Assisi, i vescovi e la gente in cammino con Leone: "Papa di tutti"
Benedetta Capelli - Assisi
Una pioggia insistente su Assisi, un cielo coperto, una temperatura un pochino rigida. Il clima non si addice alla perseveranza dei fedeli che, dalle prime ore del giorno, hanno cercato un posto in prima fila per intravedere Papa Leone e sperare in un suo saluto. Giungono sul piazzale anche dei bambini accompagnati dalle loro maestre con ombrellini piccoli per trovare riparo e con le calosce ai piedi. Ci sono anche persone che giungono da lontano e che attraggono dal fascino di Francesco hanno scelto di lasciare il luogo in cui sono nati per mettere le radici ad Assisi. Anna, ad esempio, è un'americana che abita qui da 17 anni. È felice di avere un Papa statunitense, le piace perché “è serio, dolce soprattutto per come tratta i bambini” ed è contenta che parli inglese. “Dobbiamo ascoltare i Papi che interpretano la visione di san Francesco”, portatore di un messaggio di ritmo sempre attuale.
“Pace e bene”
Lisa e il marito arrivano da Montegrotto, in provincia di Padova, viene ad Assisi una volta l'anno per vacanza ma anche per respirare. "Siamo veneti, per cultura tenendo spesso al lavoro, corriamo per pagare le bollette, la vita di tutti i giorni è fatta di stress, di corse, di poco ascolto. E quindi quando noi veniamo qui tutti gli anni è come per silenziare un po' la mente e aprire un po' di più il cuore". Tra i presenti anche un gruppo che arriva dal Brasile, giunto da Roma dopo aver varcato la Porta Santa della Basilica Vaticana. Ad Assisi hanno anche reso omaggio alla tomba di san Carlo Acutis, molto amato dai brasiliani. “Il messaggio di San Francesco è sempre la pace - afferma - preghiamo per la pace ogni giorno perché ci sono tante guerre”. Suor Cristina appartiene alle francescane Missionarie di Cristo, la sua casa è vicina a Santa Maria degli Angeli, ricorda l'emozione dei vespri di ieri sera celebrati dal cardinale Matteo Zuppi. “Pace e bene, il saluto di Francesco – racconta la religiosa – è la sintesi di tutti i discorsi sulla pace che ci ha donato anche Papa Leone”.
Il vescovo di Padova: il Papa attento alle nostre realtà
Il Papa, dopo l'omaggio alla tomba di San Francesco, giunge in auto sul piazzale dinanzi la Basilica di Santa Maria degli Angeli alle 9. Scende e si volta a salutare chi lo ha atteso per molto tempo poi entra per il colloquio privato con i vescovi della Conferenza episcopale Italiana. Al termine i presuli escono e di fretta dicono ai giornalisti presenti che “tutto è andato bene”. Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla , racconta che è la prima volta che lo vede da vicino. “Ho avuto la sensazione che si manifesta tanta semplicità nella sua riflessione, molto attento anche alle situazioni del nostro Paese anche con una certa umiltà”. Spiega poi che le indicazioni del Papa “sono molto in linea con il cammino che stiamo facendo come Chiesa italiana, quindi ho la sensazione che sia stato un incontro bello, utile anche per noi”.
Il vescovo di Vicenza: l'invito ad essere comunità aperte
Dello stesso avviso monsignor Giuliano Brugnotto , vescovo di Vicenza, per il quale il Papa si sente parte “del nostro Episcopato”. “Il Papa è il Papa di tutti, ma certamente il fatto di essere a Roma e quindi in un contesto italiano per le chiese che sono in Italia esprimendo un legame tutto speciale e anche l'intervento che ha fatto oggi ci ha permesso di cogliere come lui sia molto addentro alle realtà delle nostre chiese in Italia”. Nel discorso del Papa a colpirlo è stato soprattutto “l'aspetto di una sinodalità che deve raggiungere le realtà territoriali, le comunità”. "Comunità aperte, ospitali, capaci di condividere le risorse anche quelle umane, quindi il ripensamento anche delle nostre parrocchie che sono investite di un cammino di riforma in questi anni molto importanti. In questo senso - conclude il vescovo - ho avvertito il Papa con questa attenzione specifica, l'ha rivolto anche poi alle diocesi che sono in processo di unione, ma io l'ho colto per la mia". Una strada da percorrere per essere comunità vicine alla gente, per abitare le solitudini.
Zuppi: chiamati ad essere costruttori di amicizia e fraternità
Sorride, fuori dalla Basilica, il cardinale Matteo Zuppi che ai giornalisti dice che l'incontro con il Papa è stato “molto cordiale, veramente di tanta fraternità, grande chiarezza” che ha consegnato alla Chiesa italiana “linee importanti che saranno ben contenta di accogliere”. Il porporato si sofferma poi su quanto il Papa ha detto riguardo l'accorpamento delle diocesi e sui tempi di congedo dei vescovi sottolineando che sono domande note sulle quali si era già espresso Papa Francesco. "Non è facile, chiaramente, perché c'è da unire il passato e il futuro. L'accorpamento non vuol dire che uno perde importanza ma nemmeno vuol dire mettere insieme delle filiali". Infine sull'esortazione di Leone XIV ai vescovo per essere artigiani di fraternità, il cardinale ricorda che "la Chiesa è costruttrice di comunità, perché c'è tanta frammentarietà, c'è tanta solitudine, ci sono tante sofferenze e quindi bisogna ricostruire amicizia e relazione. Per questo sì, artigiani di amicizia e di fraternità. Una bellissima indicazione".
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