Il Papa a Montefalco dalle agostiniane, la badessa: un uomo disarmato e disarmante
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
C’era stato da professo, poi altre volte da padre generale dell’Ordine di Sant’Agostino. Oggi, 20 novembre, Robert Francis Prevost, è tornato da 267.mo Pontefice della Chiesa universale al monastero agostiniano di Santa Chiara da Montefalco per una visita privata. Un momento di comunione con le religiose di clausura della famiglia agostiniana che Leone XIV ha voluto come seconda tappa della sua breve trasferta in Umbria, dopo essere andato ad Assisi per incontrare la Conferenza Episcopale italiana che in giornata conclude l’81.ma Assemblea generale. "Un momento di grande familiarità" con una persona che "conosciamo da anni", commenta ai media vaticani la badessa Maria Cristina Daguati. "Papa Leone XIV, porta con sé una grande atmosfera di preghiera. È proprio stato bello. Bello." "È una grande amicizia, perché naturalmente lo conosciamo da tanti anni e quindi direi che si è svolto tutto all'insegna di una grande familiarità", aggiunge la religiosa, "una giornata molto semplice" con "un uomo disarmato e disarmante" dalla "personalità pacificante".
L’accoglienza a Montefalco
Il Papa ha lasciato Assisi intorno alle 10. Arrivato in elicottero alle 8.30 circa, allo Stadio Migaghelli, ha raggiunto in auto la Basilica di San Francesco e si è fermato in preghiera davanti alla tomba del Poverello, nella cripta. Poi si è spostato a Santa Maria degli Angeli, dove ha parlato ai vescovi della CEI, quindi ha ripreso l’elicottero per giungere a Montefalco. Nel piccolo comune della provincia di Perugia, grande è stato il fermento per l'arrivo di Leone XIV, primo Papa a recarsi in queste terre. Al Campo sportivo Artemio Franchi lo ha accolto il sindaco Alfredo Gentili. E in tanti si sono assiepati lungo le stradine medievali per salutarlo. Diversi bambini lo hanno atteso festanti vicino al monastero e il Pontefice li ha salutati con un cenno della mano dall'auto, prima di entrare nell’antico monastero di Santa Chiara le cui origini risalgono al XIII secolo.
La comunità monastica e Santa Chiara
Nella comunità monastica che osserva la regola di sant’Agostino dal 10 giugno 1290 e che oggi conta 13 religiose, la testimonianza di Chiara è ancora viva. Aveva 6 anni quando manifestò il desiderio di consacrarsi a Dio, dedicandosi alla preghiera e praticando penitenze, come la sorella Giovanna. Divenuta badessa appena ventitreenne, diede nuovo impulso alla comunità religiosa, organizzando meglio la vita comune, imponendo a tutte le consorelle il lavoro manuale, ma lasciando ampia libertà a quelle più inclini allo stile contemplativo. Si distinse come donna di illuminata fermezza. Alla sua grata si accostavano tanti poveri e bisognosi, e a loro Chiara era sempre pronta a donare qualcosa da mangiare o una parola di conforto. Per uomini dotti, sacerdoti e alto clero è stata una saggia consigliera, capace com’era di leggere il cuore altrui e di prevedere gli eventi. Tutto ciò nonostante una dura prova di aridità spirituale che la accompagnò per 11 anni. “Ho Gesù mio dentro il mio cuore”, ripeteva dopo che Cristo le era apparso nel giardino del monastero come pellegrino e sofferente dicendole: “Io cerco un luogo forte, nel quale possa piantare la croce, e qui trovo il luogo adatto”. La tradizione narra che Gesù viandante le avrebbe donato il suo bastone e che piantato avrebbe originato un albero, ancora oggi florido. È il Melia Azedarach, originario dell’Himalaya o “albero di Santa Chiara”, i cui acini legnosi, da secoli, vengono utilizzati per realizzare rosari. Chiara morì il 17 agosto del 1308 e le sue consorelle decisero di conservare il suo corpo. Le furono estratti, per questo, gli organi e nel suo cuore vennero scoperti i segni della Passione di Cristo: “in forma di duri nervi di carne da una parte la croce, tre chiodi, la spugna e la canna; e dall’altra parte la colonna, la frusta … e la corona … Nel sacchetto del fiele … vi si trovavano tre pietre rotonde, in tutto uguali … che rappresentavano verosimilmente la Trinità”. La fama di santità di Chiara si diffuse molto presto e vennero documentati diversi miracoli con la sua intercessione. A canonizzarla è stato Leone XIII l’8 dicembre del 1881.
La Messa del Papa nella Chiesa di Santa Chiara
Con le monache agostiniane il Papa si è intrattenuto per un momento colloquiale, poi ha presieduto la Messa - concelebrata da monsignor Francesco Lambiasi, che in questi giorni sta tenendo gli esercizi spirituali alle claustrali -, nella bella chiesa secentesca progettata dall’architetto perugino Valentino Martelli, che nel braccio destro del transetto custodisce, dietro un’inferriata, un’urna d’argento con le spoglie di Santa Chiara. L’altare a lei dedicato ha un grandioso prospetto in stucco, ornato di colonne, cornici, fregi decorativi e da due statue collocate nelle due nicchie laterali che rappresentano Sant’Agostino e San Girolamo. Altre due nicchie con inferriate conservano ulteriori reliquie di Chiara, tra cui il suo cuore, i Misteri della passione di Cristo che vi furono scoperti, collocati in una croce, e i tre calcoli trovati nella sua cistifellea. Ma il luogo più suggestivo legato a Chiara, nel complesso monastico, è la Cappella di Santa Croce, abbellita con splendidi affreschi nel XIV secolo. In origine presbiterio della piccola chiesa da lei fatta erigere e luogo scelto per i suoi ultimi giorni di vita, vi sarebbero avvenuti i numerosi miracoli narrati dai processi per la Canonizzazione.
