Il gioco (quasi) prima di tutto: i bambini dalle zone di guerra incontrano il Papa
Fabrizio Peloni - Città del Vaticano
Gli occhi di Majd Bernard, 7 anni proveniente dalla Palestina, si illuminano quando apprende che Karam, suo connazionale di 13, e Serafim, ucraino di 9, hanno confidato che non vedono l’ora di giocare a calcio con lui nel pomeriggio, «magari nei Giardini vaticani. Ma solo dopo aver salutato il Papa e avergli detto quanto gli voglio bene», spiega. E dopo avergli presentato la bandiera — chiedendo di firmarla — con il logo ufficiale della seconda edizione della Giornata mondiale dei bambini, in programma a Roma dal 25 al 27 settembre 2026. Le date sono state annunciate dallo stesso Leone XIV stamane, proprio alla vigilia della Giornata mondiale dell’infanzia, che quest’anno è incentrata sul diritto al gioco.
In comune, oltre alla passione per uno degli sport più popolari al mondo, i tre ragazzini non hanno solo la presenza all’udienza generale odierna. C’è anche la comune provenienza da zone di guerra. E con loro, in una piazza San Pietro gremita da circa 40.000 fedeli, c’erano oltre venti bambini tra i 7 e i 14 anni provenienti da «Gaza in Palestina (ben 12), dall’orfanotrofio di San Nicola di Leopoli in Ucraina, da Kabul in Afghanistan, dal Sudan, e uno anche dalla Russia», sottolinea il francescano conventuale Enzo Fortunato.
Dall’Austria la “Luce della Pace”
Dall’Austria un altro ragazzino, Florian, 13 anni, ha chiesto al Papa di benedire la Luce della Pace (Friedenslicht) accesa poco tempo fa a Betlemme presso la Grotta di Gesù Bambino, per “far sì che non affievolisca la luce della speranza per il dono della pace nel mondo, che ne ha tanto bisogno”, racconta Gunther Madlberger, che da anni segue per la Televisione di Stato austriaca (Orf) la manifestazione nata nel 1986 e di cui la stessa Orf è promotrice. Ora il lume partirà per “una vera e propria staffetta per la pace, per invocare l’armonia tra i popoli, senza distinzioni di razza e religione, raggiungendo luoghi di guerra come l’Ucraina e luoghi istituzionali adibiti alla costruzione della pace stessa, come il Parlamento europeo”, dice ancora Madlberger.
La pet therapy per i piccoli degenti di Ancona
Alcuni bambini, pazienti del reparto di oncoematologia dell’ospedale Salesi ad Ancona, hanno partecipato all’udienza insieme ai genitori e agli amici a quattro zampe, Gianna e Toffee. Seguiti anche dal personale medico, sono venuti a Roma con l’associazione “Grazie Gesù” fondata da Enrico Rossi e sua moglie Federica, in seguito alla malattia della figlia Lisa, morta il 22 novembre di cinque anni fa. «I due cani — racconta Rossi — sono amici inseparabili dei bambini e grazie a loro abbiamo avviato un progetto di pet therapy».
Da Napoli “A voce d’e creature”
A portare al Papa il forte messaggio di speranza rappresentato a Napoli da “A voce d’e creature” è venuto don Luigi Merola. Con la sua Fondazione — ha sede nella storica “Villa di Bambù” del boss Raffaele Brancaccio sequestrata alla fine degli anni ‘90 e confiscata dallo Stato nel 2006 — il sacerdote nel capoluogo campano «crea opportunità e non punizioni per i ragazzi», promuovendo dal 2007 varie iniziative, laboratori di arte, cucina e progetti sportivi per sottrarre i minori alla criminalità organizzata.
Suore francescane dal Perú
Alla vigilia della visita del Pontefice ad Assisi, alcune suore Francescane dell’Immacolata Concezione, attive nel collegio Santa Maria Reina a Chiclayo, in Perú — dove Prevost è stato vescovo dal 2015 al 2023 —, sono venute a Roma per partecipare a una conferenza in programma nel pomeriggio all’Antonianum sulla fondatrice, la serva di Dio Clara del Corazón de María. “E così abbiamo approfittato per riabbracciare il Papa e portargli alcuni dolci dal Perú”, ci dice la superiora generale Aleyda Carrasco Correa.
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