Il Papa: "Pellegrini di speranza" programma di vita, sperare è partecipare insieme
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
L’Avvento insegna l’attesa, che “non è passiva”, aiuta a far crescere la speranza, prepara a stare insieme a Gesù, a discernere i segni dei tempi. È un momento fecondo che porta al Natale nel quale Dio coinvolge ognuno di noi nella sua storia. Papa Leone lo spiega nella catechesi dell'udienza giubilare di oggi, 6 dicembre, in Piazza San Pietro, preceduta da un giro in papamobile tra i trentamila pellegrini presenti, sostando brevemente per salutare e benedire tanti bambini.
Il Pontefice ricordando Maria, Giuseppe, i pastori, Simone e Anna e molti altri sottolinea che tutti sono chiamati a partecipare.
È un onore grande, e che vertigine! Dio ci coinvolge nella sua storia, nei suoi sogni. Sperare, allora, è partecipare. Il motto del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, non è uno slogan che tra un mese passerà! È un programma di vita: “pellegrini di speranza” vuol dire gente che cammina e che attende, non però con le mani in mano, ma partecipando.
Intelligenza, cuore e maniche rimboccate
Partecipare sperando e leggendo i segni dei tempi che il Concilio Vaticano II ha insegnato a interpretare insieme, mai da soli. “Sono segni di Dio, – afferma il Pontefice - di Dio che viene col suo Regno, attraverso le circostanze storiche. Dio non è fuori dal mondo, fuori da questa vita”. È Dio-con-noi tra le realtà più diverse nelle quali l’uomo è chiamato a cercarlo, spiega il Papa, “con intelligenza, cuore e maniche rimboccate!”. Una missione che il Concilio ha affidato soprattutto ai laici.
Nei problemi e nelle bellezze del mondo, Gesù ci aspetta e ci coinvolge, ci chiede che operiamo con Lui. Ecco perché sperare è partecipare!
Marvelli: un mondo migliore se si sceglie il bene
La speranza come partecipazione ha un volto per Papa Leone ed è quello del beato Alberto Marvelli, un giovane di Azione Cattolica vissuto nella prima metà del secolo scorso che aveva come modello di vita Pier Giorgio Frassati. Educato in famiglia alla scuola del Vangelo, non mancò di condannare più volte la seconda guerra mondiale, era un giovane altruista.
“A Rimini e dintorni – racconta il Papa - si impegna con tutte le forze a soccorrere i feriti, i malati, gli sfollati. Tanti lo ammirano per questa sua dedizione disinteressata e, dopo la guerra, viene eletto assessore e incaricato della commissione per gli alloggi e per la ricostruzione. Così entra nella vita politica attiva”. Proprio mentre si stava recando in bicicletta ad un comizio la sera del 5 ottobre 1946 un camion militare lo investe. Aveva solo 28 anni.
Alberto ci mostra che sperare è partecipare, che servire il Regno di Dio dà gioia anche in mezzo a grandi rischi. Il mondo diventa migliore, se noi perdiamo un po’ di sicurezza e di tranquillità per scegliere il bene. Questo è partecipare.
Il sorriso sulle labbra
L’esempio di Alberto suscita domande. “Chiediamoci – si domanda Leone XIV -: sto partecipando a qualche iniziativa buona, che impegna i miei talenti? Ho l’orizzonte e il respiro del Regno di Dio, quando faccio qualche servizio? Oppure lo faccio brontolando, lamentandomi che tutto va male?”. La risposta è anche sul proprio viso.
Il sorriso sulle labbra è il segno della grazia in noi. Sperare è partecipare: questo è un dono che Dio ci fa. Nessuno salva il mondo da solo. E neanche Dio vuole salvarlo da solo: Lui potrebbe, ma non vuole, perché insieme è meglio. Partecipare ci fa esprimere e rende più nostro ciò che alla fine contempleremo per sempre, quando Gesù definitivamente tornerà.
Donare rende più felici
Nei saluti ai polacchi, il Papa ricorda San Nicola, “vescovo noto per la sua sensibilità verso i bisognosi”. “Impariamo – afferma - che donare rende più felici che ricevere”. Esprime poi l’auspicio che la partecipazione dei bambini e dei ragazzi alle Messe Rorate, che si celebrano in Avvento, aiutino “a sviluppare la virtù della speranza nell’attesa del Santo Natale”.
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