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In silenzio e con le braccia aperte, la preghiera del Papa al porto di Beirut

Leone XIV, al suo ultimo giorno in Libano, si reca nel luogo scenario, nell'agosto 2020, della tragica esplosione che ha ucciso oltre 240 persone e ne ha ferite 7 mila. Il Pontefice prega dinanzi al monumento in marmo che riporta, uno ad uno, i nomi dei morti. Depone una ghirlanda e saluta i sopravvissuti e i familiari delle vittime. Ognuno ha in mano fotografie dei parenti scomparsi. Le loro voci: "Vogliamo giustizia e verità. Il Papa che viene a pregare qui ci porta speranza"

Salvatore Cernuzio – Inviato a Beirut

Nada apre le braccia e srotola una sciarpa dai colori del grigio, del nero e del bianco. Stampati, in quelli che sembrano tanti quadratini, ci sono una serie di volti. Donne, bambini, anziani, uomini, poliziotti, vigili del fuoco. Sopra la scritta Beirut August 4th 2020 6.07 pm – Forever in our hearts. Luogo, data, orario e facce degli oltre 245 morti della tragica esplosione del porto della capitale libanese che ha sfigurato una città, una nazione, un popolo. Nada è al porto in rappresentanza di Isaac, il bimbo di 2 anni australiano (è la vittima più giovane) ucciso dalla esplosione mentre era seduto sulla sedia della casa che i genitori avevano affittato mentre si trovavano di passaggio in Libano. “Mi hanno chiesto espressamente di essere qui affinché l’anima di Isaac e la sua famiglia possano ricevere la benedizione del Papa, di Papa Leone”.

La sciarpa con i volti delle vittime che Nada dona al Papa
La sciarpa con i volti delle vittime che Nada dona al Papa

Giustizia e verità

Il faccino di Isaac è anche lui impresso sulla sciarpa, la donna chiede di poterla regalare a Papa Leone XIV che oggi, come penultimo appuntamento del viaggio apostolico in Libano, visita questo luogo divenuto uno scenario spettrale con la sagoma dei silos esplosi massicciamente che si stagliano nel cielo, cumuli di detriti, macchine bruciate accalcate una sull’altra con sopra insetti che non lasciano tregua ai visitatori. L’aveva già regalata a Papa Francesco la sciarpa, Nada Abdelsater, durante l’udienza dell’agosto 2024, quella in Vaticano del Pontefice con sopravvissuti e familiari delle vittime e dei circa 7 mila feriti, in cui Jorge Mario Bergoglio fece proprio il loro grido: “Giustizia e verità”. Il grido, cioè, che ribadiscono da cinque anni in mezzo a indagini bloccate e quelli che definiscono “ostruzionismi”. Anche oggi, disposti in fila per la preghiera silenziosa con Leone XIV, lo ripetono: “Giustizia e verità”.

Il Papa in preghiera dinanzi al monumento in marmo che riporta i nomi delle vittime dell'espolosione
Il Papa in preghiera dinanzi al monumento in marmo che riporta i nomi delle vittime dell'espolosione   (@Vatican Media)

Leone XIV in preghiera

Il Papa saluta una ad una queste persone, in lacrime o con le mani a tapparsi la bocca, disposte tutte in fila. Prima però si ferma a pregare davanti al memoriale in marmo che elenca tutti i nomi di coloro a cui la deflagrazione ha strappato la vita. Di colpo - come il fratello, il cugino e il cognato di Antonella “tutti pompieri” - oppure dopo una lenta agonia in ospedale. Leone si ferma a lungo, in piedi, con le mani giunte davanti alla stele. A un certo punto alza lo sguardo e inizia a camminare verso il monumento. Si inginocchia a deporre una ghirlanda di rose rosse, poi di nuovo si ferma davanti e apre le braccia, tenendole in alto. Una preghiera, una benedizione, tutto in silenzio. Si vede la bocca del Papa muoversi e sussurrare qualcosa. Le pale dell’elicottero che sorvola la zona impediscono di sentire ogni suono, incluse le lacrime dei parenti e dei sopravvissuti che assistono alla scena.

Il saluto a sopravvissuti e familiari delle vittime

Ognuno di loro porta addosso l’immagine dei propri cari perduti. Quasi tutti tengono in mano fotografie di mariti, mogli, figli, nonni, zii, cugini. C’è chi ha il volto del marito dentro a un ciondolo o stampato in una delle spillette attaccate ai giubotti. Una donna distribuisce volantini con la sagoma della figlia, una ragazza bionda e sorridente morta a 33 anni: “Non mi dimenticate, tenetemi sempre nelle vostre preghiere. Vi amo tutti. Krystel El Adem”, recita la scritta. Al porto è presente pure il ministro degli affari sociali, Hanine Sayed; sua madre è rimasta uccisa nell'esplosione del 2020. E c’è anche il primo ministro Nawaf Salam e il nunzio apostolico, monsignor Paolo Borgia. Restano in disparte mentre Papa Leone compie il giro dei saluti, stringendo la mano, benedicendo, poggiando la mano sul capo e abbassando la testa mentre questi uomini e queste donne gli riferiscono qualcosa all’orecchio. Davanti a un bambino, il Papa si inginocchia e afferra la foto del papà che il piccolo tiene tra le mani. Una mamma lo abbraccia.

Il Papa in ginocchio davanti a un bambino al porto di Beirut
Il Papa in ginocchio davanti a un bambino al porto di Beirut   (@Vatican Media)

Le voci di chi ha perso il proprio caro

“Sono contenta”, dice ancora Antonella Hitti, “la presenza del Papa è una piccola dose di speranza. Noi preghiamo con lui. E preghiamo per la giustizia, la verità e le responsabilità”. “Vogliamo la verità, vogliamo sapere chi ha un ruolo”, fa eco Nohad Abdou. Le trema la mano con cui tiene il ritratto di Jacques Baramachian, suo nipote che viveva nell’edificio bianco di fronte al porto: “La visita del Papa certo è una speranza”.

La benedizione del Pontefice a sopravvissuti e familiari delle vittime
La benedizione del Pontefice a sopravvissuti e familiari delle vittime   (@Vatican Media)

Immancabile anche l’avvocatessa Cecile Roukos, tra i familiari che più di altri hanno alzato la voce in questi anni tramite media e web. Lei ha visto morire il fratello impiegato in una compagnia di navigazione: “Lavorava all'interno del porto... Aveva 45 anni. Era più giovane di me”. Tatiana Hasrouty aveva addirittura il padre Ghassan che lavorava qui nei silos. “È morto durante l’esplosione, l’intero edificio è crollato. Credo che il Papa possa portarci un messaggio di resilienza... Sono tra coloro che hanno incontrato Papa Francesco e lui ci ha dimostrato che non ci ha dimenticati. Con questa visita di Papa Leone, sappiamo che il Vaticano ci tiene in considerazione e sente la nostra sofferenza”. “Venire a pregare qui – aggiunge Tatiana - nel luogo dove sono morte tante persone, ci dà un messaggio di speranza. Non siamo solo cristiani, ma ci sono anche musulmani. È questo il messaggio più importante che ci trasmette: rimanere uniti, nella preghiera e nella speranza di trovare la verità”.

Guarda il video integrale della preghiera di Leone XIV al porto di Beirut.

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02 dicembre 2025, 10:15