Ep. 17 - Il risveglio dall'indifferenza
Le parole di Gesù ci comunicano come Dio guarda il mondo, in ogni tempo e in ogni luogo. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, i suoi occhi osservano un povero e un ricco, chi muore di fame e chi si ingozza davanti a lui; vedono le vesti eleganti dell’uno e le piaghe dell’altro leccate dai cani. Ma non solo: il Signore guarda il cuore degli uomini e, attraverso i suoi occhi, noi riconosciamo un indigente e un indifferente. Lazzaro viene dimenticato da chi gli sta di fronte, appena oltre la porta di casa, eppure Dio gli è vicino e ricorda il suo nome. L’uomo che vive nell’abbondanza, invece, è senza nome, perché perde sé stesso, dimenticandosi del prossimo. È disperso nei pensieri del suo cuore, pieno di cose e vuoto d’amore. I suoi beni non lo rendono buono. Papa Leone XIV, Giubileo dei Catechisti, omelia della Messa, domenica 28 settembre
Domenica 28 settembre 2025, celebrando in Piazza San Pietro il Giubileo dei catechisti, Leone XIV ha commentato la parabola evangelica di Lazzaro e del ricco Epulone. Del ricco non è ricordato il nome, mentre quello del mendicante è iscritto nel cuore di Dio. Il ricco è così pieno dei suoi beni da non voler vedere chi soffre davanti a lui. In ogni pagina del Vangelo Gesù ci chiama a risvegliarci dall’indifferenza, ci invita a lasciarci “ferire” dalla realtà, a lasciarci mettere in discussione dagli incontri che facciamo, dalla sofferenza degli altri. Ha detto ancora Papa Leone nel corso dell’omelia ai catechisti.
Il racconto che Cristo ci consegna è, purtroppo, molto attuale. Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento. Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato: quanti Lazzaro muoiono davanti all’ingordigia che scorda la giustizia, al profitto che calpesta la carità, alla ricchezza cieca davanti al dolore dei miseri! Eppure il Vangelo assicura che le sofferenze di Lazzaro hanno un termine. Finiscono i suoi dolori come finiscono i bagordi del ricco, e Dio fa giustizia verso entrambi: «Il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto». Senza stancarsi, la Chiesa annuncia questa parola del Signore, affinché converta i nostri cuori (…) Ricordiamoci che nessuno dà quello che non ha. Se il ricco del Vangelo avesse avuto carità per Lazzaro, avrebbe fatto del bene, oltre che al povero, anche a sé stesso. Se quell’uomo senza nome avesse avuto fede, Dio lo avrebbe salvato da ogni tormento: è stato l’attaccamento alle ricchezze mondane a togliergli la speranza del bene vero ed eterno. Quando anche noi siamo tentati dall’ingordigia e dall’indifferenza, i molti Lazzaro di oggi ci ricordano la parola di Gesù, diventando per noi una catechesi ancora più efficace in questo Giubileo, che è per tutti tempo di conversione e di perdono, di impegno per la giustizia e di ricerca sincera della pace. Papa Leone XIV, Giubileo dei Catechisti, omelia della Messa, domenica 28 settembre
I molti Lazzaro che incontriamo sulla nostra strada, i Lazzaro che sembrano infastidirci, disturbarci, a volte disgustarci, i Lazzaro che ci distolgono dalle nostre faccende, sono in realtà lo sguardo, il volto, la parola, la mano di Gesù che ci vuole salvare dalla nostra autosufficienza e indifferenza e che ci ricorda: “Io sono qui e tutto ciò che di buono farai all’ultimo di questi poveri l’avrai fatto a me”.
Andrea Tornielli