Il Papa: il cinema linguaggio di pace, non tema il confronto con le ferite del mondo
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un grande “grazie” al buon cinema che mette “in movimento la speranza”, “promuove la dignità umana”, “non sfrutta il dolore ma lo accompagna, lo indaga”, narra “l’avventura spirituale dell’essere umano”. E un invito alla settima arte, che compie 130 anni, a restare sempre “luogo d’incontro”, “casa per chi cerca senso” e “linguaggio di pace”, che continui a stupire e “a mostrarci anche un solo frammento del mistero di Dio”. Senza avere “paura del confronto con le ferite del mondo” e del “mistero della fragilità”, facendosi luogo “dove l’uomo può tornare a guardare sé stesso e il proprio destino”. C’è tutto questo e molto altro nel discorso di Papa Leone XIV a più di 160 rappresentanti del mondo del cinema, incontrati questa mattina, 15 novembre, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano.
LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI PAPA LEONE XIV
Il cinema aiuta a guardare con occhi nuovi le esperienze
Il Papa, che aveva ricordato in un videomessaggio di amare film come La vita e bella o Tutti insieme appassionatamente, sottolinea che quest’arte “giovane, sognatrice e un po' irrequieta” non è solo “un gioco di luci ed ombre, per divertire e impressionare” come poteva apparire ai tempi dei fratelli Lumière, ma è diventata “espressione della volontà di contemplare e di comprendere la vita, di raccontarne la grandezza e la fragilità, d’interpretarne la nostalgia d’infinito”. Ringrazia il cinema per essere “un’arte popolare nel senso più nobile, che nasce per tutti e parla a tutti”, e che sa associare l’intrattenimento “con la narrazione dell’avventura spirituale dell’essere umano”. Per questo la “lanterna magica” non è “soltanto moving pictures: è mettere in movimento la speranza”
Uno dei contributi più preziosi del cinema è precisamente quello di aiutare lo spettatore a tornare in sé stesso, a guardare con occhi nuovi la complessità della propria esperienza, a rivedere il mondo come se fosse la prima volta e a riscoprire, in questo esercizio, una porzione di quella speranza senza la quale la nostra esistenza non è piena.
Le istituzioni difendano il valore delle sale cinematografiche
A registi e attori, Leone XIV ricorda che con le loro opere dialogano “con chi cerca leggerezza, ma anche con chi porta dentro il cuore un’inquietudine, una domanda di senso, di giustizia, di bellezza”. E per chi come noi tutti vive “con gli schermi digitali sempre accesi”, in cinema è “molto più di un semplice schermo: è un crocevia di desideri, memorie e interrogazioni”. Questo fa dei cinema e dei teatri “cuori pulsanti dei nostri territori”, spazi culturali che contribuiscono alla loro umanizzazione. Che sono però "in pericolo", lamenta il Pontefice, per la chiusura di molte sale cinematografiche. Per questo chiede alle istituzioni di continuare ad affermare “il valore sociale e culturale di queste attività”. Parole che sono accolte da un lungo e caloroso applauso. E contro la “logica dell’algoritmo”, chiede al mondo del cinema di difendere “la lentezza quando serve, il silenzio quando parla, la differenza quando provoca”.
Un pellegrinaggio nel mistero dell'esperienza umana
Nell’anno del Giubileo della speranza, prosegue Papa Leone, registi, attori e maestranze sono in cammino come pellegrini dell’immaginazione, cercatori di senso, narratori di speranza, messaggeri di umanità.
È un pellegrinaggio nel mistero dell’esperienza umana che voi attraversate con lo sguardo penetrante, capace di riconoscere la bellezza anche nelle pieghe del dolore, la speranza dentro le tragedie delle violenze e delle guerre.
L'amicizia della Chiesa col cinema "laboratorio della speranza"
Il Papa ricorda poi che la Chiesa guarda con stima il mondo del cinema, con le parole di San Paolo VI agli artisti: “Se siete amici della vera arte, siete nostri amici”, e “questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione”
Mostrare "la bellezza del vento che muove gli alberi"
Leone XIV si affida quindi alle parole del grande regista e produttore statunitense David W. Griffith: “Ciò che manca al cinema moderno è la bellezza, la bellezza del vento che muove gli alberi”. Una metafora che richiama i versetti del Vangelo di Giovanni: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. L’invito è quindi a fare “del cinema un’arte dello Spirito”.
Non avere paura del confronto con le ferite del mondo
In un’epoca che “ha bisogno di testimoni di speranza, di bellezza, di verità – prosegue il Pontefice - voi con il vostro lavoro artistico potete esserlo”.
Il cinema educhi lo sguardo al mistero della fragilità
Ferite come la violenza, la povertà, l’esilio, la solitudine, le dipendenze, le guerre dimenticate, “chiedono di essere viste e raccontate. Il grande cinema non sfrutta il dolore: lo accompagna, lo indaga”. Come hanno fatto i grandi registi, dando voce, con amore, “ai sentimenti complessi, contraddittori, talvolta oscuri che abitano il cuore dell’essere umano”.
L’arte non deve fuggire il mistero della fragilità: deve ascoltarlo, deve saper sostare davanti ad esso. Il cinema, senza essere didascalico, ha in sé, nelle sue forme autenticamente artistiche, la possibilità di educare lo sguardo.
Un cinema che sia sempre luogo d'incontro e linguaggio di pace
Infine Papa Leone XIV ricorda che un film è “atto comunitario” e “opera corale” e che quindi sarebbe impossibile senza la “dedizione silenziosa” di centinaia di altri professionisti dagli assistenti ai fonici, dai truccatori ai direttori della fotografia e delle musiche. Parole anche queste accolte da un lungo applauso.
La maglietta NBA di "Pope Leo" numero 14
La preghiera finale è che il Signore accompagni sempre tutti coloro che lavorano nel mondo del cinema “nel pellegrinaggio creativo, perché possiate essere artigiani della speranza”. Al termine del suo discorso, il Papa ha salutato uno ad uno tutti i presenti. Tra loro anche il regista statunitense Spike Lee, che gli ha donato una maglietta di basket NBA con la scritta "Pope Leo" e il numero 14.
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