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No al caporalato nei campi: in Puglia e Basilicata c'è "Funky Tomato" il pomodoro "pulito" - prima parte

Cura e conduzione: Paola Simonetti 

Ospite: Guido De Togni - Manager culturale di "Funky tomato. Pomodoro a filiera partecipata”. 

Mohamed aveva  47enne, era arrivato dal Sudan per costruire una vita dignitosa per se e la sua famiglia. E’ stato invece stroncato, pochi giorni fa, da un malore mentre lavorava come bracciante irregolare, sotto un caldo che sfiorava i 40 gradi, in un campo di pomodori fra Nardò e Avetrana, in Puglia. Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati della Procura di Lecce. Lui è uno dei tanti braccianti agricoli che ci hanno lasciato la pelle in quel lavoro che offre paghe da fame, spesso esercitato sotto  vessazioni, ricatti, abusi: 15, 20, al massimo 30 euro per 12-14 ore di lavoro. Proprio la Puglia è una sorvegliata speciale in questa stagione, o dovrebbe esserlo: da Foggia a Lecce, da Bari a Taranto è iniziata la stagione della raccolta dei pomodori che porterà nelle campagne, secondo le stime Flai Cgil, 178.000 lavoratori stagionali di cui 45.000 di origine straniera - ci dice Angela Caporale nel suo articolo su Redattore Sociale. Sarebbero oltre 400.000 i lavoratori a rischio sfruttamento in Italia. Il 51% delle aziende presenta delle irregolarità dal punto di vista della gestione del lavoro e in più di sei casi su dieci si stimano contratti di lavoro irregolari. In questo drammatico contesto di sfruttamento spinto è nata 4 anni fa una iniziativa che di fatto si rivela un modello esportabile, sto parlando di “Funky Tomato. Pomodoro a filiera partecipata”, ovvero quando tutti gli attori del settore, dalla raccolta alla distribuzione sono coinvolti in una filiera totalmente etica e trasparente, in grado di dare lavoro, giusto salario e giusti profitti anche agli agricoltori. 

26 luglio 2019