Cerca

Il Papa: investimenti finanziari oggi idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane

Tornare al cuore e lasciarsi illuminare da Cristo: sono le indicazioni che Leone XIV offre all’udienza generale, perché ogni uomo, assorbito da impegni quotidiani, fatiche e responsabilità non si lasci sopraffare da “mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo” dell’esistenza. È nel cuore che "si conserva il vero tesoro" e non "nelle casseforti della terra". E a colmarlo non è "il possesso dei beni di questo mondo", ma "l’amore di Dio” che si trova “solo amando il prossimo”

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore. Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: “Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”.

Tocca la parte più profonda di ogni uomo Leone XIV con le sue parole, all’udienza generale in Piazza San Pietro. Ed esorta a volgersi al cuore. Un insegnamento di stampo agostiniano quello del Pontefice, che proprio al cuore richiama quale luogo in cui "si conserva il vero tesoro", "non nelle casseforti della terra" o "nei grandi investimenti finanziari", oggi "idolatrati" al punto da sacrificare uomini e creato.

LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI DI LEONE XIV

Il Papa sul sagrato della basilica vaticana
Il Papa sul sagrato della basilica vaticana   (@Vatican Media)

Il saluto ai malati nell’Aula Paolo VI

Il Pontefice raggiunge il sagrato della Basilica vaticana al termine del consueto giro sulla sua jeep bianca tra i 20mila fedeli e pellegrini e dopo essersi intrattenuto con diversi malati accolti nell’Aula Paolo VI per le incerte condizioni atmosferiche della giornata. “Approfittiamo di questo piccolo incontro un po’ più personale, così per salutarvi - dice il Papa -, per offrirvi la benedizione del Signore, e un augurio anche: che stiamo già vicino alla Festa di Natale, e vogliamo chiedere al Signore che la gioia di questo tempo di Natale vi accompagni tutti - continua - le vostre famiglie, i vostri cari. E che siate sempre nelle mani del Signore con la fiducia, con questo amore che solo Dio ci può dare”.

Leone XIV nell'Aula Paolo VI con alcuni malati
Leone XIV nell'Aula Paolo VI con alcuni malati   (@VATICAN MEDIA)

Gesù illumina la vita frenetica degli uomini 

Nella catechesi dedicata a “La Pasqua come approdo del cuore inquieto”, la ottava del capitolo su “La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale”, nell’ambito del ciclo giubilare “Gesù Cristo Nostra Speranza”, il Papa si sofferma anzitutto sulla quotidianità di ciascuno, su quel “movimento costante che ci spinge a fare, ad agire” e che caratterizza “la vita umana”, sulla “rapidità” “ovunque” richiesta “nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati”. E invita a riflettere sul modo in cui “la risurrezione di Gesù” può illuminare tutto ciò. E di fronte a quegli interrogativi che sorgono spontanei raffrontando la vita nel mondo terreno e quella nel cielo, con Cristo, il Papa offre anche delle risposte: “Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia”. Ma come vivere gli anni terreni?

Leone XIV mentre saluta alcuni fedeli
Leone XIV mentre saluta alcuni fedeli   (@Vatican Media)

Il vero tesoro non è in casseforti o investimenti

“Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti”, osserva il Pontefice, riconoscendo che “molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete”, che ognuno giornalmente deve “risolvere problemi, affrontare fatiche”. Esperienze che ha vissuto pure Gesù, coinvolgendosi “con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine”. Ma Leone mette in guardia dal “troppo fare”, che “invece di darci pienezza”, può diventare “un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita”. Accade così che ci si sente “stanchi” e “il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza”. Eppure è dentro di sé che è possibile trovarlo, nel cuore, fa notare il Papa.

È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

Il Papa tra fedeli e pellegrini
Il Papa tra fedeli e pellegrini   (@Vatican Media)

Inquieti perché protesi al pieno compimento

Occorre, allora, tornare al cuore, e lasciarsi guidare da Cristo, “perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione”, insiste il Pontefice, “talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo”.

Leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”.

Leone XIV mentre benedice un bambino
Leone XIV mentre benedice un bambino   (@Vatican Media)

Dio Amore colma il cuore dell’uomo

E allora “l’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta”, spiega il Papa, semmai “è orientato alla sua destinazione ultima”.

L’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi.

Una panoramica di piazza San Pietro
Una panoramica di piazza San Pietro   (@Vatican Media)

Oltre ciò che passa

In pratica il prossimo ci “chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione”. E anche questo riconduce al cuore.

Ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude. Nessuno può vivere senza un significato che vada oltre il contingente, oltre ciò che passa. Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza.

Due zampognari che hanno preso parte all'udienza generale
Due zampognari che hanno preso parte all'udienza generale   (@Vatican Media)

La speranza cristiana

La speranza che sorregge il cuore è “Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione”, conclude Leone XIV, assicurando che “il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato”. Lì il cuore trova la certezza che “la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

17 dicembre 2025, 10:56

Ultime Udienze

Leggi Tutto >