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2025.12.01 Viaggio Apostolico in Libano - Incontro Ecumenico e Interreligioso in Piazza dei Martiri a Beirut

I leader religiosi: i libanesi chiedono stabilità e giustizia, si lavori per la pace

Nella tenda allestita in Piazza dei Martiri a Beirut per l’incontro ecumenico ed interreligioso con Leone XIV, si alternano esponenti cristiani e musulmani che evidenziano la necessità di un “rafforzamento”, in Libano, “dell’unità nazionale”. Il Paese dei Cedri è la Nazione della convivenza e delle pluralità confessionali, che sono una ricchezza nella quotidianità. “Guerre artificiose in nome delle religioni” non esprimono la verità della religione, che si fonda sulla sacralità dell'essere umano

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

All’incontro ecumenico e interreligioso con il Papa nella Piazza dei Martiri di Beirut, simbolo della resistenza libanese durante la rivolta contro i turchi, nel corso della Prima Guerra Mondiale, e nel 2019 uno dei principali punti focali delle proteste antigovernative, è il patriarca siro-cattolico, Ignazio Youssif III Younan a dare il benvenuto al Pontefice. Auspica, anzitutto, “che la sua visita possa aiutare a instaurare la pace e la stabilità” in Libano e negli altri Paesi del Vicino Oriente” e ricorda che “coincide con due eventi storici”: il 1700.mo anniversario del concilio di Nicea, in occasione del quale le Chiese libanesi “hanno organizzato incontri ecumenici”, e i 60 anni della Nostra aetate e il suo “invito al dialogo interreligioso”. “I nostri popoli, prima di ogni altra cosa anelano alla stabilità politica, a una pace costruttiva e a una fraternità umana autentica tra tutti i cittadini”, dice il patriarca siro-cattolico, convinto che la presenza di Leone “incoraggerà a rafforzare” l’“impegno a vivere insieme in spirito di dialogo interreligioso sincero, dicendo la verità con carità e rispetto reciproco”, nella fedeltà alle proprie radici. Da qui l’impegno “a camminare insieme”, “ispirati dalla speranza”, e “a diventare costruttori di una pace autentica in Libano e in tutti i Paesi del Medio Oriente”.

"Beati gli operatori di pace"

Al saluto del patriarca siro-cattolico seguono il canto del Vangelo e quello del Corano, poi viene proiettato un reportage dal titolo "Beati gli operatori di pace", con iniziative, esperienze e testimonianze di vita dalle quali emerge che la coesistenza di diverse religioni, come quella che si sperimenta in Libano, “costituisce un’esperienza ricca per l'umanità intera”. Nel video viene espressa la speranza che nel Paese, dopo diversi conflitti, si possa raggiungere la piena “purificazione della memoria”, la “guarigione della memoria libanese dalle guerre”. L'augurio è che la visita di Leone “sia davvero una spinta affinché questo percorso si compia per costruire un futuro stabile”. Nel video si susseguono volti di persone che raccontano la loro quotidianità, cristiani e musulmani che vivono fianco a fianco e sognano un dialogo più ampio, una convivenza più pacifica, e viene illustrato, tra le iniziative volte a migliorarla, un programma per l'educazione a una cittadinanza attiva e inclusiva della diversità nelle scuole.

Il Papa tra i leader religiosi
Il Papa tra i leader religiosi   (@Vatican Media)

Diffondere il messaggio del Documento sulla Fratellanza Umana

A parlare si alternano, poi otto leader religiosi. Dal patriarca greco-ortodosso di Antiochia Yohanna X Yazigi, che ripercorre brevemente la storia cristiana del Libano e degli Stati vicini, per il Papa parole di benvenuto nella Nazione “che respira con i suoi due polmoni, islamico e cristiano”, “terra della convivenza”, “in cui le componenti si completano e si somigliano, anzi si fondono per formare il Libano”, mentre lo sceicco Abdullatif Darian, mufti della Repubblica del Libano, leader sunnita, rimarca che il Paese dei Cedri è la Nazione “della convivenza e della pluralità e diversità confessionali”, e che Maometto, nel Corano, scrive che Dio ha prescritto “di praticare la religione e di non dividerne l’unità”. Il rappresentante dei sunniti ricorda, poi, l’accoglienza ricevuta dai musulmani da parte del Negus, re cristiano dell’Abissinia, e il Patto di Medina, il quale, alla base del primo Stato islamico, “stabiliva che i credenti ebrei e cristiani, insieme ai musulmani costituissero un’unica nazione” e cita, inoltre, il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato nel 2019 dal Grande Imam di Al-Azhar, Aḥmad al-Ṭayyib, e da Papa Francesco sottolineandone il messaggio. “Ci consideriamo insieme incaricati, religiosamente, moralmente e come nazione, a portare la fiaccola di questo messaggio - termina -, affinché la sicurezza e la pace prevalgano nel mondo e l’amore domini tra tutte le nazioni e i popoli”.

