfo
Papa Leone affacciato dal balcone della sua residenza a Castel Gandolfo

Le persecuzioni in Nigeria

Lo sguardo del Pontefice va poi all’Africa e in particolare alla Nigeria – Paese citato anche negli appelli dell’Angelus di domenica scorsa – e alla forte ondata di odio e violenze che colpisce i cristiani e non solo: “Penso che in Nigeria e in altre zone ci sia sicuramente un pericolo per i cristiani, ma per tutti, cristiani e musulmani sono stati massacrati. La questione del terrorismo è una questione che avrebbe a che fare con l'economia della guerra per il controllo delle terre che possiedono. Purtroppo, molti cristiani sono morti, e penso che sia molto importante cercare il modo in cui il governo e tutti i popoli promuovano un'autentica libertà religiosa”.

Viaggi

Al Papa anche una domanda su un possibile viaggio nella “sua” America Latina, a cominciare dal Perù dove è stato missionario per oltre vent’anni. “Durante l’anno del Giubileo andiamo avanti vivendo ogni giorno le attività e l’anno prossimo andremo a programmare qualcosa”. “Sempre mi è piaciuto viaggiare”, ha aggiunto Papa Leone, “il problema è programmare con tutti gli impegni”. In ogni caso, le possibili mete da lui indicate potrebbero essere Fatima, Guadalupe in Messico, e poi Uruguay, Argentina, e il Perù “ovviamente”.

Il Papa a colloquio con i cronisti
Il Papa a colloquio con i cronisti

Le giornate a Castel Gandolfo

Il Papa ha inoltre soddisfatto la curiosità di giornalisti e opinione pubblica spiegando come trascorre il suo martedì a Castel Gandolfo: “Un po’ di sport, un po’ di lettura, un po’ di lavoro, ci sono tutti i giorni le corrispondenze, telefonate, certe questioni che sono forse più importanti, più urgenti, un po’ di tennis, un po’ di piscina”. E sul perché necessiti di questo ‘stacco’ dall’attività settimanale, ha risposto: “Penso che l’essere umano deve veramente curarsi bene. Tutti dovrebbero fare un po’ di attività per corpo e anima, tutto insieme. Per me va molto bene”. È “una pausa”, ha affermato il Pontefice, “che aiuta tanto”.

La vicenda del vescovo di Cadice

All’indomani dell’udienza con la Conferenza Episcopale spagnola, il Papa è stato interpellato sulla vicenda del vescovo di Cadice e Ceuta, Rafael Zornoza, accusato di abusi sessuali negli anni '90. “Ogni caso ha una serie di protocolli chiaramente stabiliti”, ha detto. Riguardo al caso specifico di Zornoza, “il vescovo stesso ha dovuto rispondere e insiste sulla sua innocenza. È stata aperta un'indagine e dobbiamo lasciarla procedere, e a seconda dei risultati, ci saranno delle conseguenze”. Rivolgendosi alle vittime, il Papa ha espresso anzitutto la speranza “che trovino un luogo sicuro dove poter parlare, dove possano presentare i loro casi”. Unito a questo, “è anche importante rispettare i processi che richiedono tempo, ma abbiamo già discusso della necessità di seguire i passi indicati dalla giustizia, in questo caso, dalla Chiesa”.

 

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18 novembre 2025, 21:28