I Quartetti per archi di Eliott Carter (prima parte)
New Music - di Marco Di Battista
Inizia oggi uno speciale in due parti dedicato a uno dei cicli di quartetti per archi più interessanti del XX secolo: i quartetti di Elliott Carter (1908-2012). Carter, uno dei compositori più importanti della musica americana, ha trasformato il quartetto d'archi in un'arena per il dramma, il conflitto e la complessa interazione di quattro personalità musicali distinte. In queste due puntate, esploreremo come Carter abbia trasformato a sua immagine la forma del quartetto, "creando paesaggi sonori di una complessità e di una bellezza mozzafiato". In questa prima puntata, ci addentriamo nei primi due quartetti per archi di Elliott Carter. Con il suo Primo Quartetto (1951), scritto nel silenzio del deserto dell'Arizona, Carter ci introduce alla sua innovativa tecnica della modulazione metrica, un modo per far scorrere il tempo musicale in maniera fluida e organica, creando un continuo dispiegarsi di caratteri espressivi. Successivamente, ascolteremo il Secondo Quartetto (1959), un'opera che gli valse il Premio Pulitzer e che porta l'idea di individualità a un livello estremo. Qui, i quattro strumenti non sono più semplici parti di un tutto, ma veri e propri "personaggi" con un proprio linguaggio, un proprio ritmo e un proprio materiale melodico e armonico. Il primo violino è "mercuriale", il secondo "laconico", la viola "espressiva" e il violoncello "impetuoso". Il risultato è un'incredibile conversazione a quattro, a tratti serrata, a tratti conflittuale, che ha ridefinito le possibilità del genere.