Lo sceicco Abdullatif Darian, mufti della Repubblica del Libano, leader sunnita
Lo sceicco Abdullatif Darian, mufti della Repubblica del Libano, leader sunnita   (@Vatican Media)

Il Paese dei Cedri ponte tra Oriente e Occidente

Intervenendo a braccio, il Catholicos Aram I, che all’evento in piazza dei Martiri rappresenta gli armeni-ortodossi, ribadisce la ricchezza che scaturisce dall’incontro delle diversità nel Paese dei Cedri. Fa notare che la diversità si manifesta nell’unità, la quale preserva e arricchisce tale diversità al servizio di un Libano unito, sovrano e indipendente. Per il leader armeno-ortodosso, nella Nazione “la convivenza islamo-cristiana costituisce il fondamento”, “la particolarità”, della sua unicità e a sua volta l’“unità nella diversità e lo spirito di convivenza” che lo contraddistinguono ne fanno “un ponte tra l’Oriente e l’Occidente”. La sfida che il popolo libanese deve affrontare è mantenere salda la diversità “e forte la convivenza islamo-cristiana, approfondendo al tempo stesso e articolando concretamente” l’unità nazionale.

Il Catholicos Aram I, leader armeno-ortodosso
Il Catholicos Aram I, leader armeno-ortodosso   (@Vatican Media)

Il mondo aiuti il Libano a liberarsi dalle crisi accumulate

Il vicepresidente del Consiglio Islamico Sciita Superiore, lo sceicco Ali El-Khatib, si augura che la permanenza del Pontefice porti al “rafforzamento dell’unità nazionale vacillante, in questo Paese piagato, a causa della continua aggressione israeliana contro il suo popolo e la sua terra”. “La nostra cultura spirituale è fondata sulla fratellanza umana”, aggiunge, spiegando che il successore di Maometto, l’Imam Ali ibn Ab Ṭalib, sulla natura dei rapporti tra gli esseri umani afferma che gli uomini sono da considerare o “fratelli nella fede”, o “simili nella creazione”. Il leader sciita specifica, inoltre, che l’islam considera la diversità parte della natura umana, e insegna “che il rapporto tra i diversi sia regolato dal dialogo, dalla conoscenza reciproca e dalla cooperazione nel bene e nella pietà; e che la convivenza pacifica tra i seguaci di religioni diverse sia la regola e il fondamento, e che” quanto “accade con guerre artificiose in nome delle religioni” non esprime “la verità della religione, che si fonda anzitutto sulla sacralità e la dignità dell’essere umano”. “Poniamo la questione del Libano nelle sue mani” conclude lo sceicco Ali El-Khatib rivolgendosi a Leone, sperando che “il mondo possa aiutare” il Paese a liberarsi dalle crisi accumulate”.

La struttura che ha ospitato l'incontro ecumenico e interreligioso
La struttura che ha ospitato l'incontro ecumenico e interreligioso   (@Vatican Media)