Il pranzo con le monache
Al Pontefice, al quale le monache hanno offerto un pranzo tipicamente umbro, la badessa, madre Cristina Daguati, e le consorelle hanno dotato il calendario del 2026 Verso una "pace disarmata e disarmante" con testi tratti da suoi discorsi e omelie e di Sant’Agostino affiancati dai disegni realizzati da suor Maria Rosa Guerrini, vicaria, eletta il 12 novembre scorso presidente della Federazione Monasteri Agostiniani d’Italia “Madre del Buon Consiglio”. E poi alcune immaginette, un completo per la messa con lo stemma agostiniano, del vino Sagrantino offerto delle cantine di Montefalco e alcuni prodotti confezionati dalle monache.
La gioia delle agostinianie
“Papa Leone XIV porta con sé una grande atmosfera di preghiera. Tutto si è svolto all'insegna di una grande familiarità, è stata una giornata molto semplice e bella. La cosa che ci ha colpito tutte è la persona”, racconta ancora ai media vaticani la badessa del monastero di Santa Chiara. "Lo conosciamo da tanti anni, alcune di noi hanno avuto anche diversi colloqui personali con lui quando era padre generale. Ora come Santo Padre si vede proprio che ha una personalità pacificante. È un uomo disarmato e disarmante. Questo è proprio quello che emerge dalle sue prediche da quando e nei suoi incontri. Averlo avuto qui ci ha dato tanta pace e gioia. Abbiamo avuto modo di dialogare, celebrare la Messa, pranzare insieme".
Cosa può dirci del vostro momento di dialogo?
La sorpresa è stata che ci ha raccontato dei suoi legami con Santa Chiara, che noi non sapevamo, e del legame con alcune chiese in America che sono a lei dedicate in cui lui ha celebrato alcuni eventi principali della sua vita, la professione, il diaconato. Non sapevamo di questo suo legame profondo con Santa Chiara, anche se, essendo nato il 14 settembre, giorno dell'esaltazione della Santa Croce, e Santa Chiara è detta Santa Chiara della Croce, si poteva immaginare questa “amicizia”. Però che avesse avuto delle date importanti e un legame così forte con la Santa non lo sapevamo e ci ha fatto tanto tanto piacere. Alla fine della Messa ha voluto andare dalla Santa, ha voluto che anche i suoi segretari la conoscessero. È stato un momento molto bello.
È stato, un po’, un incontro di famiglia il vostro, con il Papa. Siete religiose che seguite la regola di Sant'Agostino e il Papa è un religioso agostiniano. Che cosa avete condiviso, in particolare?
È uno stile fraterno quello che portiamo avanti, sia con i padri che con le altre monache. Naturalmente avrebbero voluto essere qui anche tutte le monache; noi le abbiamo ricordate, le abbiamo fatte presenti al Santo Padre, tutte le monache della nostra Federazione. Con i padri agostiniani c'è sempre questo legame familiare, loro spesso vengono a trovarci, condividiamo momenti di fraternità belli, quindi siamo un po’ abituati a questo stile pratico della Regola che ci chiede di avere un cuore solo e un'anima sola in Dio, ma proprio nella dimensione più spicciola, più bella. Dalla celebrazione al pranzo insieme, abbiamo vissuto bei momenti con il Papa, semplici. Questa è la nostra regola, questo il nostro stile: andando in un monastero o in un convento agostiniano, o per esempio, in Curia o al Collegio di Santa Monica, ci sentiamo di casa. Questo penso che sia l'attualizzazione della Regola di Sant'Agostino: che siamo fratelli e sorelle in Cristo. Questo lo si sente dal vissuto. E indubbiamente questo con il Papa c'è stato, anche perché lui qui a Santa Chiara ha familiarità. È stato qui la prima volta nell'81, quindi le monache più anziane si ricordavano. È lo stile della fraternità agostiniana, così quando vai in un monastero ti trovi a casa tua, questo è la regola attualizzata. Con il Papa abbiamo parlato anche della sinodalità, dell'esperienza che abbiamo fatto nelle Giornate della vita consacrata. Da quando lui è stato eletto al soglio pontificio, ci siamo dette che dovevamo essere in prima linea con la preghiera e abbiamo aggiunto una preghiera specifica tutti i giorni per il Papa dopo l'Angelus. Abbiamo visto che si è illuminato quando gli abbiamo detto che gli siamo al fianco con la preghiera e con l'amicizia.
Qual è il messaggio che Chiara da Montefalco vuole dare oggi?
È quello che ci siamo detti col Papa davanti a lei, il cui cuore è stato conquistato da Cristo. Da quando Cristo gli è entrato nel cuore e l'ha spalancato, gli ha aperto le porte, è diventata una donna ecclesiale. Santa Chiara è una grande mistica, è una mistica ecclesiale, perché qui, in questo monastero, sono sempre venuti tanti poveri, tanti pellegrini, vescovi, cardinali, principesse. Chiara è una donna conquistata da Cristo, il Cristo gli si è stampato nel cuore, gli si è impresso nel cuore, gliel'ha aperto. E questa è un po’ la nostra vita monastica agostiniana, che non è un ripiegamento su di sé, un'intimità sterile con Gesù. Agostino ci diceva: quello che voi udite nei cuori ditelo sui tetti. Ecco, tutti possono sapere di quanto è bella la vita con Gesù. Questo ce l'ha detto Chiara, questa ce lo dice Agostino e questo sono le nostre presenze monastiche agostiniane.
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