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Il disagio abitativo in Italia e nel mondo: la risposta dell’architettura sociale - seconda parte

Cura e conduzione: Paola Simonetti 

Ospiti: 
Elena Vincenzi -  Architetto e presidentessa di "Architetti di strada"
Bonaventura Visconti - Co -fondatore dello studio ABVM che realizza progetti di architettura sociale nel mondo 

“Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace; il rifugio non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia”. Aveva una visione della casa fiabesca e auspicabile lo scrittore e critico d'arte britannico dell’800, John Ruskin. Per tante, troppe persone la casa è invece fonte di disperazione, marginalizzazione, malattia, supplizio economico se si guardano alle stime del disagio abitativo nel mondo:  si calcola che circa 200 milioni di famiglie al mondo vivano in baraccopoli, favelas, luoghi di degrado spinto. Ma non sono avulsi dal problema anche i paesi più ricchi: la stima è di più di 60 milioni di famiglie fra Stati Uniti, Europa, Giappone che si trovano in crisi e hanno difficoltà a pagare il costo degli alloggi. Secondo le ultime stime, se l’urbanizzazione continuerà con questi ritmi, se l’emigrazione verso le città non sarà sostenuta da politiche sociali e la crescita economica continuerà ad essere fondata sulla disuguaglianza, nel 2025 440 milioni di famiglie nel mondo – almeno 1.6 miliardi di persone – vivranno in case affollate, inadeguate dal punto di vista sanitario e strutturale e non potranno neanche permettersi di pagarle. Ad oggi in Italia, stando ai dati di Federcasa  circa un milione e 708 mila famiglie italiane si trovano attualmente senza una casa. Dunque il capitolo casa è una delle vere sfide per il futuro. E’ possibile vincerla e con quali strumenti? Uno di questi sembra sia la cosiddetta “Architettura sociale”, branca pionieristica del settore che vede buona volontà e professionisti appassionati in azione. 

26 giugno 2019