La speranza di una pace fondata sulla giustizia

Al Pontefice, il patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente e capo supremo della Chiesa Siro-Ortodossa nel mondo Mar Ignazio Efraim II, a sua volta, non nasconde che negli ultimi anni, nei Paesi del Medio Oriente, “i musulmani e i cristiani sono diventati vittime” di campagne terroristiche e di guerre che hanno portato a migrazioni forzate, “sfide” che “hanno rafforzato la collaborazione tra le diverse Chiese” e portato a quello che Papa Francesco ha definito “ecumenismo del sangue”. Facendosi portavoce dei sentimenti comuni della gente, il patriarca siro-ortodosso specifica che tutti sperano “stabilità, giustizia e pace”, “una pace fondata sulla giustizia, che salvaguardi la dignità e la libertà dell’uomo, in uno Stato governato dal diritto e basato sull’uguaglianza nei diritti e nei doveri” e osserva che cristiani e musulmani da secoli convivono e condividono in Libano “dolori e speranze” e desiderano “continuare a vivere insieme”. “E sebbene il dialogo accademico tra i rappresentanti delle religioni sia importante, l’esperienza maturata nella vita concreta rimane l’elemento più determinante nel rafforzarlo”. Mar Ignazio Efraim II aggiunge che in Libano cristiani e musulmani hanno imparato che la convivenza è fondamentalmente “un dialogo di vita fondato sull’incontro sincero e sul rispetto reciproco” e che “l’incontro tra i figli di religioni diverse può edificare una società coesa capace di fronteggiare fanatismo e divisione, e di suscitare speranza”. Nella Nazione dei Cedri “la Chiesa del Libano e d’Oriente rimane testimone della coscienza umana, chiamando al dialogo schietto, al rispetto della libertà religiosa e alla salvaguardia della dignità di ogni persona” conclude il patriarca, certo che il Papa porterà nel suo cuore “le sofferenze di questo Oriente martoriato” e si adopererà “per alleviarle, e garantire una vita libera e dignitosa a tutti i suoi figli”.

Il Papa e il patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente e capo supremo della Chiesa Siro-Ortodossa nel mondo Mar Ignazio Efraim II
Il Papa e il patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente e capo supremo della Chiesa Siro-Ortodossa nel mondo Mar Ignazio Efraim II   (@Vatican Media)

Aprire le porte all'amore e alla misericordia

Nel suo intervento, lo sceicco Al-Aql della comunità drusa Sami Abi Al-Muna, indica il Libano come modello di diversità nell’unità. “Siamo persuasi che la nostra nazione debba essere costruita solo su solide e ferme fondamenta morali, che impongono a ogni famiglia spirituale di proteggere il proprio compagno in patria”, sostiene il leader druso, persuaso che l’incontro odierno tra cristiani e musulmani può “creare un barlume di speranza nell’attuale clima oscuro” e che dal Papa per tutti giunge un invito “ad aprire le porte dell’amore e della misericordia", dell’amore cristiano e della misericordia islamica, affinché la voce della pace sia più forte della voce delle guerre”.

Il Papa e il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti
Il Papa e il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti   (@Vatican Media)

L'importanza della sinodalità

A nome, poi, delle Chiese protestanti del Libano, interviene il presidente del Consiglio Supremo della Comunità Evangelica in Siria e Libano Joseph Kassab, che si sofferma sulla sinodalità promossa negli ultimi anni dalla Chiesa cattolica, "un cammino da fare insieme, ascoltarsi a vicenda e scoprire la voce dello Spirito nella diversità", che non è solo "una questione ecclesiale" ma "una chiamata che il Libano tutto può accogliere". "Se i leader libanesi camminassero insieme... se si ascoltassero sinceramente, sarebbe più facile per noi capire le sofferenze del nostro popolo", considera aggiungendo che si potrebbe così scoprire "che il cammino verso la pace non è un sogno difficile, ma una pratica quotidiana che inizia con la fiducia". Da qui l'auspicio che la visita del Pontefice possa essere "un’occasione per invitare tutte le comunità del Libano ad una sinodalità nazionale, a camminare insieme per il Libano.

Il Papa all'arrivo fra i leader religiosi
Il Papa all'arrivo fra i leader religiosi   (@Vatican Media)

Mettere l'interesse nazionale al di sopra di tutto

Infine, lo sceicco Ali Kaddour, leader alauita, facendosi portavoce del Consiglio Islamico Alawita, definisce la presenza di Leone XIV in Libano "un sostegno a ogni voce che invita alla fraternità, alla tutela della dignità umana e al superamento delle ferite e delle divisioni che hanno gravato" sul Paese e sul popolo. "Noi tutti crediamo che l’essere umano sia il valore supremo, che le patrie si costruiscano mediante l’incontro e non lo scontro, mediante la partecipazione e non l’esclusione, mediante il rispetto reciproco e non il conflitto" continua, manifestando la volontà degli alauiti di sostenere "ogni iniziativa che rafforzi la stabilità, ravvivi la speranza nei cuori, incoraggi i libanesi al dialogo e alla comprensione reciproca, e metta l’interesse nazionale al di sopra di ogni altra considerazione".

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01 dicembre 2025, 15:30